ROBA DA PAZZI Il processo per falso e truffa a Magliocca si farà a Roma perché la coimputata segretaria comunale è giudice di pace, ma soprattutto aggregata ai processi penali del Tribunale di S. Maria C.V.
31 Agosto 2022 - 18:50
Quindi questa Anna Lisa Simone per anni e anni ha fatto e scritto sentenze per fatti accaduti nella stessa circoscrizione giudiziaria in cui svolgeva anche la funzione di segretaria comunale. Dunque, avrebbe potuto occuparsi anche di un processo che coinvolgeva persone di Pignataro Maggiore che magari lei incrociava nella sua funzione ammnistrativa e che poi si ritrovava a giudicare.
PIGNATARO MAGGIORE (gianluigi guarino) Come abbiamo scritto qualche mese fa, Giorgio Magliocca dovrà affrontare, a partire dal 9 settembre, un processo penale e dovrà difendersi dalle accuse formulate nei suoi confronti dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, attraverso il sostituto Anna Ida Capone, titolare dell’indagine, per il reato di falso ideologico, ai sensi dell’art. 479 del Codice penale, originariamente contestato a Magliocca e per il quale fu iscritto nel registro degli indagati, ma anche per il reato di cui all’art. 480 che, fondamentalmente, è un specificazione, un affinamento del 479, una conseguenza delle indagini che hanno permesso di stabilire che la falsità ideologica del pubblico ufficiale compiuta da Giorgio Magliocca in concorso con altri (art. 110, si è concretizzata “in certificati o in autorizzazioni amministrative”. Gli sviluppi dell’indagine hanno convinto la Procura a chiedere il processo, poi ottenuto per decisione di un gup, a carico del sindaco di Pignataro e di diversi suoi collaboratori, anche per il reato di truffa ai danni dello Stato o di altro ente pubblico (in questo caso ai danni del Comune di Pignataro Maggiore), ai sensi dell’art. 640 comma 2 del Codice penale.
A Magliocca, ma non solo a lui, vengono contestati i reati di truffa e falso ideologico, in quanto, secondo l’accusa, che ha trovato riscontro nella decisione del Gup di rinviare a giudizio gli imputati di questa vicenda, il presidente della Provincia si sarebbe fatto attestare falsamente la sua presenza presso la Casa Comunale di Pignataro Maggiore, in occasione delle sedute del Consiglio o delle Giunte Comunali.
In pratica, un caso simile a quello che ha coinvolto l’attuale sindaco di Marcianise, Antonello Velardi, anch’egli rinviato a giudizio ed esattamente per gli stessi reati.
Durante l’indagine la Procura ha anche chiesto al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere il sequestro di una somma di danaro equivalente a quella che Magliocca avrebbe, sempre secondo la formulazione del capo d’imputazione, illegalmente percepito. Oltre a lui compariranno davanti al giudice l’ex vice sindaco di Pignataro, l’ufficiale dell’Esercito Antonio Palumbo, Gerardo Del Vecchio, al tempo super assessore all’Urbanistica, Attività produttive, Sport, Personale, il vice segretario comunale Vito Salvatore, ma soprattutto la segretaria comunale Anna Lisa Simone.
Su di lei c’è da fare un discorso a parte, visto che noi, ancora oggi, nonostante ne abbiamo viste veramente di tutti i colori in questa provincia, riusciamo a rimanere ancora increduli, disarmati, rispetto a vicende come quella che stiamo raccontando. Solo ora abbiamo scoperto che il processo fissato per il prossimo 9 settembre partirà al Tribunale di Santa Maria C.V., precisamente alla Prima sezione penale davanti al giudice Marzia Pellegrino, ma che immediatamente sarà trasferito al Tribunale di Roma, competente quando i procedimenti giudiziari coinvolgono magistrati in servizio a Santa Maria Capua Vetere.
Quando ce l’hanno detto, abbiamo subito domandato con la nostra solita vena sardonico-goliardica: “Ma perché, Magliocca, per caso, come risarcimento per l’ingiusta detenzione subita qualche anno fa, è diventato anche magistrato e per di più a Santa Maria Capua Vetere?”.
“No, tu scherzi, Guarino, ma qui non c’è proprio nulla da scherzare, visto che tra gli imputati un magistrato c’è, seppur onorario, seppur in esercizio rispetto a procedimenti più leggeri per i quali non è necessariamente previsto il titolo acquisito grazie ad un concorso finalizzato ad accedere a pieno titolo alla carriera giudiziaria”.
Non ci credevamo, ma poi, consultando l’elenco delle toghe titolate e di quelle onorarie del Tribunale di S. Maria C.V. abbiamo scoperto, incredibile ma vero, che Anna Lisa Simone, oltre ad essere la segretaria comunale di Pignataro Maggiore, oltre ad essere anche una sfegatata sostenitrice di Magliocca, così come tanti pignataresi hanno avuto modo di constatare de visu alle ultime elezioni amministrative, è anche un giudice della Repubblica italiana.
Un giudice junior, ma pur sempre un giudice. Anna Lisa Simone è giudice onorario di pace, ma anche aggregata alla Prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dov’è utilizzata anche nei dibattimenti. Attenzione, un giudice onorario di pace che si occupa anche e soprattutto di fatti penali e non solo di questioni di tipo civilistico inerenti a beghe di condominio. Ora, come può succedere che una persona sia contemporaneamente giudice e segretario comunale nell’ambito della stessa circoscrizione giudiziaria? Guardate, non vogliamo, almeno in prima battuta, almeno nell’ambito di questo articolo, svolgere un’attività di ricerca finalizzata a stabilire se esista o meno un’incompatibilità formale sancita dalla legge. Perché se anche una norma ci fosse, sarebbe assolutamente travolta, azzerata da minimo sindacale di buonsenso. E la cosa non può trovare giustificazione nel fatto che le competenze di un giudice di pace si andranno difficilmente ad intersecare con la funzione, direttamente esplicitata, di segretario comunale. Ciò per quel che riguarda la funzione di giudice di pace. Ben diverso è invece lo stato delle cose nel momento in cui si va a valutare la funzione penale, svolta dalla GOT Simone, in quanto aggregata alla prima sezione. Infatti, oltre a sussistere una mastodontica e palmare questione di opportunità, di credibilità delle istituzioni, non è affatto detto che non ci possano essere casi, situazioni, che finiscono dentro al perimetro di trattazione giudicante della Prima sezione penale e che vadano, direttamente o anche solo indirettamente, a collegarsi alla funzione amministrativa ricoperta dalla dottoressa Anna Lisa Simone in relazione a Giorgio Magliocca il quale, quando interloquisce con la “sua” segretaria comunale le parla, ovviamente, da sindaco. Ma non è che da sindaco lui perde completamente i sensi e diviene impossibilitato a introitare il contenuto di quei confronti anche da presidente della Provincia.
Proprio stamattina, Giorgio Magliocca, fiutando evidentemente la mala tempora, ha fatto convocare d’urgenza, come mostriamo nel documento che pubblichiamo in calce a questo articolo, il consiglio comunale di Pignataro che dovrà sciogliere, risolvere la convenzione tra l’ente locale e la segretaria comunale Anna Lisa Simone che, dunque, di qui a poco lascerà questo incarico, aggiungiamo noi, e ci mancherebbe pure.
Trattandosi di un giudice di pace, quand’anche aggregata alla Prima Sezione Penale del Tribunale, dove comunque svolge mansioni di rango superiore a quelle svolte da un semplice GOP, e dunque trattandosi di una professionalità non molto in vista, non illuminata spesso dai riflettori della trattazione cronistico-mediatica, abbia quanto meno informato il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere della circostanza relativa a questo suo doppio e contemporaneo esercizio di una funzione giudiziaria e di una funzione amministrativa, per altro riguardante il controllo di legittimità e di liceità degli atti di potestà erogati da un ente locale e che attraverso i segretari comunali che lo Stato centrale, cioè il Governo nazionale, controlla proprio attraverso i segretari comunali. Oggi, questo segretario comunale è formalmente imputato dei reati di falso ideologico e di truffa, commessi in concorso con altri, in quanto la Procura della Repubblica l’accusa di aver falsificato, come già detto, in concorso con altri, in concorso, dunque, anche e soprattutto con Giorgio Magliocca i documenti che avrebbero attestato falsamente l’esistenza di impegni istituzionali che impedivano al primo cittadino di Pignataro, di recarsi a Roma, al suo posto di lavoro, ma che gli consentivano anche di ricevere la quota piena a titolo di corrispettivo stipendiale, poi compensato dalle casse del Comune di Pignataro, cioè dalle tasche dei cittadini, le quali inviavano a quelle del Comune di Roma, le cifre corrispondenti.
Abbiamo raccontato e, dunque, abbiamo purtroppo certificato quello che fino a ieri ritenevamo impossibile, da inguaribili ingenui quali siamo, potesse accadere. Abbiamo toccato il fondo? E, beh, ora non ci facciamo fare più fessi dalla vita di questa landa desolata che chiamano provincia di Caserta. Per cui, possiamo affermare, senza alcun timore di essere smentiti dai fatti, che sicuramente siamo destinati a raccontare nei prossimi tempi, vicende finanche più incredibili e più inquietanti di questa.
Questa provincia è un vero e proprio circo.