Uccise il rapinatore e fu condannato per eccesso di legittima difesa, ma la nuova legge appena approvata cambia alcuni scenari

29 Marzo 2019 - 11:51

GIOIA SANNITICA – Nella notte a cavallo tra il 5 ed il 6 luglio 2012 Giovanni Capozzo, 49enne di Gioia Sannitica, trovò all’interno della sua abitazione Dashamir Xhepa, giovane albanese che lo stava derubando. Senza esitazione Capozzo imbracciò il suo fucile e, con un colpo, uccise il rapinatore. Capozzo non denunciò né il tentato furto, né tantomeno il successivo omicidio, perpetrando anche il reato di occultamento di cadavere.
Il reato fu scoperto dai militari dell’Arma dei Carabinieri grazie alle ricerche della moglie di Xhepa, che non vedendo l’uomo da giorni ne denunciò la scomparsa. Le autorità arrivarono a Capozzo seguendo le tracce dei ripetitori telefonici cui il cellulare del rapinatore si era agganciato. Dopo esser stato condannato in appello a due anni e sei mesi di carcere per eccesso di legittima difesa, oggi Capozzo è un uomo libero.
Pende però ancora sulla sua testa la spada di Damocle del risarcimento del danno, quantificato in oltre 50.000€. Con l’approvazione della nuova legge sulla legittima difesa, passata ieri in Senato, Capozzo può finalmente tirare un sospiro di sollievo, perché potrà avvalersi di questa nuova fonte legislativa per poter chiedere in Cassazione l’annullamento di questa ulteriore pena.
“Giovanni è ancora sotto choc per la tragedia, ma l’applicazione della normativa che in realtà già esisteva tutela le vittime di questi raid, sebbene non bisogna dimenticare che in questa tragedia una

vita umana è stata spezzata. Ma non è giusto che chi uccide per difendersi dai ladri poi deve affrontare le spese dei danni”. Questo il commento di Ercole Di Baia, avvocato di Capozzo.

Red. Cro.