TANGENTOPOLI ALLA PROVINCIA. Anche il dirigente Paolo Madonna è indagato. Ecco le strategie della difesa al Riesame patrimoniale. I pm fanno catenaccio sugli altri filoni di indagine

23 Dicembre 2024 - 15:51

D’altronde era – almeno per noi – scontato. Perché era difficile ritenere che un sistema corrotto (qual è secondo noi) come quello dell’amministrazione provinciale di Caserta, da vent’anno a questa parte, poteva svilupparsi tramite solo le attività al settore Viabilità in capo al dirigente Gerardo Palmieri, al cui faceva da contraltare il settore puro dell’Edilizia di Paolo Madonna

CASERTA – L’avvocato Giuseppe Stellato si fa in due. Nel senso che è lui il legale che dovrà tentare di dimostrare che i due ingegneri dell’amministrazione provinciale di Caserta, da un lato Gerado Palmieri, che ha dovuto affrontare un decreto di perquisizione ed è indagato in concorso e corruzione e falso, e Paolo Madonna dall’altro lato, per quest’ultimo per reati ancora difficili da ipotizzare, mentre era stato abbastanza agevole farlo, ovvero l’ipotesi di un suo coinvolgimento nell’indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere, visto che era difficile pensare che l’inchiesta fosse circoscritta agli episodi che vedono coinvolti Giorgio

Magliocca, Cosimo Rosato e Gianpaolo Benedetti, rispetto ad affidamenti diretti in cambio di presunte sponsorizzazioni per il Vitulazio Calcio e per il Gladiator.

Facile da ipotizzare in quanto Paolo Madonna è l’alter ego, è il secondo console speculare rispetto alle due fondamentali sezione della potestà di ogni amministrazione provinciale e di ogni città metropolitana d’Italia.

I lavori pubblici sono soprattutto (o quasi del tutto) Viabilità, delega in capo a Gerardo Palmieri, ed Edilizia, delega ricoperta da Paolo Madonna. È in questi settori che gira il soldo, il soldo vero. E noi siamo sicuri che ne abbia girato tanto e che tanto sia finito fuori ai sentieri della legalità. Siamo sicuri che le storie di Rosato e di Benedetti sia solo una punta di un iceberg enorme di mala gestione, ma anche di corruzione.

Per cui, siccome di questo sono convinti anche i magistrati della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, i titolari dell’indagini Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, alla dura ricerca dei riscontri, di quelle prove che consentano di trasformare in condanne questa loro convinzione, il dirigente Paolo Madonna non poteva non essere iscritto nel registro degli indagati perché, come questo giornale ha raccontato per anni, centinaia e centinaia di nefandezze sono state compiute nelle procedure di affidamento, in generale potremmo dire nelle procedure d’appalto, sopra e sotto soglia, di lucrosissimi interventi relativi agli immobili che ospitano gli istituti superiori, esclusiva competenza, come è noto, delle amministrazioni provinciali e delle città metropolitane.

Le schermaglie tra accusa e difesa sono già cominciate. Ce ne siamo accorti osservando la fuga di verbali, orientata da ben definiti avvocati a ben definiti giornali.

Si tratta di verbali relativi all’udienza del Riesame patrimoniale a cui si sono rivolti Mauro Iodice, avvocato difensore di Giorgio Magliocca, e Giuseppe Stellato, come detto, difensore di Palmieri e da poco anche di Madonna.

La strategia di Stellato è evidente. Gerardo Palmieri accusa Giorgio Magliocca e sviluppa un racconto veritiero. In pratica, si autoaccusa. Ma di che cosa si autoaccusa? Probabilmente, i pubblici ministeri cercheranno di confermare per lui gli addebiti di concorso in corruzione e falso, ma è chiaro che la tesi difensiva sia quella di autoaccusarsi di abuso d’ufficio.

Cosa dice, in sostanza, Gerardo Palmieri? Il presidente Magliocca mi indica il nome di Rosato, io evito di utilizzare il software per la rotazione degli inviti e gli affido direttamente l’appalto. Un abuso d’ufficio che, però, va discusso e non poco. Perché nel momento in cui Palmieri non usa il software è perché in quel software pensa di trovare una situazione tale da non poter affidare a Rosato. Insomma, siamo su un crinale molto sottile che a nostro avviso, però, mette in discussione il concorso nella corruzione, ma difficilmente può farlo con il reato di falso ideologico, compiuto con falso materiale, ossia reato previsto dall’articolo 479 del codice penale, compiuto tramite quello previsto dall’articolo 476.

Qualcuno potrebbe chiedere: ma perché si presenta un ricorso al Riesame patrimoniale quando i sequestri riguardano telefoni cellulari o pc che, sicuramente, poi saranno restituiti ai proprietari, in quanto la procura ha già da tempo acquisito o non acquisito dagli stessi tutti gli elementi che riteneva di dover cercare?

È una partita a scacchi. In queste udienze i difensori ci vanno per cercare di sapere di più. Nel caso specifico abbiamo 20 pagine contenenti il decreto di perquisizione. Nel momento in cui la procura deve comparire davanti ad un giudice (quello del Riesame, per l’appunto), riversa in udienza dei documenti, degli elementi con cui va a rivendicare la piena validità giuridica del proprio operato.

Questi documenti vengono acquisiti dagli avvocati difensori che in questa maniera ne sanno di più rispetto a ciò che sapevano. Ma mai e poi mai si deve pensare che un pubblico accusatore possa incorrere nell’errore di far planare in un’udienza del Riesame atti su indagini ancora vive o appena iniziate. Per cui, lì è arrivato qualcosa di contiguo, di attinente all’attività relativa al caso delle sponsorizzazioni. È arrivato questo o poco di più.

I pm non hanno certo utilizzato atti di indagine ancora segretissimi. E siccome in questa storia la sensazione è che atti di indagine ce ne siano molti altri e almeno altri due/tre siano i filoni relativi, come d’altronde dimostra la citata iscrizione nel registro degli indagati di Paolo Madonna, non è che gli avvocati abbiano portato con se elementi rivelatori in grado da permettere loro di avvertire i propri assistiti su ulteriori incipienti e ancor più gravi pericoli relativi alla loro libertà personale.