REGGIA DI CASERTA. Il sindacato risponde polemicamente alla lettera del giudice Raffaella Genovese. Non lisciamo il pelo a nessuno, ma stavolta il magistrato ha ragione e il sindacato torto

3 Luglio 2023 - 19:37

Qui sotto il testo integrale del comunicato stampa della Confsal- Unsa inviatoci a seguito della lettera, che ci appare male interpretata, dalla Presidente di una sezione della Corte di Appello di Napoli. Naturalmente il nostro punto di vista lo spieghiamo in un articolo di civile replica

LA REPLICA DI CASERTACE

CASERTA (Gianluigi Guarino) Nutriamo grande rispetto per l’attività sindacale, per quella vera però, per come questa è declinata nella Costituzione Italiana e non per come viene spesso praticata qui da noi come strumento di una contrattazione, che dalla rappresentanza degli interessi di tutti gli iscritti a una o più sigle, si risolve spesso in una prioritaria “sistemazione” professionale di parenti, affini e consanguinei di questo o quel capetto sindacale. Insomma, tengo famiglia e poi pensiamo a tutti il resto.

Questa premessa è di carattere generale e non riguarda assolutamente, nè la Confsal-Unsa nè chi la rappresenta, in questo caso il Segretario Nazionale Giuseppe

Urbino di cui, in calce a questo breve articolo, pubblichiamo il testo integrale di una lettera, scritta alla direttrice della Reggia di Caserta e fatta arrivare anche al nostro giornale, da Raffaella Genevose, Presidente di una delle sezioni della Corte di Appello di Napoli.

Questo è l’ultimo posto al mondo in cui si liscia il pelo ai magistrati, rispetto ai quali non abbiamo mai avuto alcun timore reverenziale. Ed è anche il posto in cui i sindacati che si sono battuti, in passato per condizioni di lavoro migliori o per le discriminazioni che avvenivano all’interno dell’organico della Reggia di Caserta, hanno trovato sempre spazio e sostegno.

Qui si tratta solamente di analizzare un attimo il testo della lettera del magistrato Raffaella Genovese e quello del comunicato del sindacato. Sembra del tutto evidente che la signora Genovese non abbia attaccato il personale di custodia in servizio presso la Reggia. Non ha attaccato nessuno, ma si è limitata a raccontare un solo episodio, ponendo in rilievo, con accenti critici, il comportamento scorretto dimostrando che un solo dipendente della Reggia avrebbe avuto, di non conoscere bene quelle dinamiche relative agli orari di ingresso, che, come dice il sindacalista Urbino, si modificano in base “alla luce solare in funzione della vastità del sito“. Per cui, l’orario non è sempre lo stesso, come pure sostiene il sindacato. Lo sarà in questo periodo, ma esiste un problema di modifica, di variazione degli orari d’ingresso su cui evidentemente quell’unico dipendente, non tutti i dipendenti, il giudice non ha mai scritto così, non era preparato. In poche parole, a noi che abbiamo letto bene la lettera della Genovese è sembrato che, al di là della necessaria qualificazione del soggetto in questione quale dipendente della Reggia, il biasimo sia stato indirizzato ad una persona e non una categoria.

Per quanto riguarda la valutazione, l’apprezzamento oseremmo dire la concezione che, del parco della Reggia, possiede Raffaella Genovese, emerge, sempre dalla sua lettera, quello che potremmo definire, anche un po’ scherzosamente, un significativo profilo curriculare rispetto al suo rapporto con la Reggia che affonda solide radici già nel passato essendo lei un’abbonata storica, cioè una che paga una quota importante ogni anno per visitare stanze e parco, e in più fa parte anche di quell’associazione “Amici della Reggia” che a noi di CasertaCe, a dire il vero, non ha mai entusiasmato come non ci entusiasmano tutti in raggruppamenti un po’ “vippeschi”, un po’ snob, un po’ troppo legati allo status professionale ed anche economico di chi vi partecipa e tanto, proprio tanto, autoreferenziale. Detto questo, però, gli “Amici della Reggia” sono persone sicuramente alfabetizzate e sicuramente nella piena conoscenza della storia di quel monumento al punto che ci sentiamo di escludere che un suo componente, in questo caso il giudice Raffaella Genovese, possa ritenere che il suo parco, i suoi giardini siano una “villetta di quartiere dove andare a prendere un po’ di fresco “. A questo punto, dato che Giuseppe Urbino è un dirigente sindacale nazionale e, dunque, sicuramente molto preparato abbiamo il dubbio che la lettere del giudice Genovese gliela abbiano solo raccontata e lui non l’abbia letta o, quantomeno, non l’abbia letta con l’attenzione che meritava.