RICICLAGGIO del CLAN dei CASALESI? Attenzione, vi spieghiamo perchè non sarà facile accusare di camorra Giuseppe e Luisa Guarino, gli altri 61 indagati

19 Ottobre 2021 - 11:48

La prima riga delle osservazioni del gip non promette nulla di buono perchè onestamente sarebbe pure ora di non utilizzare più formulette rituali che un tempo funzionavano anche semplicemente nella loro natura assertiva, ma che oggi vengono pesantemente messe in discussione dal tribunal eel Riesame e ancor di più dalla corte di Cassazione. Purtroppo, affermare che Giuseppe Guarino è il cognato di Giacomo Capoluongo che a sua volta è il fratello di, l’amico di, il socio in affari di, non rappresenta più un elemento per costruire, attraverso una semplice deduzione logica, buona per i giornalisti e per i convegnisti, un’accusa davanti a un tribunale della libertà

 

SAN MARCELLINO/TRENTOLA DUCENTA – Avendone lette a decine di migliaia, avendo trascorso tantissime ore a esaminare atti giudiziari, ordinanze, ci siamo accorti che i giudici, molto spesso, evidentemente per tagliare i tempi di esecuzione dei loro atti di indagine e delle loro eventuali successive richieste di applicazione di misure cautelari, ricorrono a delle affermazioni he al tempo in cui sono state coniate risultavano molto serie, molto importanti ma che a furia di essere utilizzate in un infinito copia incolla, cominciano ad apparire rituali e soprattutto poco costruttive.

Vedremo cosa deciderà presto il tribunale del Riesame di Napoli sull’ordinanza che ha portato all’arresto di 48 persone, a partire dalla moglie e dal cognato di Giacomo

Capoluongo e all’iscrizioni nel registro degli indagati di altre 15 persone che rimangono però a piede libero.

Nel momento in cui infatti abbiamo incrociato la prima riga delle osservazioni della lunga trattazione con cui il gip del tribunale di Napoli Tommaso Perrella ha motivato le sue decisioni, ci siamo resi conto che non sarà affatto una passeggiata di piacere per i pm della Dda ottenere la conferma dell’aggravante camorristica ai sensi dell’articolo 416 bis comma 1, in pratica una revisione riveduta e corretta dell’articolo 7.

Scrive infatti il gip: “Per aver partecipato, a vario titolo, ad un’associazione per delinquere, operante nelle province di Napoli e Caserta ma con ramificazioni anche all’estero, finalizzata al riciclaggio di ingenti flussi finanziari provento di pregresse frodi fiscali, PARTE DEI QUALI destinati poi al sostentamento di famiglie criminali legate al sodalizio camorristico denominato Clan dei casalesi.

Dunque, abbiamo capito da dove arriva questo fiume di danaro. Arriva dalle frodi fiscali, dalle truffe all’Iva realizzate da decine e decine di aziende conosciute evidentemente da Giuseppe Guarino, collegate a lui o a chi per lui in qualche modo. Abbiamo capito poi che, secondo la Dda, questi soldi servivano in parte al sostentamento di famiglie di camorristi.

Noi, intendendo per noi CasertaCe e le singole persone che lavorano a questi articoli, siamo arci convinti che il sistema funzionasse in questo modo. Ma noi facciamo un altro mestiere e non siamo magistrati. Ormai, però, abbiamo maturato un’esperienza sufficiente per poter affermare che la formuletta divenuta rituale dell’uso dei provento per sostenere le famiglie bla bla bla, non è più, perchè in passato, in altri tempi, è stato così, assimilata, mangiata e digerita dal tribunale del Riesame di Napoli, men che meno dalla Cassazione, nella sua versione assertiva. E non bastano nemmeno indizi generici.

Riteniamo che occorra la prova, l’elemento consistente, il riscontro inoppugnabile che dimostri un passaggio di danaro, del danaro che Giuseppe Guarino incassava a piene mani da tutti i componenti della incredibile organizzazione messa in piedi, a componenti dei nuclei familiari di boss e di altri esponenti del clan dei casalesi ridotti in carcere, spesso confinati al 41bis. Scriviamo questo non perchè sul tema clan dei casalesi, soldi e riciclaggio del danaro sporco, noi abbiamo una posizione garantista. Tutt’altro. Il problema è che recentemente la Dda è andata incontro a brutte sorprese in sede di Riesame e in sede di Corte di Cassazione e da questo abbiamo capito che non basta il nostro tifo, il nostro sostegno, la nostra convinzione di cittadini e di giornalisti che il meccanismo fosse proprio quello asserito nelle prime righe di questa ordinanza.

Non basta e dunque cercheremo già a partire da oggi pomeriggio o nei prossimi giorni, di capire bene su che base la Dda ritenga che i soldi di quello che comunque è un’organizzazione di riciclaggio che magari sul piano del procedimento ordinario extra camorra andrà a processo e sarà pure condannato, pagava gli stipendi e garantiva sostegni alle famiglie dei boss. Pentiti? Qualche frase intercettata? Anche in questo caso, i fatti recenti hanno dimostrato che spesso non è sufficiente, per cui ci andremo con i piedi di piombo, perchè dopo tanti anni di “bicicletta” riteniamo di possedere una intelligenza media per valutare la consistenza di certe accuse.

E quando parliamo di consistenza ci riferiamo alla possibilità reale di dimostrarle, non negli articoli di un giornale, non negli interventi di un convegno, bensì in un’aula di tribunale con codici e giurisprudenza alla mano. Lo scriviamo perchè siamo un pò preoccupati sul fatto che la Dda vada un pò col pilota automatico inserito non rendendosi conto che una certa epoca, un certo clima non esistono più e che oggi bisogna avere in mano più elementi costitutivi, solidi elementi costitutivi dei gravi indizi di colpevolezza per far valere i medesimi in una sede di appello a misure cautelari imposte a una o più persone anche attraverso la formulazione di accuse che collegano direttamente o indirettamente gli indagati alla criminalità organizzata.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA