TRA SACRO E PROFANO. Festa di Sant’Antuono candidata ai beni immateriali dell’Unesco

16 Ottobre 2020 - 17:44

L’evento clou e’ la sfilata di venti carri di Sant’Antuono che raffigurano perlopiu’ il maligno da scacciare a ritmo delle percussioni di 1500 bottari

MACERATA CAMPANIA/PORTICO DI CASERTA – Una festa in cui il sacro si mischia con il profano, come e’ nelle piu’ antiche e autentiche tradizioni popolari. La Festa di Sant’Antuono, ovvero della musica contro il diavolo, antichissima – forse risale ai primi secoli del cristianesimo – trasmessa da generazione in generazione, e’ nel cuore e nella mente di ogni cittadino di Macerata Campania; si tiene a partire dal weekend precedente il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, e vi partecipa attivamente un’intera comunita’ e quelle vicine.

La Festa e’ stata oggetto di un lavoro di ricerca da parte dell’Universita’ Luigi Vanvitelli sulla base di un bando regionale; un lavoro che presto potrebbe dare il via all’iter per portare la Festa al riconoscimento tra i beni immateriali Unesco. L’evento clou e’ la sfilata delle venti “battuglie di pastellessa” organizzate dagli abitanti di Macerata Campania, ovvero venti carri di Sant’Antuono che raffigurano perlopiu’ il maligno da scacciare a ritmo delle percussioni di 1500 bottari, senza distinzione di sesso o eta’, o religione; ci sono anche bimbi di due anni, e 80enni. E c’e’ un’associazione che da sempre salvaguarda la Festa come una sacra reliquia, e’ l’associazione “Sant’Antuono & le Battuglie di Pastellessa”, Ong accreditata dall’Unesco, il volto laico di una festa legata al culto di Sant’Antonio Abate e alla parrocchia di San Martino Vescovo. Il segretario, Vincenzo Capuano, spiega cosa vuol dire Festa di Sant’Antuono per un cittadino di Macerata Campania, ma anche per i cittadini dei comuni vicini, come Portico di Caserta.

“La Festa di Sant’Antuono e’ un impegno che dura tutto l’anno; gia’ il giorno dopo la fine della festa si lavora per l’anno successivo; a febbraio e marzo c’e’ il disfacimento dei carri, in primavera si procede alla progettazione, che dura fino all’estate, per l’edizione dell’anno dopo, mentre da settembre ci sono i lavori di preparazione dei carri, e a novembre e dicembre le prove musicali. La Festa e’ unica – prosegue Capuano – perche’ e’ un susseguirsi di attivita’ tra aspetti religiosi e pagani, o anche misti; penso a quanto avviene la domenica che precede il 17 gennaio, quando i 1500 bottari, il 30% dei quali provenienti dalle comunita’ vicine ma anche da altre parti della regione e d’Italia, suonano sul sagrato della chiesa abbaziale di San Martino Vescovo, con il Santo esposto nella navata centrale come a guardare verso l’esterno; si vedono scene di bottari che piangono dall’emozione e tutto questo rappresenta un vero atto di devozione”.

Cio’ che rende “unica la Festa di Sant’Antuono e’ il valore sociale e di aggregazione tra le comunita’, la rappresentativita’ della diversita’ culturale e della creativita’ umana. La musica di Sant’Antuono, che con ogni probabilita’ risale al periodo precristiano, e che forse e’ il piu’ antico ritmo musicale d’Europa arrivato intatto al giorno d’oggi, riesce ad essere un collante fortissimo e dal valore universale”. La comunita’ di Macerata Campania da anni attua delle politiche di salvaguardia secondo i criteri Unesco. “Gia’ nel 2012 – dice Capuano – il Comune ha ratificato con apposita delibera la Convenzione Unesco del 2003, riconoscendo la Festa di Sant’Antuono come Patrimonio Culturale Immateriale della nostra citta’, e cio’ ha portato frutti importanti relativi alla salvaguardia. Basta pensare che l’Istituto Comprensivo locale ha aderito alla Rete nazionale delle Scuole Associate all’Unesco e organizza corsi per gli studenti sulle tematiche Unesco”.