TUTTI I NOMI. PATENTI FACILI. Le mazzette all’ex capo e agli esaminatori della Motorizzazione Civile di CASERTA. A processo candidati, complici e genitori: c’è anche l’imprenditore Paolo Siciliano

28 Gennaio 2025 - 12:04

CASERTA – Un’inchiesta sulla corruzione alla Motorizzazione Civile di Caserta ha portato al processo, oggi rinviato per astensione, leggasi sciopero, di trascrittori, fonici e stenotipisti in tribunale, a Santa Maria Capua Vetere e nel resto d’Italia, di numerose persone accusate di truccare gli esami di guida, favorendo candidati e alterando il corretto svolgimento delle prove. Si tratta del procedimento che segue la vicenda di coloro, candidati e genitori, avrebbero pagato per superare esami di guida truccati, quindi diverso dal filone principale sulle patenti facili.

Un altro processo, infatti, relativo all’inchiesta più importante, sarebbe in via di conclusione, se non andiamo errati, presso la seconda sezione, collegio A, presieduta dalla giudice Stravino.

Per questo, invece, le imputazioni riguardano i reati di corruzione, falso in atti pubblici e induzione in errore dei pubblici ufficiali.

Nel dettaglio, l’inchiesta ha rivelato che un gruppo di funzionari della Motorizzazione di Caserta non imputati in questo specifico procedimento, tra cui il direttore Gaetano Aurilio e due esaminatori, Antonio Barbato, Pasquale Ocello e Raffaele Longobardi, sono accusati di aver accettato tangenti per favorire alcuni candidati durante la prova teorica e pratica per il conseguimento delle patenti di guida.

L’inchiesta ha anche coinvolto diverse autoscuole, tra cui la “Silvano” di Marcianise di Silvestro Ferraro e la “San Francesco” di Maddaloni, e ha evidenziato l’uso di sostituti durante le prove, con alcune persone che si sono presentate al posto dei veri candidati.

Gli imputati sono accusati di aver consentito a candidati non qualificati di ottenere la patente, in cambio di soldi versati da chi aveva interesse a superare l’esame.

L’intero processo ha portato alla redazione di falsi verbali di esame, attestando il superamento delle prove da parte di persone che in realtà non avevano mai preso parte alle sessioni.

Sotto processo si trova anche lo storico patron dei supermercati Pellicano, recentemente condannato per i suoi rapporti economici con il clan Belforte.

Paolo Siciliano, 60 anni, infatti, avrebbe pagato Silvestro Ferraro dell’autoscuola Silvano, così come altri genitori, per il superamento dell’esame della figlia. I soldi, secondo la procura sammaritana, sarebbero finiti poi a finanziare i pubblici ufficiali della Motorizzazione.

L’inchiesta ha preso piede dopo un’indagine su una serie di sedute di esami svoltesi tra novembre e dicembre 2015, durante le quali i candidati non qualificati sono riusciti ad ottenere le patenti di guida grazie alla complicità di funzionari pubblici e collaboratori delle autoscuole coinvolte. I fatti si sono verificati in diverse date, in particolare il 17 novembre 2015, il 4 e 15 dicembre dello stesso anno.

Nel collegio difensivo diversi avvocati coinvolti, tra cui Adriano Aran, Lucio Teson, Antonio Leone, Orlando Sgambati e Maurizio Noviello. I nomi degli imputati:

Raffaele D’Ambrosio, Giustina Gessica Di Monaco, Isuf Cenasj, Habidin Avdi, Armando Spada, Domenico Loffredo, Mario Piccaro, Giovanni Natale, Valerio Giangrande, Gaetano Uccello, Irma Valentina Di Silvestro, Giuseppe Carbone, Paolo Siciliano, Carmine D’Onofrio, Maddalena Di Giovanni.