REGGIA DI CASERTA. Tre anni dopo, non si sa ancora la verità sul cavallo morto mentre trainava i turisti

11 Novembre 2023 - 13:55

Il processo intentato a carico della vetturina, il cui dibattimento ha preso avvio a novembre dello scorso anno, è previsto che si concluda non prima del 2024

Caserta (pm) – Ad oltre tre anni dai fatti, non si sa ancora come stanno le cose, che – come si dice in latinetto – sono tuttora sub iudice. Perché in Italia – dove, come per impazzimento collettivo e per quel giustizialismo caro ai populisti alla 5S, tutto è reato – , non meno di questo tempo ci vuole per accertare banalmente, ma imbastendo un processo penale che dovrebbe essere riservato alle cose serie, persino come è morto un equino e se vi siano responsabilità di sorta.

Ci riferiamo alla vicenda del cavallo morto alla reggia di Caserta il 12 agosto 2020 mentre trasportava alcuni turisti su di una delle carrozzelle del servizio di trasporto ippotrainato che veniva svolto nel parco reale si può dire da sempre.

Il processo intentato a carico della vetturina, il cui dibattimento ha preso avvio a novembre dello scorso anno, è previsto che si concluda non prima del 2024, ad essere ottimisti.

La donna è accusata di non aver governato il cavallo secondo buone prassi e comportamenti etici (non garantendo all’animale, secondo l’imputazione, il riposo sistematico all’ombra con docciatura ed il costante abbeveraggio ed esponendolo al caldo per lungo tempo e ad un esercizio fisico eccessivo) determinandone il decesso per un colpo di calore. Cioè una letale insufficienza cardio-respiratoria secondaria. Cioè quelle attenzioni che non si riservano neppure a quegli operai edili che ad agosto, sotto il sole infuocato e con un’aria rovente, lavorano sui solai e nelle strade.

All’epoca ne scrivemmo con sbalordimento, perché la cocchiera, nell’immediatezza dell’infortunio, venne affrontata da alcuni esaltati che le davano persino dell’assassina, perché, diffusasi la notizia con tutte le distorsioni possibili ed immaginabili, un groppuscolo di animalisti si riunì all’ingresso del palazzo reale inscenando una protesta – e fin qui siamo al colore popolare ed alle fisime equinofile – ma soprattutto perché la direttrice del museo, per ragioni restate sempre nel vago, pensò bene di mettere fine al servizio delle carrozzelle tutto. Con un risvolto farsesco, quando rivendicò la cosiddetta svolta green della Reggia con la sostituzione degli animali, esseri di natura, con le car elettriche, prodotto di alta tecnologia a forte impronta carbonica.

Prima ancora che si sapesse cosa era realmente successo, senza essere colpita dal dubbio pur ovvio che la prima ad essere interessata al benessere del sauro deceduto,

Found Goal Pag, in un’immagine di repertorio, nel maneggio dove era tenuto a pensione

che aveva nome Found Goal Pag, potesse essere la stessa vetturina e proprietaria che ne ricavava reddito, incurante del destino lavorativo degli altri conduttori delle carrozzelle e dei relativi animali, che chissà che sorte hanno avuto (ma sospettiamo il peggio, perché solo un caposcarico può immaginare che animali dalle cure costose possano essere mantenuti per mero piacere, salvo ad essere liberali benestanti) scariche il DG Tiziana Maffei non ci pensava due volte a dare il ben servito a tutti loro.

E da supporre che la manager pubblica, così stando le cose, guardi alla realtà delle carrozze a cavallo turistiche come ad un fatto di trogloditi. Se ne è voluta sbarazzare, benché altrove siano ricercato motivo di attrazione e sostengano tutto un indotto lavorativo apprezzabile.

Nelle foto che seguono, le anonime mini car elettriche che hanno sostituito le carrozze a cavallo del parco reale

Le sarebbe bastato spostarsi a Sorrento, per rendersene conto. Oppure guardare a Cracovia, dove i finimenti che imbrigliano equini e traini sono opere di maestria artigianale. O andare a Vienna, dove tra gli edifici imperiali del maestoso Hofburg e tra il verde dei palazzi dinastici il via vai dei fiacre con splendide pariglie di lipizzani è la suggestiva normalità.

Carrozze a Vienna e  nella Reggia di Venaria

Un posto, cioè, dove il turismo ce lo possono insegnare alla grande, con i loro monumenti tenuti alla perfezione, inappuntabili.

Il palo storto della targa di piazza Carlo di Borbone. Quasi metafora della sgangherata gestione turistica casertana

Altro che la nostra miserabile piazza Carlo di Borbone. A proposito della quale, uno dei tanti assessori che sulla carta ne avrebbe la competenza farebbe bene ad andare ad addirizzare il palo della targa toponomastica. Sta così da mesi e, oltre che pericoloso, fa ridere i turisti, a cui abbiamo sentito fare battute davvero divertenti su tanta nostra efficienza.

Al comune, ovviamente come asini in mezzo ai suoni, nulla seppero o vollero dire. Bisogna capirli. Sono da sempre troppo presi dai loro piani turistici della città, che sono tutto un programma.

Video di Vienna con via vai delle tradizionali carrozze nel centro e nei parchi monumentali