Ricordate quando scrivemmo delle opere d’arte trovate nella casa di Giuseppe Barletta? Le Fiamme Gialle chiudono il cerchio e noi vogliamo sapere come sia riuscito questo qua a diventare miliardario

5 Agosto 2020 - 12:11

MADDALONI (gianluigi guarino) – Nel giorno del secondo arresto di Giuseppe Barletta, patron dell’Interporto, per intenderci quello del marzo 2019,  riguardante la vergognosa vicenda che coinvolse l’amministrazione comunale di Marcianise, con l’allora sindaco Antonello Velardi e l’intera giunta, indagati, scrivemmo che gli uomini della Guardia di Finanza del comando provinciale di Caserta, coadiuvati dai loro colleghi milanesi, all’atto della notifica dell’ordinanza a Giuseppe Barletta e operando una contestuale perquisizione all’interno della sua super-dimora milionaria, di cui è inquilino (moroso) nella città meneghina, avevano rinvenuto alcune sculture, quadri e serigrafie.

Chiudendo la parentesi che dedicammo a questa informazione, all’interno dell’articolo, affermammo che la gdf aveva cominciato un’attività di accertamento per stabilire la provenienza delle opere ed un’eventuale connotazione illegale delle stesse.

Oggi, il comando provinciale delle fiamme gialle di Caserta, neo comandato dal colonnello Giuseppe Furciniti ha chiuso il cerchio e a sequestrato una scultura di Salvator Dalì raffigurante un “elefante”. Avete letto bene, Salvator Dalì, non certo tal Peppe de Pippis, e serigrafie di Andy Warhol, mica di un Pippo Rucolo sconosciuto. Il tutto condito anche da diversi reperti archeologici.

Ora, non vogliamo fare i giacobini, perché questa cultura non ci appartiene. Però, noi non ricordiamo, nella vita del signor Giuseppe Barletta, oggi imputato per diversi reati, una fase in cui ha costruito un legittimo patrimonio personale, una legittima ricchezza grazie ad una idea di manifattura o comunque ad un’idea imprenditoriale, anche attinente al cosiddetto terziario, grazie alla quale ha sbaragliato la concorrenza, battuta lealmente in maniera trasparente nel ring del mercato in cui le battaglie, gli incroci avvengono guardandosi negli occhi e nel rispetto di regole che consentano a chiunque di accedere alla gara della già citata concorrenza alla pari possibilità. Non ci risulta. Mentre ci risulta che da 30 anni questo imprenditore di Maddaloni con salde relazioni in quel di Marcianise, nella Prefettura e in molti palazzi che contano, si è dedicato all’Interporto. Come l’abbia fatto si è capito dalle centinaia e centinaia di pagine delle ordinanze firmate dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Per cui, può anche darsi che il Barletta abbia vinto alla lotteria soldi che gli hanno consentito di vivere nel lusso, circondato dalle opere d’arte, ma fino a quando non ci mostrerà il biglietto, sarà difficile crederci. E possibilmente, non ce lo mandi a visionare attraverso Campolattano

e il suo amico Velardi.

Qui sotto riproponiamo il testo integrale del comunicato stampa della Guardia di Finanza:

Nella giornata di ieri, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta ha eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso in via d’urgenza da questa Procura e, successivamente, convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha riguardato alcuni quadri e sculture d’autore (tra l’altro, fermi restando gli ulteriori e doverosi approfondimenti investigativi, due serigrafie raffiguranti “Marylin Monroe” verosimilmente attribuite all’artista Andy Warhol e una scultura in bronzo raffigurante “Elefante”, verosimilmente attribuita a Salvador Dali nonchè diversi reperti archeologici, per un valore complessivo di oltre 450 mila euro, in quanto ritenuti oggetto dei delitti di intestazione fittizia e ricettazione. Destinatario del provvedimento cautelare e l’imprenditore Giuseppe Barletta, già indagato in passato da quest’ufficio in relazione a plurime condotte di bancarotta fallimentare e concordataria e di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, commesse in qualità di rappresentante legale di talune società facenti parte del gruppo a lui riconducibile.

I beni sottoposti a sequestro erano stati individuati, nel marzo 2019, all’interno dell’abitazione milanese del BARLETTA in occasione dell’esecuzione nei suoi confronti di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa su richiesta di questa Procura in relazione a vane condotte di abuso d’ufficio, falso ideologico e violazione alle norme urbanistiche che sarebbero state commesse, in concorso con altri, nell’ambito della nota speculazione edilizia realizzata all’interno dell’ area interportuale di Marcianise. Secondo quanto emerso dai successivi accertamenti disposti da questa Procura ed eseguiti dalle Fiamme Gialle casertane, anche con l’ausilio del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Monza, i dipinti rinvenuti nell’appartamento erano formalmente intestati alla società proprietaria dell’immobile, che li aveva ricevuti dal BARLETTA a seguito di una transazione con la quale quest’ultimo aveva estinto una pregressa posizione debitoria per canoni di locazione scaduti e non pagati, ammontante ad oltre 470 mila euro.