Strage di Rigopiano, condannato per depistaggio l’ex viceprefetto di Caserta

14 Febbraio 2024 - 17:29

L’albergo di Farindola sepolto sotto metri di neve e ghiaccio: 29 le vittime

CASERTA. Sentenza parzialmente riformata in Appello per la strage di Rigopiano, avvenuta il 18 gennaio del 2017 e costata la vita a 29 persone. 

L’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, già vice prefetto di Caserta, è stato condannato a un anno e otto mesi per depistaggio. Per l’ex capo di gabinetto della Prefettura Leonardo Bianco la Corte ha disposto una condanna di un anno e 4 mesi mentre per il tecnico del comune di Farindola Enrico Colangeli la pena è di due anni e 8 mesi. Sono in tutto 22 le assoluzioni.

Otto condanne e 22 assoluzioni

E’ dunque di otto condanne e 22 assoluzioni il verdetto della Corte d’Appello dell’Aquila dopo cinque ore di camera di consiglio. I giudici hanno confermato le condanne inflitte in primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso. Oltre all’ex prefetto Provolo, che dovrà scontare una pena di un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d’ufficio, sono stati condannati Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola.

Il presidente del collegio giudicante, Aldo Manfredi ha impiegato 20 minuti per leggere il dispositivo della sentenza d’Appello per la tragedia dell’albergo di Farindola, distrutto da una valanga il 18 gennaio 2017 con 29 vittime e 11 sopravvissuti.

Il padre di una delle vittime: “Non è stata resa giustizia”

 “Tutte le allerte valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia. Che la facciamo a fare?”. E’ il commento di Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne addetto alla reception dell’hotel Rigopiano, morto il 18 gennaio 2017 nella struttura travolta dalla valanga. “Ho provato molta confusione. Non hanno reso giustizia. Sono molto amareggiato perché non sono stati puniti i maggiori responsabili”, ha aggiunto Bonifazi. 

“Non c’è giustizia di fronte alla morte”

 “Ci sembra che la Corte abbia ragionato in termini di giustizia. Le sentenze si commentano leggendole. Non c’è giustizia di fronte alla morte. C’è la possibilità di avere risarcimenti e ristori. Sono processi in cui gli essere umani devono essere rispettati, anche quanti sono stati condannati. Ci sembra che questa sentenza possa riaprire degli spazi”. Lo ha detto l’avvocato di parte civile, Romolo Reboa, al termine della lettura della sentenza.