Stefano Graziano e la Pignetti considerano De Luca morto e sepolto in vista delle Regionali. Impugnare la delibera sulle tariffe Asi è mero ostruzionismo politico

22 Luglio 2024 - 13:18

Lei e Tamburrino affermano che l’adozione di quelle decise per gli altri 4 Consorzi metterebbe in pericolo i Bilanci. E per forza! La presidenza ha speso milioni e milioni di euro per costi di rappresentanza, milioni per avvocati esterni, di cui quasi 100mila solo per le querele a noi, pur avendo un ufficio legale interno. Ora vuol scaricare sui costruttori la gestione dissennata dei conti. Ha fatto una fondazione, poi convenzioni con organizzazioni per detenuti. Tutte cose che non c’entrano nulla con la ragion d’essere di un’Asi. L’Ance intanto tuona, ma la realtà è questa e ve lo meritate, perché in dieci anni avete lasciato Casertace sola a lottare contro questo sistema

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Che dobbiamo fare: da 8-9 anni a questa parte abbiamo cercato anche di alleggerire la struttura della nostra proposta dialettica nel momento in cui questa ha riguardato la gestione e quello che dovrebbe essere il coordinamento delle politiche industriali che nei micro-territori provicniali e comunali è contenuto appartenente alle competenze dei consorzi intercomunali denominati Asi, Aree di Sviluppo Industriale, e delle cosiddette aree Pip, strettamente mono-comunali, acronimo che sta per Piani di Insediamento Produttivo.

Abbiamo cercato di alleggerire utilizzando una prosa scanzonata, goliardica, satirica, nei confronti di chi nel Consorzio Asi esercita il potere da ben due lustri, un vero e proprio record nazionale. Quelle modalità espressive hanno, invece e putroppo, costituito il pretesto per un attacco senza precedenti contro un organo di informazione fatto segno di decine e decine di azioni giudiziarie, di querele, di citazioni in giudizio, la maggior parte delle quali, come potremo dimostrare eventualmente in ogni momento, si sono chiuse con archiviazioni e proscioglimenti, a fronte di qualcun’altra che (per motivi di forza maggiore, di impossibilità materiale a consultare gli atti giudiziari da parte di chi ne era destinatario, o anche a causa di un approccio troppo pilatesco di giudici non togati, ossia di avvocati prestati alla funzione giudicante per le cosiddette cause bagattellari) si sono risolte con multe, tutto sommato limitate nella loro cifra quantitativa, tutte comunque impugnate in secondo grado, quando ci sarà un giudice vero, dunque togato, per determinarne le sorti giudiziarie.

Per cui, siccome la presidente dell’Asi Raffaela Pignetti non è una persona molto spiritosa e magari ad una attività satirica di un giornale non sa rispondere con lo stesso spirito, dobbiamo necessariamente ragionare in termini austeri, forse anche noiosi per chi legge.

Noi abbiamo avuto sempre un punto di vista molto chiaro e siamo sicuri che quel nostro spirito goliardico, sdrammatizzante, sia stato, ripetiamo, utilizzato come un pretesto da chi aveva pochissimi argomenti di replica alle contestazioni negli articoli contenute, a partire dall’utilizzo improprio e spendaccione delle pubbliche risorse e dalle decine e decine, a questo punto centinaia, di migliaia di euro pesi in avvocati esterni solo per bombardare di querele questo giornale.

Ma la Pignetti è ancora lì e, piaccia o no, se si scrive un articool sull’Asi si ha lei come interfaccia pienamente legittima e legittimata dalle leggi e dalle norme, ma soprattutto da una Regione Campania distratta, che le ha permesso di allungarsi per altri due anni.

E se lo merita, De Luca, quello che la presidente Pignetti sta facendo nei suoi confronti. Se lo merita perché, per accontentare la pariglia costituita da Stefano Graziano e Giovanni Zannini, poi ridotta al solo Zannini, nel momento in cui Graziano ha tradito il governatore che molto aveva fatto per lui quando era rimasto senza cariche, ha consentito alla laureata in Beni Culturali aversana di fare letteralmente quel che le pareva per anni.

Ora che il futuro di De Luca è diventato incerto, ora che Stefano Graziano ha maturato la non certo infondata idea che il Pd, allo scopo di tenere viva e vegeta l’intesa con 5 Stelle, si appresta a costruire una coalizione per le prossime elezioni regionali, capitanata, con ogni probabilità, e secondo i rumors più accreditati, dall’ex presidente della Camera dei Deputati Raffaele Fico, ci sta che la Pignetti assuma una posizione estrema nei confronti di chi le ha permesso di stare già dieci anni su quella poltrona.

DELIBERA INATTACCABILE. SOLO OSTRUZIONISMO POLITICO CONTRO DE LUCA DELLA COPPIA GRAZIANO PIGNETTI – Il rosso di Teverola le avrà detto: tu fai ricorso al Tar impugnando la delibera che ti obbligherebbe ad omogeneizzare, a perequare le tariffe relative agli oneri di insediamento di nuove strutture produttive nei perimetri della tua Asi. Rifiutati di applicare gli stessi importi, per i quali le altre Asi si sono accordate con la Regione.

Fare questo, però, rappresenta un’operazione spregiudicatamente politica, con una ragion politica che calpesta a nostro avviso le ragioni di tante imprese del territorio che non a caso, nelle ultime ore, hanno attaccato duramente la delibera con cui l’Asi impigna il provvedimento della Regione, ritenendo un’enorme iniquità ed ingiustizia il fatto che qui a Caserta la Pignetti vuole che si paghino tariffe sensibilmente maggiori a quelle parificate di tutte le altre Asi.

È un’operazione di mero ostruzionismo politico: Graziano, storico tutor e mentore della Pignetti, le dice di andare contro De Luca perché questo le farà conquistare delle benemerenze in vista delle prossime elezioni regionali, dove, con Gennaro Oliviero, magari fatto fuori dalla norma interna sul numero di candidature ottenute negli anni a consigliere regionale, si aprirebbe uno spazio importante, occupabile magari da un ticket tutto aversano formato da Marco Villano e dalla stessa Pignetti, con il copyright di Stefano Graziano.

Altrimenti, non avrebbe proprio senso la posizione assunta l’altra sera e approvata dal comitato direttivo dell’Asi di Caserta ad epilogo di una contrastatissima votazione di 3 voti contro 2, con il componente di Giovanni Zannini, ossia Alessandro Rizzieri, che per la prima volta suo malgrado è stato costretto a votare contro alla Pignetti, perché se avesse votato a favore qualcuno, sempre per la prima volta, avrebbe detto a Zannini, nell’entourage del governatore, a che gioco stesse giocando.

Purtroppo, non vi fate scendere la barba, ma quando si parla della Pignetti, pur sapendo bene che lei non rifletterà mai, men che meno risponderà a una questione di merito da noi sollevata, bisogna partire dalla prima elementare. In questo caso dalle competenze costituzionali in materia di attività produttive, specificatamente in materia di attività industriali, ossia quelle del cosiddetto secondo settore.

Nella ripartizione generale dell’articolo 117 della Costituzione, forse quello più modificato dal 1948 ad oggi, si incastra questa materia molto ampia, molto complessa, tra quelle su cui esiste una potestà frutto della cosiddetta legislazione concorrente. E quando c’è la legislazione concorrente, per evitare casini, occorre che lo Stato e le Regioni circoscrivano a monte, attraverso la loro rispettiva legislazione, le materie che appartengono all’uno o all’altra.

Poi ci sono gli organismi di mediazione, come la conferenza Stato-Regioni, c’è la giurisprudenza costituzionale.

Ma la questione che affrontiamo noi è assolutamente pacifica, in quanto riguarda le competenze sugli insediamenti industriali che avvengono nell’intero territorio della Regione. Non a caso ci sono cinque Asi, ognuna per le 4 province e un’altra per l’area metropolitana di Npaoli.

Siccome i Comuni non hanno competenze in merito alle politiche industriali provinciali, ma nell’ambito dei loro Piani Regolatori, oggi Puc, possono delimitare, in ossequio ai Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale, e ai Piani di Coordinamento Regionale, le aree di categoria D, ossia adibite a industrie attività produttive, e le aree Pip, non c’è alcun dubbio dell’esistenza di una piena potestà riguardante il coordinamento delle politiche di gestione delle Asi in ognuna delle 4 province e nell’area metropolitana di Napoli.

Ci rendiamo conto di esporre una narrazione surreale, ma se dobbiamo essere elementari, perché dall’altra parte c’è la presidente Pignetti, questo ci tocca fare. Una premessa per affermare che se esistono delle leggi per la Regione Campania, ripetiamo leggi e non altre fonti del diritto, che si occupano espressamente dei contenuti con cui la Regione svolge la funzione di coordinamento delle attività delle cinque Asi, perché sui territori non si determinino squilibri e sperequazioni ai danni delle imprese, non è materia di discussione, men che meno davanti ad un Tar, quella relativa ad una contesa tra la Regione Campania e un Consorzio Asi ribelle come quello di Caserta.

La legge n.16 del 7 agosto 2019 ha rafforzato, infatti, il ruolo delle Asi quali interlocutore stabile della Regione Campania, in modo che l’espressione della potestà che discende dalla Costituzione si riempia di contenuti di qualità, frutto di un serrato confronto diretto tra chi le norme le deve rispettare, ossia le Asi, e chi le norme le deve indiscutibilmente erogare, ossia la Regione Campania.

Quando parliamo di rafforzamento, ci riferiamo alla nascita di un nuovo organismo che si chiama per l’appunto comitato di coordinamento delle attività dei Consorzi ASI, costituitosi nel 2019 con la legge regionale 16, formato dall’Assessore regionale delegato allo sviluppo economico e alle attività produttive che lo presiede e dai Presidenti dei
Consorzi ASI o loro delegati, nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale su proposta dell’Assessore regionale delegato in materia.

L’ASSENZA DELLA PIGNETTI DALLE RIUNIONI DEL COMITATO DEI PRESIDENTI ASI LA SMASCHERA – E sono proprio le riunioni di questo comitato che la presidente Pignetti ha disertato. Lì avrebbe avuto la possibilità di esprimere il suo dissenso, le sue riserve. Il fatto di non essersi proprio presentata la dice lunga sulla sua volontà politica, che esulava totalmente dagli aspetti tecnico-amministrativi della vicenda.

Un’assenza che è errore, in quanto la propria capacità di pretendere che fossero messe a verbale tutte le sue idee difformi, avrebbe reso un po’ più difficile, collocandola sul terreno di un’opinabile processo all’intenzione, la deriva politicista e meramente pretestuosa della sua posizione attuale, materializzatasi con quel voto 3-2 sull’impugnazione della delibera di giunta regionale che, tenendo conto dei dirimenti lavori preparatori del comitato di coordinamento, ha omogeneizzato le tariffe degli oneri di insediamento e altri oneri, così come richiesto dalle Unioni Industriali provinciali e dalle sezioni ugualmente provinciali dell’Associazione Nazionale Costruttori edili o Ance che dir si voglia, i quali non hanno parlato solo dall’esterno quale controparte da incontrare in riunioni organizzate ad hoc, ma sono stati parte attiva di un altro organismo interno, valorizzato proprio dalla costituzione, datata 2019, del comitato di cui sopra.

Continuando con il nostro Abc, segnaliamo al riguardo che la legge n.19 del 2013 già prevedeva l’esistenza di questo organismo, non definito come comitato, bensì come “consulta regionale” così composta:
a) dal direttore generale per lo sviluppo economico e le attività produttive o suo delegato;
b) dai rappresentanti legali dei consorzi Asi della Regione;
c) da tre esperti designati dal Presidente della Giunta regionale, su proposta dell’assessore
regionale competente;
d) da tre rappresentanti designati dalle associazioni regionali degli imprenditori.

Insomma un tavolo sulla carta molto efficace per rendere immediatamente utilizzabili i lavori preparatori. Tutto questo per dire che quando la delibera n. 278 del 6 giugno 2024 (che pubblichiamo integralmente in calce), che l’Asi di Caserta, con i 3 voti della Pignetti, di Nicola Tamburrino e di Gianni Comunale, andrà ad impugnare, esprime nella sua funzione esecutiva delle tabelle specifiche delle tariffe che le Asi devono applicare, una piena e totale rispondenza a leggi assolutamente incontestabili nelle espressioni delle competenze che le Regioni italiane, nella specie la Regione Campania, esprime in ordine alla materia del coordinamento delle politiche dei Consorzi Asi quando queste politiche di gestione investono la materia delle pari opportinità offerte alle imprese nella delicatissima e fondamentale fase di determinazione delle tariffe per gli oneri di insediamento.

(…)la Giunta regionale, nell’ottica della semplificazione e della accelerazione dei
procedimenti amministrativi per l’insediamento delle attività produttive negli agglomerati industriali, adotti
le linee di indirizzo dell’attività gestionale che recano modelli e schemi di riferimento volti a rendere
omogenee le attività consortili di gestione
“.

Amen. Scusate le banalità, ma abbiamo detto all’inizio perché siamo costretti a farvele sorbire con il cucchiaino dato che c’è una presidente dell’Asi specializzata, ovviamente con i soldi pubblici, in un uso di armi di distrazione che possano distogliere l’attenzione dalla gestione fallimentare dell’ente che presiede, lo ripetiamo per la terza volta, da ben dieci anni.