SOLDI “SUDATI”. In vendita fallimentare la supervilla di Giuseppe Barletta a San Siro vicina all’ex casa da sogno di Icardi e Wanda Nara e due mega terreni: valore 12 milioni di euro. Vi scriveremo come si è fatto i soldi

17 Novembre 2020 - 16:16

Gli eventi della procedura finalizzata al salvataggio, attraverso il concordato preventivo, di una delle sue azienda (la Soesa), ci fornisce lo spunto per riprendere il nostro archivio allo scopo di creare una retrospettiva. Così capirete come sono nati il Centro Campania, i suoi derivati, fino all’operazione Leroy Merlin, poi abortita

MADDALONI (g.g.) – Le poche righe che dedicheremo. in calce all’articolo di presentazione, all’esordio di una fase di dismissione di asset proprietari di Giuseppe Barletta, che il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e il curatore cercheranno di vendere per dare un senso e un riscontro al concordato preventivo chiesto nel 2016 da una delle tante società dell’imprenditore maddalonese, costituiscono un asciutto aggiornamento della realtà, piccoli o grandi, sempre fatti nuovi rispetto ad una vicenda, quella turpe dell’Interporto di Maddaloni-Marcianise, che chi scrive conosce da almeno da una dozzina di anni.

Questi 3 beni, valutati almeno 12 milioni di euro, hanno rappresentato per anni, forse per decenni, solo alcuni gioielli del patrimonio di Barletta. Pensateci un attimo a quante società è riconducibile il nome di questo imprenditore (diciamocela tutta, sedicente imprenditore). E riflettete un attimo, soprattutto voi che avete seguito i tanti approfondimenti dedicati a quella che è forse la madre

di tutte le vergogne del truffanesimo (un termine che abbiamo appena inventato per rendere bene l’idea) casertano, quante di queste società sono morte e poi risorte sotto mentite spoglie, rianimate da prestanome di tradizione e di nuovo conio. Pensate un attimo a quello che doveva essere il bilanciamento tra opere realmente interportuali, cioè parte della filiera comprendente la produzione, la movimentazione, eventualmente lo stoccaggio e ancora la distribuzione e la consegna di merci di vario genere. Nei corsi universitari di Economia dei Trasporti la chiamano intermodalità. Quella di Barletta è stata, invece, una modalità unica: utilizzo gli enormi vantaggi competitivi che mi garantisce l’essere diventato (e si sa bene come) l’attore privato dell’accordo di programma del 1997 e poi, strada facendo, passate nel dimenticatoio le percentuali che quell’accordo attribuiva alla parte interportuale, letteralmente definita, e alla parte dei servizi, nei quali potevano entrare anche strutture commerciali al dettaglio, trasformando il tutto, con la complicità di chi avrebbe dovuto tenere sotto controllo l’attuazione dell’accordo di programma, in un’enorme speculazione, prima edilizia e poi commerciale.

Perché se il focus del privato, cioè di Barletta, è stato sempre illuminato solo per le operazioni commerciali, è chiaro che l’enorme quantità di terreni che quell’accordo di programma, sottoscritto anche, anzi, soprattutto, dai comuni di Marcianise e Maddaloni, gli permetteva di espropriare, pagando i prezzi modicissimi per le zone agricole (pagando si fa per dire, poiché tanti contadini aspettano ancora quanto dovuto). E su quei terreni si è sviluppata un’attività commerciale. Quei fondi hanno centuplicato il proprio valore, a partire dalla mega operazione Campania, con cui Barletta ha fatto un colpo speculativo senza precedenti in Italia e forse anche in Europa, prendendosi anche il lusso, per maramaldeggiare, di tenere per sé per anni la proprietà del multisala Cinepolis.

E allora la notizia di questo villone da 3 milioni di euro, nell’elegante zona di San Siro, dove abitano le star del calcio meneghino, gli attori, in pratica i vip, unita a quella dei due terreni da circa 300 mila mq, all’interno dell’area industriale di Marcianise, messi in vendita dal giudice fallimentare, ci danno lo spunto per riprendere il filo di un discorso, sostanzialmente interrotto nel momento in cui, dopo un ventennio di totale impunità, è successo che nel marzo 2019 la Procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, nel dettaglio l’allora procuratore aggiunto Antonio D’Amato, oggi membro togato del Csm, insieme agli uomini valorosi del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, sono riusciti ad infrangere il tabù e a penetrare nel santuario di uno che, fino a quel punto, era stato un intoccabile. E ancor più intoccabile diventava man mano che il suo patrimonio cresceva, grazie a operazioni come quella del Campania o come quella di Leroy Merlin, finalmente abortita grazie all’indagine appena citata.

E più aumentava il suo potere contrattuale, che gli consentiva di tener buoni (Dio solo sa come) tanti mondi che avrebbero potuto porsi il problema, magari intervenendo pure con gli strumenti del diritto e della democrazia, del modo con cui Barletta diveniva giorno per giorno un paperone, pur dibattendosi in apparenti crisi societarie che poi, come ha mostrato l’indagine di D’Amato, erano solo momenti, puntate, episodi di un enorme disegno truffaldino per violare le leggi e soprattutto evadere le tasse.

E allora, nei prossimi giorni (domani, al massimo dopodomani), per tutti coloro che negli anni scorsi si sono persi molte inchieste firmate dal sottoscritto, vi riproporremo qualche storia, qualche episodio illuminante per la cognizione, raccapricciante per la condizione di ciò che sono stati (e forse sono ancora) il Diritto e la legalità in questa terra, per farvi capire cosa è successo nei primi anni di questo millennio, a partire dalla costruzione di quello che è diventato il centro commerciale più frequentato nell’Italia meridionale, cioè il Centro Campania.

L’Interporto di oggi? Pensate che Barletta, a cui la Cassazione ha confermato i domiciliari, ne sia fuori? No, non lo è. E vi spiegheremo per filo e per segno il perché.

QUI SOTTO LA SINTESI DELLA NOTIZIA RIGUARDANTE LA PROCEDURA DI VENDITA DELLA SUPERVILLA MILANESE E DEI DUE TERRENI MARCIANISANI

È riuscita ad evitare il fallimento la Soesa Srl, Società Esecuzione Appalti, azienda facente capo al patron Giuseppe Barletta, sotto processo nell’ambito dell’inchiesta “The Family 1 e 2” e indagato per i permessi a costruire relativi all’Interporto di Marcianise e per i suoi rapporti con il comune.

Un salvataggio riuscito grazie al concordato preventivo omologato dal giudice Valeria Castaldo del tribunale fallimentare di Santa Maria Capua Vetere. E’ di queste ore la notizia, infatti, che con il parere favorevole dei creditori, il commissario giudiziale ha pubblicato un invito a manifestare interesse nell’acquisto di una serie di beni di proprietà dello stesso gruppo imprenditoriale. Si tratta della villa stile liberty di Milano, zona San Siro, e di 3 terreni località Aurno di Marcianise, per capirci, zona dove insiste il Campania.

La villa milanese di Barletta era salita all’onore delle cronache la scorsa estate, quando all’interno dell’immobile la guardia di finanza sequestrò quadri di artisti del calibro Warhol e Dalì e anche diverse sculture, poi tutti gli oggetti furono dissequestrati.