SANITA’ CASERTANA VERGOGNOSA. De Luca ha distrutto il welfare e oggi un malato oncologico di Terra di Lavoro rischia di morire subito dovendo aspettare anche 5 o 6 mesi per fare una Pet

16 Febbraio 2022 - 18:32

In conseguenza dell’ennesimo articolo che abbiamo dedicato alla distruzione illogica e iniqua della sanità privata convenzionata, abbiamo la necessità oggi di raccontare cosa succede a chi deve rinunciare ad un esame clinico per esaurimento del budget

 

 

CASERTA (gianluigi guarino) Cercheremo  di capire, di apprendere con precisione il numero dei cittadini residenti in provincia di Caserta che, per effetto delle gravi patologie di cui soffrono, soprattutto di tipo oncologico, usufruiscono dell’esenzione totale e, dunque, del doveroso soccorso dello Stato che provvede alla copertura di  tutte le spese sanitarie relative ad esami clinici e ad altri accertamenti riguardanti la malattia da cui sono afflitti.

Sarà importante arrivare alla conoscenza di questo numero perché quello che sta succedendo nel settore delle strutture sanitarie private convenzionate, di cui ci stiamo occupando oramai da più di un anno e mezzo, produce la peggiore, la più ripugnante delle ricadute proprio nei confronti di questa particolarissima, delicatissima categoria di persone, rese fragili dai mali di cui soffrono e che rappresentano di per sé, anche per un liberale e liberista come il sottoscritto, un punto irrinunciabile, non negoziabile rispetto al quale il welfare pieno va applicato senza se, senza ma e soprattutto al 100%.

L’ultimo articolo della serie lo abbiamo scritto un paio di giorni fa. Abbiamo raccontato che ci sono alcuni imprenditori, alcune strutture private che truffano sistematicamente, grazie alla confusione che regna nell’Asl di Caserta (e speriamo sia solo confusione) il Sistema sanitario nazionale e, nello specifico, i tetti di spesa, i limiti di budget che la Regione Campania impone ai laboratori, ai centri radiologici, ecc. che si sono visti contingentare il numero delle prestazioni rimborsate e, dunque, coperte dalla spesa pubblica in maniera esponenziale, al punto che ormai dopo il 7, massimo il 10 di ogni mese, il budget attribuito singolarmente struttura per struttura è esaurito e dunque, chi pratica la strada dell’onestà e del rispetto delle leggi è costretto a erogare i propri servizi solo previo pagamento brevi manu da parte di chi ne usufruisce. E’ un po’ come l’America, senza essere però, in America. Perché negli States il reddito medio dei cittadini è 5-6 volte superiore  a quello dell’Italia e di almeno 10 volte superiore a quello del sud Italia. Dunque, la sanità pur avendo aumentato gli spazi dell’assistenza pubblica nel periodo in cui la Casa Bianca è stata abitata da presidenti che, come ora, provengono dalle fila del Partito democratico, mantiene un’ossatura fondata sulla sanità a pagamento. Qui da noi, invece, anche il pensionato sociale a cui viene riconosciuta una modesta pensione di 500 euro non può curarsi perché, dopo essersi servito, magari per anni, di una struttura privata convenzionata, oggi si vede chiudere le porte in faccia nel momento in cui non è in grado di pagare il conto che gli viene presentato per sottoposi a un’analisi del sangue o a una radiografia.

Si dirà:  allora che ci stanno a fare le strutture pubbliche? E mo ve lo diciamo subito che ci stanno a fare. Nel contesto di cui stiamo parlando si occupano di spedire al cimitero più persone possibili in tempi, questi sì, molto solerti.

Descriviamo cosa succede ad un grave malato oncologico a cui è stata riconosciuta l’esenzione totale da ogni spesa sostenuta al centro radiografico Pinco Pallo perché il suo medico gli ha prescritto una Pet o addirittura una scintigrafica in modo da compiere o da aggiornare una diagnosi, allo scopo di impostare un piano terapeutico correttamente organizzato.

Alla reception del centro, il malato oncologico presenta la prescrizione, quella che comunemente viene chiamata la ricetta del medico di base. Il signore o la signora che si occupano di questo servizio, vanno a consultare il proprio terminale e allargando le braccia, comunicano al malato oncologico che il budget è esaurito e, dunque, quella Pet o quella scintigrafia loro la potranno realizzare solo a pagamento e che serviranno tra gli 800 ed i 1000 euro, perché tanto costano esami di questo rilievo, di questa delicatezza.

Quanti esentati sono in grado di permettersi una spesa del genere? Diciamo un 20% di benestanti. E questo, di per sé, già non è giusto perché un cittadino afflitto da una grave patologia oncologica, esprime un valore etico per uno Stato che gli deve usare una grande premura, garantendogli le cure e standogli vicino, a prescindere dal suo Cud o dal suo 730.

Però, diciamo che siccome la Campania è uno schifo, chi è benestante, chi possiede dei mezzi economici abbozzerà e, dunque, avrà un’analisi a pagamento a cui sarà sottoposto in 24-48 ore.

E l’altro 80% che fa? Prima di rispondere a questa domanda ci percorre un pensiero inquietante: è più grave e doloroso il cancro di cui soffrono o, invece, la gogna a cui devono sottoporsi nel momento in cui saranno costretti ad incrociare la faccia di bronzo di qualche lavativo che ruba lo stipendio da anni e anni all’Asl di Caserta? Sono decine e decine, infatti, i casi di cui siamo venuti a conoscenza nelle ultime 24 ore: malati oncologici che hanno prenotato un esame clinico, una Pet o una scintigrafia e ai quali è stato dato appuntamento a 4-5 mesi di distanza, manco fossero dei malati di tonsillite, di adenoidi, di flatulenza, patologia quest’ultima che farebbero bene a manifestare e a spendere negli indegni uffici dell’Asl di Caserta e dell’Azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano, habitat naturali per questo tipo di pratiche biologiche.

E che deve fare il povero cristo se non ha un santo in paradiso, un santo che magari chiede al Morrone o al Cetac di turno un atto di umanità accollandosi le spese ed i costi complessivi di quell’esame? Il cittadino che magari ha pagato una montagna di tasse, lo ha fatto per essere  umiliato, per essere trattato come un mendicante, per vedere offesa la propria dignità da una Regione Campania e da un’Asl di impostori. A questo cittadino viene negato il diritto, ripetiamo sacro anche per un liberare e un liberista come il sottoscritto, di essere un elemento privilegiato dello stato sociale, nonché  doverosamente protetto dal welfare regionale. Non solo 4-5 mesi di attesa in modo che così le metastasi facciano o completino il loro sporco lavoro, ma anche spostamenti di 50, 60 o 70 km per effetto dei quali oggi, mercoledì 16 febbraio, un malato oncologico di Piedimonte Matese apprende, gaio, anzi felice che il giorno fissato per la sua visita è  il 23 luglio o, addirittura, il 10 settembre all’ospedale Moscati di Aversa dove magari non sarà nemmeno in condizioni di arrivare fisicamente.

Una situazione che diventa finanche peggiore sul piano delle attese temporali per chi non gode dell’esenzione totale ma che, comunque, ha la necessità di sottoporsi a degli accertamenti clinici, ad una visita ambulatoriale versando, purtroppo per lui, in una condizione di indigenza. Con tutto questo casino del Covid che il signor De Luca continua a utilizzare cinicamente e biecamente come strumento di autopromozione politico-elettorale, il poverocristo l’appuntamento lo avrà, se gli va bene, tra 7-8 mesi forse anche un anno.

Se il debito, il famoso buco della sanità campana che ha reso necessario un piano di rientro lacrime e sangue, ha assestato il sistema in modo tale che questo ha di fatto azzerato il minimo sindacale dello stato sociale della Campania, allora quel piano di rientro ha provocato un fallimento finanche peggiore del buco finanziario nel momento in cui, infatti, tu Stato, tu Regione, fate morire o consegnate ad indicibili sofferenze un povero disgraziato ammalato di tumore che non può consentirsi di pagare di tasca sua esami clinici e altre prestazioni non più coperte attraverso le strutture della sanità privata, vuol dire che avete fallito la mission, vuol dire che i sacrifici del piano di rientro si sono rivelati inutili dato che tu Stato, tu Regione li avete inflitti ai cittadini promettendogli che, quel risanamento, quel bagno di sangue, quei sacrifici sarebbero stati finalizzati alla creazione di un welfare sanitario più moderno, più efficiente e, soprattutto, più equo. Esattamente il contrario di quello che sta succedendo.

Questa è una vera vergogna. Il problema è che se ci guardiamo intorno, per capire se esiste una alternativa di governo all’annosa impostura di De Luca, della sua famiglia e del signor Bonavitacola, il nostro sguardo si perde nel vuoto. Perché sapete quale à stata la proposta del centrodestra alle ultime elezioni? Stefano Caldoro che noi simpaticamente definiamo da anni una sogliola, cioè un soggetto del mondo dei pesci talmente condizionato dalla pressione di profondità al punto da essere un freddo, insipido esecutore di un meccanismo biologico di sopravvivenza.

Capite bene che dall’anno 2010 in poi, le elezioni regionali della Campania sono state sempre e comunque un De Luca versus Caldoro, con il salernitano soccombente la prima volta, il secondo soccombente nel 2015 e nel 2020. Per cui, noi possiamo anche dire, come effettivamente diciamo, che De Luca è stato ed è il peggiore governatore, il peggiore presidente che la Regione Campania abbia mai avuto. Desolatamente, però, non abbiamo la possibilità concreta, reale di promuovere, di valorizzare, di alimentare un’alternativa reale che ormai la Campania, aggrappata all’ultimo dei re Borbone (perché De Luca è un re Borbone)  avrebbe la necessità di perseguire seriamente, pena il suo definitivo affossamento, pena la sua definitiva assimilazione ai livelli di sviluppo economico, sociale e morale di una sperduta repubblichetta o di uno sperduto regno del quinto o del sesto mondo.