Tre sindaci macchietta, più che illegali: Magliocca, Tessitore e Ferrara si ribellano al Tar e a Draghi e chiudono le scuole. Cari eroi, andate a lavorare

11 Gennaio 2022 - 13:30

In calce al nostro articolo in cui, naturalmente, superato lo sbigottimento che diventa sempre meno forte, visto che ci aspettiamo di tutto di questo territorio, spieghiamo la nostra posizione, trovate le ordinanze di Magliocca e Ferrara e l’inquietante post di Tessitore

 

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Siccome abbiamo difficoltà a trovare altri aggettivi all’interno dei vocabolari della lingua italiana più importanti e autorevoli, che ci permettano di qualificare il livello della classe politica campana, ancor più di quella casertana, andiamo subito al punto, facendovi sconto di tutte le espressioni retoriche e anche di qualcuna diretta – la pernacchia prima tra tutte – che meriterebbero questi tre sindaci.

I quali sono l’espressione più precisa, autentica, geometricamente sovrapposta, del livello culturale di questi nostri territori.

“Siamo rimasti in tre, tre somari e tre briganti…”

La canzone-capolavoro composta a sei mani da tre giganti della cultura e dello spettacolo italiani, Pietro Garinei, Alessandro Giovannini e Domenico Modugno e interpretata da quest’ultimo nella celeberrima commedia musicale “Rinaldo in campo”, racconta dello scoramento del protagonista, il brigante, di fronte alle tante cose che c’erano da fare in quel momento per raggiungere gli obiettivi che lui, da Robin Hood della Sicilia ancora borbonica ma già invasa da Garibaldi, inseguiva.

Leggendo ieri sera, sul tardi, queste tre ordinanze del sindaco di Pignataro Maggiore Giorgio Magliocca, peraltro presidente della Provincia, di quello di San Felice a Cancello Giovanni Ferrara e quella, veramente formidabile, del sindaco di Francolise Gaetano Tessitore, ci è ritornato in mente quel motivetto scritto poco più di 60 anni fa e rimasto nella memoria di tante generazioni di italiani anche per quella ritmica che effettivamente evocava il passo degli asinelli.

Tre briganti e tre somari diventa una metafora letterale, cioè agganciata al testo di quella scena teatrale e di quella canzone in cui Franco e Ciccio fanno da spalla al loro capo Dragonera.

Di fronte alla enormità della questione-Covid e della questione-Caserta, occorrerebbe forse il disincanto e anche l’umiltà intima del brigante Dragonera per averne esatta misura, invece della buffa, ridicola presunzione di questi sindaci che ritengono di poter violare la legge senza problemi.

Giorgio Magliocca, Ferrara e Tessitore firmano una sorta di ordinanza della resilienza autoctona. Si sentono eroi davanti alla cecità e alla insensibilità del presidente del consiglio Mario Draghi, per loro tre un coglioncello qualunque che ha fatto giusto un po’ di pratica, ma proprio mezza giornata, da governatore della Banca d’Italia quale allievo prediletto di Carlo Azeglio Ciampi, poi a capo dell’economia europea con il timone spesso imbizzarrito della Bce, che ha lasciato dopo aver pronunciato una di quelle frasi che, al pari di quelle dette in altra epoca da Martin Luther King, da John Kennedy o dal Mahatma Gandhi, è destinata a sopravvivere alle generazioni: “Whatever it takes“, riferendosi alla ineluttabilità e alla impossibilità storica di emendare l’esistenza della moneta unica europea.

Insomma, un dilettante. Vuoi mettere, invece, la pesantezza, l’influenza dei curricula dei signori Magliocca, Gaetano Tessitore e Giovanni Ferrara?

E allora, mentre il governo impugna l’ordinanza di De Luca davanti alla Corte Costituzionale e si aggiunge agli attori del ricorso al Tar che ha sospeso, ieri, l’eversiva ordinanza del governatore Vincenzo De Luca, questi tre campioni della politica casertana (che a questo punto proponiamo di immortalare nei secoli scolpendo nella residua roccia del monte Tifata risparmiata dalla cave i loro volti, così come è stato fatto sul monte Rushmore con i mitici presidenti degli Stati Uniti George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln), si ribellano al potere costituito e scrivono tre ordinanze con le quali chiudono le scuole dei loro comuni seppur per pochi giorni.

Magliocca ormai è lanciato: dopo aver dato, infatti, alle stampe, insieme a Giovanni Zannini, il nuovo manuale del Diritto Civile Italiano, lo “Zannini-Magliocca” per l’appunto, destinato a soppiantare lo storico “Trabucchi”, sta ultimando anche una innovativa pubblicazione destinata a rivoluzionare il Diritto Amministrativo nazionale.

Evidentemente deve avere un segretario comunale, Anna Lisa Simone, che venendo da Formicola, cioè dallo stesso paese di origine e anche di residenza di Riccardo Ventre, politico ma anche insigne giurista, vuole gettare il seme di una grande riforma del Codice Amministrativo e di tutte le giurisprudenze annesse al medesimo e anche, perché no, alla Costituzione Italiana.

Il passaggio decisivo su cui un ormai sempre più stravagante Magliocca, uscito male, ma proprio male, dagli ultimi mesi a partire dalla misteriosa malattia, poi rientrata, fino ad arrivare alle elezioni provinciali, passando per la proterva e psicotica gestione della vicenda Gisec, giustifica l’ordinanza di chiusura delle scuole, finalizzata a realizzare uno screening tra gli alunni, è da proprio da neuro.

Il testo integrale lo potete leggere in calce a questo articolo.

In sostanza, cita un parere del Viminale – Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, che interpreta – secondo noi correttamente – l’articolo 50 del Tuel, che riconosce al sindaco i poteri di controllo sanitario nel proprio Comune. Da questo Magliocca, come se nessuna altra istituzione si fosse pronunciata, avesse decretato e legiferato in proposito, trae lo spunto per assimilare quella che il Ministero definisce “emergenza sanitaria” per la quale un sindaco esercita i poteri dell’articolo 50 del Tuel con il Covid, che così viene trattato come un accidente verificatosi per la prima volta eri o l’altroieri.

Cos’è un parere di un Dipartimento del Ministero dell’Interno, in pratica con rango di circolare amministrativa, pur essendo una cosa diversa in punto di diritto, rispetto ad una legge dello Stato e rispetto ad una decisione, un’ordinanza esecutiva del Tar a cui la Costituzione Italiana riconosce piena, totale competenza in questioni del genere, a differenza di quello che sta scritto nel Codice di Pignataro Maggiore? È zero o quasi.

Tra l’altro Magliocca o chi gli ha scritto questa cavolata riconosce in premessa che c’è un provvedimento del Tar di Napoli che sospende l’ordinanza di De Luca; riconosce ancora che il governo e il Parlamento hanno approvato decreti e leggi sulla questione del Covid. Poi cita anche le ordinanze di De Luca che ci sono state e hanno potuto determinare degli effetti solo perché, a Palazzo Chigi, prima di questo giovanotto sprovveduto e alle prime armi di Mario Draghi, c’era un altro gigante del Diritto, un avvocato perfetto collega dell’avvocato Magliocca.

Stiamo parlando di Giuseppe Conte, il quale ha permesso a De Luca, soprattutto a lui, di mettersi sotto ai piedi la Costituzione in decine di occasioni, come noi di Casertace abbiamo sempre rimarcato, augurandoci che in futuro un premier normale avrebbe potuto e dovuto fermare questa vergogna, questa distrazione di massa finalizzata a nascondere l’ennesimo disastro della sanità campana targata De Luca.

E questo, con Draghi, fortunatamente è accaduto.

Chissà se Magliocca ha una reminiscenza remota di un contenuto da Abc nello studio del Diritto che si chiama gerarchia delle fonti.

Fonti del Diritto, produttrici di effetti che incidono sui comportamenti, sulle azioni dei cittadini, regolandone le dinamiche e stabilendo anche sanzioni per i trasgressori.

Lo insegnano alla prima lezione nei corsi di Diritto Costituzionale o Pubblico. Il senso sta dentro ai manuali della Filosofia del Diritto, esame ugualmente importante di Giurisprudenza, rimasto evidentemente, anche questo, poco impresso nella memoria dell’avvocato Magliocca.

In cima c’è la Costituzione. Non esiste nessuna legge, nessun decreto legislativo e nessun decreto legge o amministrativo del governo, nessuna legge regionale, nessun atto deliberativo delle stesse Regioni, nessuna ordinanza dei presidenti delle Regioni o dei Presidenti delle Province Autonome di Trento e Bolzano, non esiste nessuna delibera o determina di giunta comunale, di consiglio comunale, di dirigente responsabile di ripartizione, insomma non esiste nessuna fonte del diritto – men che meno una circolare o un parere amministrativo di origine ministeriale – che possa essere minimamente difforme o non in armonia con le norme tratte dagli articoli della Costituzione.

Ogni atto legislativo e amministrativo può essere impugnato davanti ai giudici della Corte Costituzionale, che hanno il potere di far decadere una legge o di revocarla in parte quando questa sia in contrasto con la Costituzione.

In questo caso specifico, l’ordinanza di De Luca e le buffe ordinanze dei tre sindaci sono anti-costituzionali e anche in contrasto con fonti di Diritto di rango immediatamente inferiore, ma assolutamente prevalenti su questo parere del Ministero degli Interni rilasciato in un contesto e in un momento in cui non esisteva la legge n.133 del 24 settembre scorso, con la quale il Parlamento, massimo depositario della democrazia rappresentativa – l’Italia è una Repubblica parlamentare – ha sancito con chiarezza una norma che blocca la gestione anarchica e illegale, secondo noi un vero e proprio scippo, del diritto allo studio, dell’erogazione della didattica, che per la Costituzione Italiana è esclusiva competenza dello Stato, come dimostra un’organizzazione delle strutture che prevede l’esistenza dei Provveditorati, unici organismi da cui dipendono, per l’erogazione del diritto allo studio, presidi, docenti e altri dipendenti dell’amministrazione scolastica che invece non sono dipendenti né della Regione né del Comune di Pignataro Maggiore.

Recita la legge 133 del 24 settembre 2021: “I presidenti delle Regioni, i presidenti delle Province Autonome e i sindaci possono intervenire con atti amministrativi relativi alla chiusura o alla riapertura delle scuole solo quando la Regione, più Comuni o un singolo Comune, sono dichiarati zona rossa”.

La Regione Campania è zona rossa? No. Il Comune di San Felice a Cancello è zona rossa? No. Il Comune di Francolise è zona rossa? No. E allora le ordinanze di De Luca, come quelle dei tre sindaci, sono illegali.

Nulla succederà perché figuriamoci se tre sindaci che chiudono le scuole per due giorni, possono determinare, pur producendo atti illegali (su cui dovrebbe essere la Prefettura di Caserta a vigilare), un caso che arrivi alle orecchie del premier, che ieri ha detto che le scuole non si chiudono e basta.

Resta solamente la constatazione della totale inadeguatezza di questi sindaci, meno colpevoli di chi li ha votati, che oggi non rendendosi conto che esistono leggi che possono essere contestate, che possono essere avversate anche con manifestazioni di protesta, ma devono essere rispettate sempre, anche quando non le si condivide – ed è questo che garantisce il primato della civiltà sul disordine e sulla barbarie – plaudono a queste iniziative a dir poco estemporanee, su cui scriveremo ancora, riservandoci in questa solamente il privilegio di poter citare quell’autentica perla (dove il cambio di vocale ci starebbe tutto) del sindaco di Francolise, che si infettò durante la prima ondata andando a un ricevimento al quale non doveva andare.

Tessitore scrive che lui chiude le scuole fino a quando la sospensiva del Tar non gli sarà notificata. “Striscia la Notizia” manderebbe l’inserto del caratterista Antonelli che dice a Fantozzi: “Ma che cazzo stai a dì?”

Noi, che abbiamo abbracciato la croce della pazienza, poniamo qualche domanda a Tessitore.

Perché, sindaco, lei è stata parte costituita in quel procedimento? Lei ne è stato attore o convenuto o autore di un ricorso incidentale? Solo chi lo è, infatti,E ha il diritto di vedersi notificate le sentenze e le ordinanze dei giudici amministrativi.

Ma lei dice sul serio o scherza? Perché se lei dice sul serio, noi dobbiamo veramente far silenzio di fronte alla irreversibilità dello Stato di arretratezza, di disdoro culturale di una provincia veramente agli ultimi posti tra le aree amministrativamente suddivise in tutto il mappamondo.

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