Truffe alle assicurazioni, uno degli arrestati coinvolto in una indagine contro il CLAN DEI CASALESI

14 Luglio 2020 - 19:51

VILLA LITERNO –  “Un articolato ed efficace meccanismo illecito, che consente di consumare, in modo seriale, un numero indefinito di truffe (e questo appare il ‘core business’ dell’organizzazione criminale): e’, infatti, in grado di stipulare falsi contratti assicurativi di tipo Rca – soprattutto ‘temporanei’, da 1 a 5 giorni, ma non di rado e in modo sempre piu’ massivo anche di durata superiore, fino all’annuale – apparentemente emessi da compagnie assicurative note, ma in realta’ fittizi”. In questo modo e’ spiegata la truffa delle assicurazioni auto nell’ordinanza a firma del gip di Santa Maria Capua Vetere, Orazio Rossi, che ha portato all’arresto di 16 persone e al sequestro di 30 milioni di euro di beni dopo una lunga indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano.

“Vittime dei delitti – prosegue il gip – quindi, sono, in primo luogo, i privati, e talvolta i broker assicurativi, che potranno accorgersi della truffa, e quindi denunciarla, solo nel caso di un raro e accidentale evento rivelatore durante il breve periodo di validita’ della polizza inesistente, come un incidente stradale o un controllo di polizia”. Gli episodi denunciati su tutto il territorio nazionale fanno riferimento a fatti di per se’ di lieve entita’, “con un profitto indebito nell’ordine di qualche centinaia di euro”, riflette il giudice.

Ma quando vittime “sono anche le compagnie assicurative, dato che illecitamente qui ci si appropria del loro marchio”, il “danno economico e ‘di immagine'” e’ molto piu’ alto. Infatti, e’ proprio dalla denuncia di una delle compagnie che l’indagine ha preso avvio: ad essere colpiti anche grandi nomi del mondo assicurativo come Helvetia, Groupama, Cattolica, Greatlakes, Reinsurance, Unipol, DirectLine e Axa. Di fatto, nella prospettazione del pm che ha chiesto le misure “il sodalizio criminale era capace di immettere nel circuito nazionale migliaia di polizze contraffatte, con un ricavo pari, in ipotesi, a diversi milioni di euro, riuscendo a creare una situazione di perfetta apparente legalita’. L’assocazione criminale provvedeva poi al reimpiego dei proventi illeciti attraverso l’investimento del denaro ricavato in numerose societa’ riconducibili ai vertici, legati alla criminalita’ di Castelvolturno. Fra questi nomi noti come Federico e Dionigi Catena e Salvatore Piccerillo (che spesso fungeva da prestanome). Il denaro proveniente dalla truffa, attraverso un collaudato schema di interposizioni fittizie venivano poi reinvestitio nella compravendita di veicoli di provenienza lecita e illecita, ma anche in locali per scommesse e in sale slot. In particolare Dionigi Catena risulta gia’ coinvolto in una grossa indagine del Ros di Napoli, nel 2014 contro il “Clan dei Casalesi”, riconducibile all’allora latitante Michele Zagaria, sempre con la funzione di realizzare e commercializzare polizze Rca contraffatte.