REGGIA DI CASERTA. Il capo degli impianti e della sicurezza è indagato nell’inchiesta sugli eventi al Palazzo Reale. Mentre sull’ufficio del personale…

11 Aprile 2019 - 17:51

Caserta- (pasman) La gestione cerchiobottista della Reggia che ci pare sia stata prescelta dal suo direttore ad interim, Antonio Lampis, se da un lato è umanamente comprensibile, dall’altro lato sta provocando danni di non poco conto. E’ logico che non si potevano e non si possono pretendere dal funzionario scelte forti, dato il carattere meramente temporaneo del suo incarico, ma un poco di coraggio e di consapevolezza in più non sarebbero guastati.

Invece accade che tutte le sue decisioni stanno segnando una continuità con quel passato non proprio glorioso, che ha fatto finire il monumento nel mirino della magistratura per presunti imbrogli, che ha determinato la rottura delle non secondarie relazioni sindacali con gravi riflessi sull’organizzazione dell’ente, e che ha permesso quel sistema di irresponsabilità diffusa e di inefficienza che sembra regnare negli uffici museali. E scusate se è poco.

Il caso più eclatante, di ciò, è certamente quello dell’impiegato R.P. che, indagato nell’ambito delle recenti inchieste relative al sistema di organizzazione degli eventi esterni in svolgimento nella Reggia, è stato designato da Lampis a capo del settore degli impianti e della sicurezza e con la responsabilità di 5 altri dipendenti, peraltro privo della necessaria qualifica di funzionario.

Decisione, quella del direttore ad interim, formalmente legittima – per carità – ma che fa trapelare per lo meno la mancanza di un polso della situazione, considerato che, sebbene l’incarico all’impiegato sia stato attribuito prima della sua imputazione, i carabinieri avevano svolto accertamenti negli uffici del museo per periodi non proprio brevi.

A queste indagini, com’è noto, ha corrisposto – opportunamente, a nostro giudizio – la decisione di Lampis di chiudere la serie di manifestazioni che andavano sotto il nome dei Martedì alla Reggia. Purtroppo, a seguito della baruffa locale che ne è seguita, il direttore ad interim si è lasciato scappare che non di chiusura definitiva si trattava, ma solo di sospensione. Cosicché, mentre a Napoli si mettono in mostra Canova e Caravaggio, nella superba Reggia di Caserta si attende la ripresa di rappresentazioni a carattere dilettantistico. In quest’ottica, ci siamo permessi una facezia che potete trovare in calce a questa nota, in cui abbiamo immaginato di dar vita ad una startup con al centro la sala del trono della Reggia.

Lo stesso affidare le pecore al lupo è stato poi – secondo noi – il caso della conferma appena avvenuta di un altro impiegato, L. M., nella funzione di controllo delle presenze in servizio del personale. E questo dopo che la direzione della Reggia è stata citata in giudizio, per svariate migliaia di euro, proprio a causa della scorretta gestione dei turni di ferie, conseguente anche  della mancata adozione del programma informatico nazionale di pianificazione dei servizi chiamato Europaweb, che sarebbe dovuta avvenire ben dal 2009 (!), come altrove è stato. E qui va tenuto presente che l’impiegato in questione è, nel museo, esponente sindacale della CISL, che è sempre andato, diciamo così, d’amore e d’accordo con il direttore Felicori, con il quale siglava accordi nelle materie sindacali pressoché in solitaria, nonostante lo stato di agitazione indetto in quei periodi dalle altre e maggiori rappresentanze del personale.

E anche la materia sindacale continua ad essere controversa, se la CGIL, la UIL, CONFINTESA e l’UNSA hanno appena contestato al direttore ad interim come, smentendo gli impegni di collaborazione assunti all’atto del suo insediamento, stia adottando le proprie decisioni in tema di organizzazione del lavoro in via totalmente unilaterale, omettendo persino la dovuta informazione preventiva prevista su di esse.

Sul piano della manutenzione e conservazione del monumento siamo sul filo di una stabile approssimazione ed incuria. L’abbandono si coglie ovunque, con le erbe parassitarie che crescono persino sulla facciata principale e con il parco preso d’assalto con palloni e scampagnate.

Per gli altri aspetti legati alla funzionalità ed efficienza dell’apparato burocratico- amministrativo siamo al punto che l’altro ieri, prima delle tre ampiamente note ed annunciate giornate di votazione in sede per il rinnovo del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici (organismo nazionale tecnico elettivo, di consultazione del ministro, composto anche da rappresentanti del personale), negli uffici museali nessuno ne sapeva niente e nessun seggio elettorale era stato predisposto. Come dire che lì, in una situazione di anarchia generalizzata, nessuno risponde a nessuno e non c’è né capo né coda nelle cose. Allo stesso modo in cui fu possibile che nel 2018, per gravi ed evitabili carenze nella irrigazione estiva, la vegetazione del parco avesse danni enormi.

Nonostante alcuni ancora vagheggino di un’età dell’oro del periodo di Felicori, i problemi fondamentali che al suo arrivo c’erano sono rimasti tali e quali nei suoi tre anni di gestione, nonostante egli abbia cercato di arrabattarsi in tutti i modi, inclusa l’astuta mercificazione del museo. E si stanno perpetuando ora con Lampis. Al punto che viene da sospettare – ma noi, in realtà, ne siamo convinti da sempre – che qui non è questione di direttori, più o meno capaci, ma di sistema da rifondare dalle fondamenta, ab imis.

 

Se riprenderanno i Martedì alla Reggia daremo vita a questa iniziativa, si puo?