S.MARIA C.V. LA LETTERA. Il dolore di un mamma: il mio bambino seppellito cinque anni fa e di nuovo adesso, dopo la sentenza che assolve i medici che lo operarono

6 Luglio 2018 - 16:41

S.MARIA C.V. – Riceviamo e pubblichiamo nella sua versione integrale la lettera della signora Carolina Di Nardo:

“Mi rivolgo a questo giornale perchè ricordo che fu il primo ad occuparsi di mio figlio. A distanza di un giorno dalla sentenza (di primo grado che assolve i due medici di cui di seguito, ndr) e a cinque anni dai funerali di mio figlio ho la necessità di raccontare come è andato il processo.

Nel 2013 mio figlio presentava episodi di russamento notturno e pertanto dopo una serie di accertamenti decisi di farlo operare alle adenoidi. Da Parma lo portai a Smcv per farlo visitare dal dottor Nicola Mirra, il quale disse che il bambino doveva essere operato anche alle tonsille. Fio figlio è stato operato il 27 giugno e dimesso il 28 con la febbre. Lunedì 1 luglio 2013 dopo un colpo di tosse ha vomitato sangue e prima di arrivare in ospedale è deceduto per soffocamento in quanto aveva le vie aeree piene da sangue. Ha avuto una emorragia a seguito dell’intervento.

Il cinque luglio del 2013 c’è stato il funerale del mio bambino ed esattamente 5 anni dopo, la sentenza me lo ha di nuovo seppellito. Attenderò le motivazioni del giudice, così come ho atteso la sentenza, ma intanto devo dire la verità su questo processo. Ho partecipato a tutte le udienze. Immediatamente dopo la morte di mio figlio, ho chiesto spiegazioni tecniche per capire per quale motivo fosse morto. In questi anni mi sono lacerata per il dubbio di aver commesso l’errore di non aver portato Mario in ospedale quando ho visto che non reagiva ai giochi e che non voleva mangiare ma, come ho subito dichiarato, ho avuto paura. Il dott. Negro, che contattai su indicazione del dott. Mirra, fu categorico: “Se sul bambino metteranno le mani altri, noi non ci assumiamo più nessuna responsabilità”.
Io avevo fiducia in Mirra, ero venuta da Parma per farlo curare da lui, e avevo fiducia di Negro perché al momento delle dimissioni Mirra mi diede il suo numero del cellulare e mi disse di contattarlo per qualsiasi evenienza, in quanto lui era fuori città.
Ho avuto paura per le parole di Negro e ho atteso il lunedì come impostomi, ma il rimpianto di essermi fatta paralizzare dalle sue parole lo porterò fino alla morte perché sono sicura che mio figlio si sarebbe salvato se lui non mi avesse impedito, in maniera anche sgarbata, chiamandomi “pesante ed ansiosa” di andare nel vicino ospedale visto che lui non era disponibile a visitarlo.
Ora, però, voglio che tutti sappiano cosa ho subito durante il processo. Ho sentito testimoni, le infermiere, dire che avevano misurato la febbre a mio figlio e non è vero perché ho sempre provveduto io, ho sentito negare che mio figlio dopo l’intervento aveva la febbre altissima. Le infermiere si sono molte volte e su tante circostanze contraddette tra loro e non capisco perché rispetto a tali comportamenti non siano stati presi provvedimenti. In aula ho sentito, più volte, leggere il giuramento a dire la verità e successivamente il giudice avvisava che la falsa testimonianza è un reato ed è punito.
Se queste persone non sono state punite significa che sono stata io a mentire? Ho detto la verità e come si può pensare che io abbia mentito, dal momento che sono stata portata, da sola, in commissariato ancora sporca del sangue di mio figlio? Non auguro a nessuno, nemmeno a chi ha mentito, di trovarsi al mio posto!
Anche sulla visita delle dimissioni non è stata detta la verità, perchè la visita non è stata effettuata. Il dottor Mirra si limitò a prescrivere dei farmaci perché gli dissi che Mario aveva la febbre e mal di orecchio. Nel corso del processo ho avuto modo di sapere che della cartella clinica fa parte la cartella infermieristica dove vanno annotate tutte le attività rivolte al paziente. Io non ho mai visto gli infermieri che hanno curato mio figlio con questa cartella né questa cartella era presente negli atti del pubblico ministero, eppure era stato sequestrato tutto. Questa cartella è spuntata in udienza, depositata dagli imputati e la temperatura segnata non corrisponde a quella da me verificata al momento in cui l’ho misurata. Nessuno oltre me, che mai mi sono allontanata da mio figlio, se non nei dieci minuti dell’intervento, ha misurato la febbre a Mario.
Anche da dove provenisse questo foglio, nessuno si è posto la domanda! Ad oggi, sebbene mio figlio sia stato sottoposto ad autopsia, non so il sangue che ha provocato la morte di Mario da dove è fuoriuscito poiché i medici che hanno fatto l’autopsia non lo hanno verificato e quindi anche se ignorante in materia mi sono, per tutto questo tempo, chiesta, come hanno potuto affermare che l’operazione è stata eseguita correttamente se non sanno nemmeno da dove è uscito tutto quel sangue?
Nel corso del processo ho scoperto quanto sarebbe stato pericoloso per un bambino operato alle tonsille, mangiare cibi solidi e caldi, eppure a me non è stato raccomandato nulla a riguardo. Per fortuna Mario non ha mangiato nulla altrimenti oggi mi sentirei in grave colpa per questo. Non ho più avuto modo di incontrare il dott. Mirra perché non ha partecipato a nessuna udienza. Da un medico di cui più volte si è sottolineata la sua esperienza ultratrentennale, mi aspettavo che venisse in aula a spiegare come sono andate le cose perché nessuno, meglio di lui che ha operato mio figlio, poteva saperlo e prima ancora mi sarei aspettata una telefonata di condoglianze perché io il dottore Mirra lo conosco da anni.
È stato tante volte detto che ha eseguito migliaia di interventi e non ho motivo di dubitarne, ma mio figlio è morto dopo il suo intervento!”