SANTA MARIA C.V. Uccisa da un’iniezione di Rocefin, farmaco a cui era allergica: medico ed infermiera sotto processo

14 Luglio 2021 - 16:14

Questa la convinzione della procura della Repubblica e anche del gup, che è già un giudice terzo, il quale ha disposto il rinvio a giudizio. L’operatrice sanitaria è di Santa Maria Capua Vetere

 

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE Al tribunale di Napoli dinanzi alla prima sezione penale presieduta da Valeria Bove è iniziato il processo a carico di un medico e di un sanitario: il dottor Pasquale Sannino e la dottoressa Anna Di Rienzo, il primo napoletano e la seconda sammaritana difesi rispettivamente dall’avvocato Enrico Ferraro di Napoli e dagli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo di Santa Maria Capua Vetere. I due sanitari rispondono di omicidio colposo per aver concorso a determinare la morte di Antonia Maiellaro i cui familiari si sono costituiti parte civile con l’ avvocato Vincenzo Di Vaio, con l’avvocato Vincenzo D’Amore ed anche con l’ avvocato Antonio Principato ed hanno chiamato in causa come responsabili civili le rispettive assicurazioni professionali dei due medici. I fatti risalgono a circa due anni fa, precisamente nell’estate 2019, quando la paziente si ricoverò presso l’Ospedale del Mare di Napoli per essere sottoposta ad un delicato intervento chirurgico alla vescica nel reparto urologia. Durante il ricovero le fu somministrata in via intramuscolo una fiala di un antibiotico, il Rocefin, da Anna Di Rienzo prescritta da Pasquale Sannino nonostante lei (pare) fosse allergica, come era emerso nei giorni precedenti di ricovero sempre presso l’Ospedale del Mare. Di qui – e a seguito della somministrazione – un serio shock anafilattico della paziente, il trasferimento al reparto rianimazione e di li a qualche giorno, in coma, presso l’Istituto Falde di Santa Maria Capua Vetere. La donna, purtroppo, morì dopo qualche mese. A seguito di quell’evento i figli della donna sporsero denuncia alla procura della Repubblica di Napoli ed il fascicolo affidato al pubblico ministero partenopeo Mario

Canale che avviò un’accurata indagine per verificare se trattavasi o meno di un caso di malasanità, disponendo dapprima l’esame autoptico e poi sentendo numerosi consulenti e testi, in pratica quasi tutto il personale del reparto urologia dell’Ospedale del Mare diretto da Aniello Zito. Alla fine dell’inchiesta il pubblico ministero formulò il capo d’imputazione contestando il reato di omicidio colposo ai sensi della vigente legge Gelli-Bianco, rispetto al quale i due sanitari si dovranno difendere con testi e consulenti tecnici.