S. MARIA C.V. L’odissea di un noto professionista. Per un errore giudiziario gli bloccano vita e conti bancari

13 Agosto 2019 - 17:20

SANTA MARIA CAPUA VETERE (G.V.) – Vi raccontiamo un’odissea di un noto anziano professionista della città del foro che lo vede protagonista per un grosso errore giudiziario.
Il 15 luglio del 2019, nell’effettuare una operazione di Bancomat  il professionista T.F. da Santa Maria Capua Vetere, con studio in Caserta, titolare del conto presso una nota banca scopriva che il proprio conto era bloccato. Recatosi nella filiale tutti i funzionari interpellati adducevano varie scuse; il malcapitato veniva in sintesi “ mandato a comprare il sale”. Recatosi il giorno successivo nella sede della Filiale di Caserta  un funzionario su sua insistenza finalmente inoltrava una segnalazione alla direzione perché risultava un blocco ma non si sapeva né da chi né perché…. Oltre allo stress da burocrazia, che dovrà essere rivendicato, in uno agli altri danni morali e materiali, come ha già fatto, con la opposizione all’esecuzione, l’avvocato  Antonio Cassino, legale di fiducia del professionista, che ha presentato istanza al giudice dell’esecuzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere  per la revoca del pignoramento – si aggiungeva il panico dello stesso,  perché su quel conto veniva accreditata –  ogni mese – la sua pensione (erogata dall’Inps) di ex funzionario del Ministero della Giustizia e sullo stesso conto erano convogliate tutte le utenze necessarie alla sopravvivenza (Telefono, Telepass, Tv, Rid…) – Il 16 luglio giungeva al malcapitato una mail di Telepass con la quale veniva revocato il contratto da parte di D.  spa, “con
motivazioni non note allo scrivente” (cioè al Telepass).  Il ridicolo si realizzava però il 17 luglio allorquando arrivava un ulteriore accredito sul conto già bloccato segnalato al T.f.  con il rituale SmS…  Il 19 luglio l’avvocato per conto della “vittima” inconsapevole  inoltrava alla Direzione Generale della banca a  Milano – una missiva per chiarimenti. La Banca rispondeva che c’era stato un pignoramento da parte  dell’Agenzia delle Entrate Riscossione di Caserta –  ma che per la pensione avrebbe potuto facilmente ritirarla a Caserta, oppure indicare un Iban sul quale accreditarla.
Nel frattempo T.F. si recava presso la Filiale di Caserta della banca per incassare la pensione – così come evidenziato nella missiva della direzione – ma i funzionari della Filiale di Caserta si rifiutavano di adempiere; al che lo stesso era costretto ad optare per la soluzione di comunicare altro Iban.
Nel frattempo il pignoramento – aveva  provocato  l’immediata revoca del  Telepass. Quindi, T.F.  si recava al punto Blu e consegnava il vecchio Telepass e chiedeva di aprire altro contratto, con altro conto Bancario, ma il funzionario dichiarava che il sistema informatico  non consentiva a vita a  T.F. di usufruire di un apparecchio Telepass a lui intestato. Gli veniva intanto bloccata anche  l’American Express e le altre carte.
Il 31 luglio per posta gli veniva notificato un atto di pignoramento e la vicenda avvolta nel mistero diveniva più chiara ma assurda e singolare. Ma per capire meglio dobbiamo fare un passo indietro.  Il 22 novembre del 2018 al professionista  era stato notificato un atto dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, per una somma di  148.767.03, ma il destinatario,  dopo averlo portato alla  commercialista-tributarista – che ha uno studio avviato a Caserta – che curava gli atti della “ Società Partenopea Metalli”, si sentì rispondere che la cosa riguardava la società e che lui essendo semplicemente liquidatore a far data  dal dicembre del 2017, all’ottobre del 2018, non ne rispondeva assolutamente; che infine, l’Ufficio Riscossione non poteva procedere né contro il Terlizzi né contro la società essendo stata la stessa cancellata dalla Camera di Commercio il 7 dicembre del 2017 (e cioè quasi un anno prima che l’Ufficio Riscossione procedesse al pegno)  e che il tributo riguardava l’anno 2015. Ma la zelante e scrupolosa commercialista-tributarista si faceva rilasciare lo stesso il mandato dal liquidatore per poter procedere al ricorso contro l’accertamento.
Invece… il distratto impiegato dell’Agenzia delle Entrare Sez. Riscossione ha posto il codice fiscale del liquidatore invece di quello della società e il pegno è stato fatto in danno del professionista. La tributarista ha  dimenticato di presentare il ricorso. La Banca, il Telepass, le carte di credito? Una  lobby che si autotutela, un  cartello a cui dovrebbe porre fine l’Autority o l’Unione Consumatori. Lo sgomento di tutti i professionisti interpellati:  Non potevano farlo? Ma lo hanno fatto! E i danni ora?