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SERVIZI SOCIALI E CAMORRA. Ecco come la sorella di Carlino Del Vecchio e Ginotto Lagravanese cercavano e trovavano le cimici che li intercettavano

9 Marzo 2022 - 12:27

L’esilarante interrogatorio dell’esperto informatico Giulio Fappiano che lavorava per entrambi e che era di casa nella sede della cooperativa Quadrifoglio, quella appena gratificata dal comune di Aversa, anzi dall’Ambito sociale di cui il comune normanno è capofila, di un affidamento diretto da 36mila euro per un mese e mezzo di lavoro, e che, attrezzi in mano, entrava periodicamente nella sede casagiovese di EDV, che sta per Eufrasia Del Vecchio, per controllare, senza rimuoverle, l’attività o l’inattività delle cimici di intercettazione

 

ALIFE – (g.g.) E’ certo che Giulio Fappiano, esperto informatico di Alife, titolare di diverse società, tutte piccole, una delle quali in liquidazione, ha raccontato almeno una bugia ai poliziotti della Squadra Mobile, che lo stavano ascoltando, nella prima serata del 20 giugno 2020, a sommarie informazioni, dopo essere stato fermato qualche ora prima, preicsamente alle 12.06, in Corso Giannone, allorquando sempre effettivi della Squadra Mobile che evidentemente lo monitoravano, avevano trovato a bordo della sua BMW X4 dispositivi adatti alla cosiddetta bonifica di sistemi per intercettazioni telefoniche ed ambientali.

La bugia, certa, conclamata e smascherata, è la seguente: Giulio Fappiano dichiarò di svolgere un’attività di supporto a quella messa in opera da Gabriele De Lullo, ugualmente di Alife, che sempre davanti ai verbalizzanti della Squadra Mobile, Fappiano definisce un suo dipendente.

Oltre a ciò, dichiara di non poterlo raggiungere telefonicamente, non avendo il suo numero in agenda. Come in un film comico, proprio mentre afferma ciò, il suo telefonino squilla e i poliziotti della squadra Mobile vedono distintamente sul diplay il nome di Gabriele De Lullo.

Oltre alla magra figura, che però è importante fino ad un certo punto, si capisce da ciò che Giulio Fappiano abbia qualcosa da nascondere, rilasciando dichiarazioni mendaci, che quando sono esposte a sommarie informazioni del testimone possono anche essere pericolose, in quanto contestabili per i reati di reticenza e di favoreggiamento.

Fatto sta che la Squadra Mobile convoca immediatamente e ascolta, sempre a sommarie informazioni, Gabriele De Lullo, il quale smentendo Fappiano, nega di essere un suo dipendente, codificando il rapporto con l’esperto informatico alifano dentro a fatti consistenti in collaborazioni estemporanee. Per cui, viene ad essere totalmente smentita la ricostruzione di Giulio Fappiano, il quale voleva de-responsabilizzare il proprio ruolo nell’attività di ricerca di microfoni e cimici da intercettazioni.

Tra le altre cose, se Fappiano viene fermato in Corso Giannone, è perchè poco prima aveva lasciato la sede di Quadrifoglio 2021, quella per interderci che poche settimane fa il comune di Aversa, amministrato dal signor Alfonso Golia, ha gratificato di un affidamento diretto, con sommaria procedura di consultazione Mepa, per circa 36mila euro, per un mese e mezzo di servizi sociali.

Giulio Fappiano entrava nella sede di Quadrifoglio 2012 non a caso, visto e considerato che forti ed amichevoli erano i suoi rapporti con Luigi Lagravanese, Ginotto per gli amici, così come rivela il pentito Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan.

I due erano stati intercettati mentre parlavano proprio di intercettazioni. Il che, per noi che romanticamente rimaniamo tifosi delle guardie nella lotta imperitura contro i ladri, ci fa un pò sghignazzare di soddisfazione. Lagravanese e Fappiano si incontrano, infatti nei pressi del bar Caputo di Casagiove il 31 maggio 2019, cioè poco più di un anno prima della sua visita nella sede di Quadrifoglio.

Fappiano si trova a Casagiove perchè proprio in quel giorno aveva, diciamo così, lavorato all’interno degli uffici della EDV Service, cioè nella sede della società di Eufrasia Del Vecchio, anch’essa indagata nell’ambito di questa inchiesta della Dda di cui ci stiamo occupando da mesi, e sorella di quel Carlino Del Vecchio, esponente di spicco del clan dei Casalesi che lo vollero capozona a Capua e a Santa Maria Capua Vetere all’inizio degli anni 2000, prima che fosse arrestato per l’omicidio di Giuseppina Di Fonzo, moglie dell’imprenditore di San Tammaro Giovanni Pimpinella, e anche per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, reati che oggi lo tengono saldamente in carcere con un fine pena molto pesante e molto dilatato nel tempo.

Evidentemente, Eufrasia Del Vecchio aveva qualcosa da temere dalla giustizia. Perchè se uno non ha nulla da temere, non gli frega un tubo che il proprio telefono sia intercettato o che diventi addirittura un microfono ambulante, per effetto di un trojan oppure ancora che il proprio ufficio sia pieno di cimici e microfoni.

Chi invece sa di violare la legge, si preoccupa e chiama gente come Giulio Fappiano, grande esperto di queste cose. La conversazione tra quest’ultimo e Lagravanese racconta una verità inoppugnabile: Fappiano, infatti, dice di aver monitorato delle cimici, già esistenti da tempo nell’ufficio di Eufrasia Del Vecchio, e che lui, sempre da tempo, teneva periodicamente sotto controllo per capire se fossero accese o riaccese dopo essere state spente.

In quella circostanza Fappiano informava Ginotto Lagravanese, effettuato quel giorno, cioè il 31 maggio 2019, aveva prodotto un esito tranquillizzante, risultando le cimici  tutte spente e inattive. Ma probabilmente, nella partita a scacchi tra guardie e ladri, anche questo non era casuale, visto e considerato e da qui il nostro moto di soddisfazione, che mentre parlava della sua capacità di fregare la legge, di fregare l’attività di magistrati e poliziotti, che non ce l’hanno con nessuno in particolare, ma che stanno lì solamente a capire se uno abbia o meno violato il codice penale, lo stesso Fappiano veniva fregato perchè nel suo telefonino o più probabilmente in quello di Lagravanese, era stato inserito un trojan di cui, in tutta evvidenza, questo presunto mago dei sistemi informatici di rilevazione vocale, non si era accorto.

Conclusione: Eufrasia Del Vecchio, sorella di Carlino Del Vecchio, dunque con un saldo radicamento a Casal di Principe e Ginotto Lagravanese, a sua volta con saldo radicamento a San Cipriano d’Aversa, il che è la stessa cosa rispetto a Casal di Principe, utilizzavano una persona per sfuggire alle intercettazioni. Siccome anche Lagravanese viene citato da diversi pentiti come soggetto importante a cui il clan dei Casalesi si riferiva e con cui il clan dei casalesi collaborava negli appalti dei servizi sociali, il quadro che ne viene fuori è inquietante anche per Giulio Fappiano, che non collaborava perchè dei ladri di polli sfuggissero al controllo dello Stato, ma poneva a disposizione le sue competenze a soggetti a forte sospetto di collusione con la camorra “grossa”, quella importante del clan dei casalesi.