S.MARIA C.V. Quattro conti: se Milone e Merola lasciano la maggioranza, Mirra, sulla carta, non ha più i numeri. Ma già Di Monaco, Uccella e Dino Capitelli….

21 Gennaio 2020 - 20:59

SANTA MARIA CAPUA VETERE – (g.g.) Esiste una differenza tra chi sposta il mandato popolare ricevuto da una maggioranza di governo a una minoranza di opposizione e chi, invece, fa esattamente il contrario?

Esiste, esiste. Se da un lato, infatti, anche il vincolo di rappresentanza di un consigliere comunale eletto per stare in una maggioranza di governo, viene, in qualche modo, leso dalla decisione di lasciarla questa maggioranza, è anche vero che, dando per scontato che il mandato popolare sia stato affidato per fare il bene comune e non gli intrallazzi, l’elettore di un consigliere che decide di abbandonare l’area di governo, non può che apprezzare questa decisione, perchè in forza di una motivazione, qualsiasi essa sia, quel consigliere ha abbandonato la possibilità di avere qualche vantaggio personale dalla rendita di posizione nella compagine di governo, abbracciando il pane raffermo dell’opposizione che di vantaggi ne dà sicuramente molti, ma proprio molti di meno.

Chi invece dalla minoranza, cioè dall’azione testimoniale più pura che c’è, dato che si tratta di combattere, spesso a mani nude, contro chi ha un potere, il più delle volte gestito in maniera clientelare, in grado di alimentare il consenso, un certo tipo di consenso, passa in maggioranza, perchè magari il suo voto è diventato utile al sindaco e all’amministrazione, può essere sicuramente definito come un trasformista nell’accezione letterale del termine, che non esaurisce il proprio significato nel cambiamento di partito o di coalizione puro e netto, ma investe anche la categoria del vantaggio personale attraverso la partecipazione ad un’azione di governo, per la quale il trasformista non è dotato di una delega democratica.

E allora, non si potrà mai paragonare l’eventuale e ventilatissimo addio alla maggioranza dei consiglieri comunali Milone e Merola con un eventuale passaggio dall’opposizione alla squadra del sindaco Antonio Mirra di consiglieri che hanno chiesto il voto per se stessi ma soprattutto in alternativa a Mirra.

Se Milone e Merola dovessero lasciare la maggioranza, i numeri del consiglio comunale si modificherebbero sostanzialmente i due farebbero toccare alle opposizioni il fatidico numero 13. In teoria, dunque, diventerebbero maggioranza e andando da un notaio o votando una mozione di sfiducia potrebbero mettere fine ad un’amministrazione comunale di cui difficilmente i sammaritani sentirebbero la nostalgia.

Ma questo in linea teorica. Allora, mettiamo in nomi in campo. Attualmente la minoranza è formata dai seguenti consiglieri comunali: Di Monaco, Dino Capitelli, Uccella, Pappadia, Di Nardo, Busico, Santillo, De Lucia, Angelino e i due di 5 Stelle. Sono 11. Con Milone e Merone diventerebbero 13. Ma come ce lo porti Di Nardo dal notaio, visto che già si è rifiutato di farlo in passato e visto che, mica ci sputi sopra, intasca mille e passa euro al mese grazie alla partecipazione a quella prima commissione che a nostro avviso rappresenta la maggiore vergogna, una vera e propria deriva clientelare e lottizzatoria, finalizzata solo a tenersi buoni certi consiglieri, attuata da questo sindaco e dalla sua amministrazione.

Poi, naturalmente, se Antonio Mirra, alla cui persona portiamo rispetto, vuole confutare con i fatti questa nostra tesi, magari favorendo i verbali di ognuna delle sedute che in teoria questa prima commissione tiene ogni giorno della settimana, noi saremo pronti a dire che le centinaia e centinaia di euro spesi dai cittadini di Santa Maria Capua Vetere per pagare i componenti, hanno rappresentato un ottimo investimento e una modalità positiva, vincente, che ha fatto la differenza in termini di funzionamento, di efficienza dei processi di indirizzo del consiglio comunale e nell’azione di stimolo al governo, alla cosiddetta amministrazione attiva, esercitata dal primo cittadino e dalla sua giunta.

Però, fino a quando non potremo leggere questi verbali uno per uno, nutriremo sempre dubbi che questa commissione stia intascando soldi in maniera non legale, per sedute, per riunioni esistenti solo sulla carta.

Ripetiamo, lieti di dire che ci siamo sbagliati, ma caro sindaco Mirra, cari assessori, ce lo dovete dimostrate e lo dovete dimostrare ai vostri concittadini che pagano in pratica uno stipendio intero ai membri della suddetta commissione.

Esaurito l’argomento Di Nardo, passiamo appresso. Stando alle indiscrezioni reiterate di questi giorni, il sindaco Mirra sarebbe pronto a ricostituire anche formalmente i numeri della sua maggioranza. Si parla di tre consiglieri di opposizione: il solito Di Monaco, e va bè che cosa ne parliamo a fare dato che lo raccontiamo da circa 20 anni, Dino Capitelli e Mariella Uccella.

Il fratello di Dino Capitelli si chiama Rino e nei primi tre anni è stato una sorta di spina nel fianco dell’amministrazione comunale e in particolare di Nicola Leone, sul quale, probabilmente, visto come sono andate certe cose, ultimamente, non si sbagliava.

La famiglia lo ha richiamato all’ordine. I Capitelli sono imprenditori e non devono mai fare politica di conflitto. Da quando il buon Rino fu messo spalle al muro da alcuni atti erogati proprio dall’area dell’assessore Nicola Leone, ci riferiamo alla famosa conferenza dei servizi, si è ridotto a più miti consigli; la famiglia lo ha fatto dimettere e al suo posto ha messo il più “pacifico” fratello Dino.

Però, se ora Capitelli dovesse passare con la maggioranza, tenendo conto che Dino si è cimentato in lista, appoggiando la candidatura a sindaco del fratello Rino, parlare di trasformismo sarebbe poco dato che Dino e Rino hanno condiviso, addirittura, la necessità di costruire direttamente, con il loro impegno personale, un cartello elettorale alternativo a quello di Antonio Mirra.

Stesso discorso per Mariella Uccella che è stata candidata sindaco della coalizione di centrodestra.

Insomma, con tutti il rispetto per le persone, definirle trasformiste sarebbe solo incrociare una definizione di scuola, di tipo storico-politica, un vizio antico di chi in questo paese, sin dalla fine dell’800, si è tuffato, come si suol dire, nell’agone politico.

Considerando, ma solo sulla carta, Di Nardo un consigliere comunale del Pd di opposizione, il passaggio di uno, di due o anche di tutti e tre i consiglieri appena citati, elaborerebbe la categoria del trasformismo, costruendo, attraverso questa, del ribaltone. Una cosa che non riguarda solo il voltagabbana, ma anche un sindaco, che non avendo più la maggioranza che l’ha sostenuto in forza di un mandato democratico e popolare, prende i voti di chi addirittura si è candidato a sindaco contro di lui.

Chi conosce CasertaCe, sa bene quanta ripugnanza ci ha fatto ogni caso e ogni tipo di ribaltone, verificatosi in questa provincia negli anni in cui siamo esistiti come giornale.