TUTTI I NOMI. Ladri di opere d’arte nelle ville e di ossa dei santi in azione nel casertano. In 23 saranno processati

24 Luglio 2024 - 12:13

Stralciate le posizioni di quattro indagati, per i quali non è stata richiesta istanza di rinvio a giudizio

SANTA MARIA CAPUA VETERE (l.v.r.) – Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Pasquale D’Angelo, ha rinviato a giudizio 23 persone, ritenute parti di un gruppo capace di commettere una serie sistematica di furti di opere d’arte e oggetti di antiquariato, con relativa opera di vendita al mercato nero, ovvero il reato di ricettazione.

Le indagini erano state chiuse lo scorso 14 febbraio e la procura aveva indagato 27 persone. Quindi, per quattro di loro è stata stralciata la posizione ed eviteranno il processo.

Il sammaritano indagato dalla procura con sede nella sua città è Luciano Rampone, uno dei soggetti che per i pubblici ministero era braccio operativo nei furti. L’altro casertano è Ernesto De Mitri, residente ad Aversa.

Il gruppo si era specializzato nei furti all’interno delle chiese della Campania, ma non solo.

Ad esempio, quello che è stato forse il colpo più eclatante è stato compiuto a Gaeta, quando nel maggio 2017 furono rubate le ossa di Sant’Erasmo, contenute nel reliquiario dell’omonima chiesa, uno dei due santi protettori della città del litorale laziale.

Negli anni tra il 2017 e il 2018, poi, moltissimi furti sarebbero stati compiuti anche all’interno

di chiese e strutture storiche e religiose della provincia di Caserta.

Parliamo di Palazzo Mazzocchi, a Santa Maria Capua Vetere, della Chiesa di San Marco Evangelista, a Santa Maria a Vico, della chiesa di Sant’Eustachio, a Sessa Aurunca.

E ancora, presso la chiesa di Sant’Audeno, ad Aversa, alla Congregazione delle missioni estere di Trentola Ducenta, e, infine, un colpo anche alla Congregazione dell’Annunziata di Capua e, sempre nella città di Fieramosca, un furto di due dipinti nel Palazzo arcivescovile.

Ma non solo chiese e dimore dal valore storico. Infatti, diversi partecipanti a questo gruppo avevano colpito abitazioni private, spesso di proprietà di ricchi soggetti stranieri che avevano deciso di acquistare case e riempirle di oggetti di valore e memorabilia in luoghi meravigliosi come la penisola sorrentina e la Toscana.

Ugo Di Napoli, Giuseppe Carrano e Alessandro D’Angelo sono ritenuti dagli inquirenti gli organizzatori di questa associazione a delinquere. Per la procura, i tre provvedevano alla pianificazione alla gestione delle attività di furto e poi successiva vendita o a volte acquisto di beni rubati.

Chi andava a rubare, invece, nelle chiese, nelle case di persone facoltose in giro per l’Italia, invece, erano: Ernesto De Mitri, Diego Apuzzo, Michele Capasso, Stefano Maisto, Fioravanti Massaro, Luciano Rampone, Raffaele Silvestri, Angelo Tarallo, Giorgio Tarallo, Emanuele Tornincasa e Mariano Tuppo.

Infine, secondo gli inquirenti, Raffaella Galoppo, Maria Luisa Russo, Giuseppe Sannino, Salvatore Scognamiglio, Giuseppe Vollaro, Massimo Esposito, Giovanni Claudio Giuliano Formisano, Michele Guastaferro, Vincenzo Izzo, Gianni Saviano e ricoprivano i ruoli di ricettatori delle opere d’arte, reliquie religiose e tanto altro ancora.

Si tratta di un gruppo con soggetti residenti a Frattamaggiore, Vico Equense, Arzano, Casavatore, Vico Equense, Sant’Agnello, Castellammare di Stabia, Piana di Sorrento, Napoli, Casoria, Ercolano, Sorrento, Gaeta, Fondi, Afragola, Frattamaggiore e Santa Maria Capua Vetere.

Diversi, poi, gli avvocati nominati che ricevuto la notifica del rinvio a giudizio, con la prima udienza nel marzo 2025. I legali sono l’avvocato Massimo Caiano, l’avvocato Giovanni Petranico, l’avvocato Mario Oliviero, del foro di Napoli, l’avvocato Michele Marano, del foro di Nocera inferiore, avvocata Lavinia Morlicchio, del foro di Torre Annunziata, e gli avvocati casertani Giuseppe Ferraro e Gerardo Marrocco, entrambi del foro di Santa Maria Capua Vetere.