MARCIANISE. Velardi, Iacobellis e Salvatore Zinzi vogliono tenere i debiti fuori bilancio delle cause perse Tutor nei cassetti. Ma il dirigente rischia di pagare di tasca sua. ECCO PERCHE’

29 Maggio 2021 - 17:45

La lettera scrittaci nei giorni scorsi dal legale di uno degli automobilisti a cui il giudice di pace ha dato pienamente ragione, cancellando la multa ricevuta, ci induce ad occuparci di una questione che, anche da un punto di vista finanziario, può diventare di enorme gravità. Poi stiamo ancora aspettando che Velardi, l’ex assessore Salzillo e la Iacobellis ci dicano perché alla ditta privata siano stati pagati più di 2 milioni di euro, invece che 700 mila euro, “l’importo massimo pagabile” espressamente previsto dalla lex specialis, cioè dal capitolato di quella gara

MARCIANISE (g.g.)La lettera, ben scritta e adeguatamente circostanziata, inviataci dall’avvocato Antonio Grimaldi, non pone solamente la questione delle sentenze singolarmente prese con cui centinaia e centinaia di automobilisti si sono visti riconoscere piena ragione dal giudice di pace, che ha accolto i ricorsi per illegittimità delle contravvenzioni stradali ricevute a causa del famigerato Tutor che, trattandosi di una cosa messa in piedi dall’amministrazione Velardi, difficilmente poteva esorbitare dall’ombra che emerge dall’illegalità.

L’avvocato Grimaldi, legale di uno degli automobilisti a cui il giudice ha reso giustizia, ci ha dato una notizia, anzi due, con la seconda incorporata nella prima: il suo assistito, pur essendosi fatto vivo nei modi e nelle forme previste dalla legge è

stato totalmente ignorato dal comune di Marcianise.

Avete notato l’uso da parte nostro del modo Indicativo e non del Condizionale, che si adotta in circostanze quando si espone la ragione di una sola delle parti in causa? Sì, questa è l’eccezione che conferma la regola.

Ciò che è successo, infatti, dal 2016 in poi – a parte l’interruzione commissariale – è tanto grave che il giornalista di CasertaCe, ben consapevole del valore liberale dell’utilizzo del condizionale, attua in via del tutto eccezionale un’altra struttura di narrazione. Per cui, l’assistito dell’avvocato Grimaldi non si sarebbe, ma, diversamente, si è formalmente palesato e non sarebbe, ma, diversamente, è stato ignorato dal comune di Marcianise che si è fatto beffa di un atto di precetto.

E qui si innesta la seconda notizia: se un avvocato di buona qualità qual è Antonio Grimaldi ha ritenuto opportuno, forse addirittura necessario, denunciare questo atteggiamento del comune di Marcianise, ciò non può essere accaduto solo per effetto di un silenzio leggero a riscontro di un’amichevole istanza informale e oralmente trasmessa. Se si scrive ad un giornale, infatti, vuol dire che il comune di Marcianise ha ignorato un atto di precetto che, badate bene, non è l’espressione di un punto di vista, di un libero pensiero di un avvocato, ma è quello che un avvocato può fare avendo in mano una sentenza pienamente esecutiva di un tribunale della repubblica italiana. E se un’altra sovrastruttura importante nella stessa repubblica italiana, cioè un comune la cui identità è sancita dalla costituzione, se ne fotte del precetto, vuol dire che se ne fotte anche della repubblica italiana di cui fa parte e della costituzione che la esprime. Il che, conoscendo le attitudini del sindaco di Marcianise, non stupisce affatto. Se un avvocato esperto qual è Grimaldi ha scritto vuol dire che il precetto è stato già notificato da tempo, ma inutilmente. Ma questa seconda notizia ha un suo nocciolo fondamentale.

Cosa c’è, dopo l’atto di precetto, per adempiere all’esecuzione di una sentenza del tribunale? Nella procedura civile si va avanti con il pignoramento. L’esecutività, dunque, di fronte all’inadempienza della parte convenuta, cioè del comune, viene sviluppata ed esercitata esclusivamente dalla parte attrice, cioè dall’automobilista che deve avere i soldi che ingiustamente ha pagato per colpa del tutor illegale.

Questi non sono debiti normali e il loro significato va anche al di là del fatto che, essendosi improvvisamente palesati, rientrino nella categoria declinata e descritta dall’articolo 194 del Testo Unico degli Enti Locali dei Debiti fuori bilancio.

Si tratta, infatti, di sentenze di un tribunale divenute esecutive rispetto alle quali il comune non può rifugiarsi nell’inerzia. Il legislatore, a suo tempo, correva l’anno 1996, nel decreto legge 669, all’articolo 14, poi convertito in legge, dava ai comuni un tempo congruo per organizzarsi in modo da poter fronteggiare convenientemente il debito improvvisamente palesatosi e per tale motivo non previsto, non programmato all’interno del Bilancio di Previsione da cui il nome di debito fuori bilancio. Per quattro mesi, cioè 120 giorni, l’attore non poteva rivendicare il proprio diritto neppure con un atto di precetto che ricordasse al comune l’implacabile incedere del tempo e il futuro approdo al 121esimo giorno. Per cui, è chiaro che la lettera dell’avvocato Grimaldi è esplicativa di una condizione gravissima. Quanti sono, dunque, gli atti di precetti già arrivati sulla scrivania degli uffici del Contenzioso e quanti di questi si sono trasformati già in procedura di pignoramento? Sono risposte importanti da dare, perché qui si parla di 400/500 mila euro di multe cancellate e di sentenze sfavorevoli al comune.

E siccome il 121 giorno prima o poi arriva, come è già arrivato evidentemente per diverse di queste istanze, si dà il caso che dal quarto mese e un minuto in poi cominciano a scorrere vorticosamente gli indicatori delle spese di pignoramento che aggravano pesantemente ciò che il comune deve già dare “in conto capitale” per adempiere ad una sentenza. E qui ci viene naturale svolgere una brevissima riflessione sul dirigente del settore Finanze, Salvatore Zinzi.

Questo sì che è uno di lungo corso e la sua presenza serve anche a coprire la non competenza in materia di contabilità degli enti locali dell’abborracciato assessore Gabriele Amodio. Simpatico o antipatico, su Salvatore Zinzi tutto si può dire tranne che sia uno sprovveduto. Dunque, sa bene che quelle lancette, quegli indicatori che fanno scorrere il soldo dei costi aggiuntivi che entrano in ballo, quando di fronte alla scadenza dei termini e all’attivazione di una procedura di pignoramento, il debito fuori bilancio, totalmente e indiscutibilmente formatosi, non viene portato – come la legge impone – all’attenzione del consiglio comunale per il suo riconoscimento sono pericolosi soprattutto per lui. Questo ritardo, infatti, può determinare una sanzione amministrativa pesante proprio a carico del dirigente competente, il quale può essere chiamato a versare una montagna di quattrini, cioè tutta la parte eccedente alla cifra che l’attore deve incassare per effetto della sentenza. La magistratura contabile è un po’ lenta, ma arriva molto di più di quanto non faccia quella penale.

I debiti fuori bilancio sono una cosa molto seria. Lo sono quando vengono approvati in maniera illegittima, con la conseguenza che tutti i consiglieri comunali che li hanno votati beccano stangate per centinaia di migliaia di euro dalla Corte dei Conti. Ma anche quando non vengono approvati e, al contrario, dovrebbero esserlo. Il comune può solo rinviare l’immancabile momento in cui pagherà pesante dazio, anche con il portafoglio personale dei dirigenti che hanno l’onere di rispettare i tempi dell’esecuzione di un’obbligazione.

Siccome, però, in questo caso, almeno in prima battuta, non sono a rischio le finanze del sindaco Antonello Velardi, mandiamo a comprare il sale a tutti questi poveri automobilisti cornuti e mazziati dall’arroganza di una potestà che non ha nulla da spartire con la serietà, con la dignità di un’istituzione pubblica, democraticamente formatasi.

Inutile dire che continueremo a seguire passo passo la vicenda, perché il rischio è quello che Marcianise riesca stavolta a scrivere veramente la fantascienza, diventando un comune strutturalmente deficitario e pre-dissestato pur godendo del gettito fiscale più cospicuo fra i 104 municipi della provincia di Caserta grazie a quello che arriva nelle sue casse dalla zona industriale.

Quanto è costata ai marcianisani questa vergogna del Tutor? Tanto, ma proprio tanto. Se l’automobilista che ha vinto la causa è autoctono, oggi deve sopportare non solo ciò che il comune rifiuta di dargli dopo una sentenza del tribunale, ma anche l’enorme mole di quattrini spesi per quegli impianti. Oggi Velardi deve restituire i soldi a tutti coloro i quali che hanno presentato e vinto ricorso, ringraziando la Provvidenza del fatto che solo una minoranza di chi ha pagato la multa è andata dal giudice.

Il famoso automobilista locale non sa, perché i marcianisani – come abbiamo scritto – sono masochisti senza un perché, che i due milioni e mezzo di euro riconosciuti all’imprenditore privato che ha gestito l’impianto del tutor, non solo hanno rappresentato una quantità di danaro tre volte superiore a quella prevista come insuperabile dal capitolato d’appalto, ma a differenza dei 500 euro che oggi Velardi si rifiuta di corrispondere al povero automobilista, questi sono stati pagati fino all’ultimo centesimo. Nessuno, a partire dal sindaco, a partire dall’ormai ex assessore al ramo e oggi consigliere comunale Nicola Salzillo e continuando con l’attuale segretaria Maria Antonietta Iacobellis ha spiegato per quale motivo il capitolato prevedeva un importo massimo pagabile di poco più di 730 mila euro e questi dell’ATI Athena, TreEsse Italia e l’impresa di Casagiove Securtek srl, abbiano incassato poco più di due milione di euro, con uno scarto pari a circa a 1 milione e quattrocento mila euro rispetto a quanto prevista dalla lex specialis.

Chissà se finiti tutte nelle casse della citata ATI.