SESSO ESTREMO NEGLI UFFICI DEL COMUNE. L’elenco di chi ha pagato Di Bona in natura e chi in denaro

17 Gennaio 2019 - 15:00

CASTEL VOLTURNO (M.C.V.) – Quando si tratta di corruzione, c’è merce di scambio e merce di scambio.

Considerevoli e reiterati episodi di corruzione hanno portato, alcuni giorni fa, all’arresto di 6 persone e numerosi indagati a piede libero.

Come già scritto, Antonio Di Bona, impiegato nell’Utc del Comune di Castel Volturno con mansioni di archivista, addetto alla pubblicazione degli atti online e allo smistamento delle pratiche di condono ai tecnici con contratto di collaborazione esterna, aveva un “tariffario” corruttivo variegato.

Una falsa attestazione in una pratica di condono, una sostituzione di atti o la falsificazione di una firma potevano costare, come si legge nei capi d’imputazione esplicati all’interno della lunga ordinanza, favori sessuali di tipo omosessuale diversamente connotati a seconda del caso.

Palpeggiamenti delle parti intime, masturbazioni, rapporti orali e anali consumati all’interno del Comune e, occasionalmente, anche fuori.

Gli episodi elencati sono tanti.

Da parte di Nicola D’Agostino, Di Bona otteneva favori sessuali consistiti da parte dello stesso D’Agostino nel farsi toccare i genitali, farsi masturbare o farsi praticare rapporti orali all’interno degli uffici comunali nelle occasioni in cui vi si recava per trattare con Di Bona una pratica di condono/sanatoria.

Stesso discorso per Rocco Fittipaldi, che pure si prestava a palpeggiamenti, masturbazione e pratica di rapporti orali da parte di Di Bona, nonché alla promessa di trascorrere insieme un weekend a Roccaraso, come forma di remunerazione per l’esercizio abusivo e criminoso da parte di Di Bona delle sue funzioni amministrative.

Identico modus operandi quello attuato con l’architetto Giovanni Rotondo, il quale, in cambio dei palpeggiamenti delle parti intime ai quali si prestava, otteneva dal Di Bona la nomina professionale di tecnico di parte in alcune pratiche e il conseguente incremento della sua clientela.

Il favore sessuale era ancora più impegnativo nel caso di Giuseppe Antricetti, che in cambio dell’inserimento di un falso certificato di inizio e fine lavori per far risultare apparentemente in regola una pratica edilizia conclusasi con il rilascio del permesso di costruire in sanatoria, si prestava alla pratica di rapporti anali all’interno degli uffici comunali con la promessa di ulteriori favori sessuali da consumare all’esterno dell’ufficio.

Solo palpeggiamenti in cambio di una “sistematina” ai documenti della sua pratica edilizia, invece, per Antonio Cacciapuoti, ma anche in questo caso con la promessa di ulteriori favori sessuali da consumare all’esterno.

Non solo atti sessuali, però, erano la merce di scambio prediletta da Antonio Di Bona per concedere favori rispetto alle pratiche comunali da lui gestite.

Quanti non accettavano di corrispondere la corruzione nelle modalità di cui sopra, ricompensavano Di Bona con principalmente con l’accredito di laute ricariche telefoniche, dai 20 agli oltre 100 euro, come nel caso di Giuseppe Fiore, Daniele Papararo e Carmine Brancaccio, o con la corresponsione di somme di denaro che andavano dai 250 a 700 euro, come nel caso di Wladimiro Saltelli e Marco Caimano.