UFFICIALE. Ecco cosa è cambiato in extremis nel DECRETO COVID. Quando si potrà uscire dai comuni e quando no. Folle e anticostituzionale dire che un residente a Napoli è uguale un residente a Letino

4 Novembre 2020 - 17:45

Rispetto alle indiscrezioni di ieri, c’è stato un irrigidimento

CASERTA (g.g.) – Fino a ieri sera sembrava avere un senso la distinzione tra zone rosse e zone arancioni. Quella che veniva definita criticità di quarto livello, cioè di livello massimo, si basava su un lockdown pressoché totale, anche se inferiore per cifra di divieti a quello della scorsa primavera.

Rispetto a quello che era emerso nelle anticipazioni sul decreto del presidente del consiglio, pubblicati da tutti i giornali e raccontati da tutte le televisioni nazionali e non, si è registrato un cambiamento sostanziale. Ieri sera, infatti, era data per certa la differenza tra zone rosse e arancione costituita dal diverso grado di mobilità consentita: nelle zone rosse si sarebbe potuto circolare nel comune di residenza, mentre nelle zone arancioni si sarebbe potuto circolare liberamente all’interno delle regioni, con il divieto di andare al di fuori di queste, a meno che non esistesse un giustificato motivo.

La formulazione definitiva del Decreto stabilisce invece un lockdown assoluto praticamente uguale a quello della primavera per le zone rosse. Si dovrà stare a casa e se si uscirà, lo si potrà fare solo ed esclusivamente portando con sé un autocertificazione per giustificare lo spostamento. attenzione, però, nelle zone rosse, dove c’è l’obbligo di restare tappati a casa, si può uscire, oltre per fare la spesa, le sigarette e il giornale cartacei, c’è la possibilità di accompagnare i propri figli a scuola, perché anche nelle zone a rischio massimo, restano aperte le scuole materne, elementari e la prima media.

Adesso, giusto per fare un esempio, immaginate la Kennedy di Caserta, frequentata da oltre 1.000 bambini. Tu fai una zona rossa (eventualmente) in Campania, dato che il ministro non ha chiarito cosa accadrà da noi, e poi schiaffi mille tra mamme, nonni, zie, tutti insieme appassionatamente in quella che è normale routine in una scuola grande come la Kennedy. E lo stesso accadrà in tutte le città in zona rossa. E accadrà due volte, la mattina, quando i bambini sono accompagnati, e nel primo pomeriggio, quando i piccoli saranno ripresi. Che ci mettiamo l’esercito a vedere se mamme, zie e nonni non bighellonino per la città in attesa della campanella? Cosa fa Conte? Consegna alle forze dell’ordine gli orari delle scuole d’Italia, in modo da sanzionare chi sia arrivato molto prima? Insomma, una cagata. Il fatto che, però, siano chiusi negozi, ristoranti e bar rappresenta un disincentivo. Occhio, chiusi fino ad un certo punto. Perché anche nelle zone rosse sarà consentito l’asporto fino alle 22 e il delivery sempre. L’asporto significa che tu ti fermi ad un tavolino dinanzi al bar e ordini. Quindi, mentre ordini, stazioni. Poi, ti portano il caffè, la bibita, la pastarella e ti devi allontanare di almeno 20/30 metri, dopo aver stazionato con almeno 50 persone, per consumare. Per cui, i bar potranno rimanere aperti con sbarramento all’ingresso fino anche alle 22. E se un ristorante vuole fare un delivery anche di notte, terrà accesi forni e fornelli. Questo per quanto riguarda le zone rosse.

Per le arancioni, si potrà circolare solo all’interno del proprio comune. Se uno dovrà andare fuori, autocertificazione ecc. Recita l’articolo 3 della Magna Charta della Terra dei Cachi: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge“. Insomma, hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Se è vero questo, uno dei punti fondamentali della Costituzione Italiana, scritto in ogni aula di tribunale (la legge è uguale per tutti), ma siete proprio sicuri che un cittadino italiano residente a Giano Vetusto o a Letino abbia, per effetto di questo Decreto, gli stessi diritti di un cittadino residente a Napoli, a Salerno o anche a Caserta? Perché il Decreto è chiaro, in zona arancione si potrà circolare  solo all’interno del comune, senza che nessuno ti rompa le scatole, a meno che tu sia privo di mascherina o che tu sia assertore dell’amore cosmico e quindi sei portato ad abbracciare tutti.

Il cittadino residente a Letino scende e trova un baretto nella piazzetta e, in alternativa, se ritiene, all’ottavo giorno di lockdown, ha alla destra del baretto un bel dirupo dal quale gettarsi. Il cittadino di Napoli, invece, si sveglia di buon mattino nella zona Secondigliano e se ne va tranquillamente, con un termine tipico del presidente De luca, a rubbare a Mergellina. Fino alle 22, ogni napoletano potrà spostarsi nell’arco di 20/30 chilometri quadrati e usufruire dell’asporto alla grande, perché a Napoli, in questa maniera, non ci sarà nemmeno un bar che chiuderà. Mentre succederà ciò, il residente a Giano Vetusto, dopo aver fatto per la 50esima volta, il giro dell’alberghetto che sta appeso nella collinetta della piazza, non farà il 51esimo, perché lo troveranno impiccato ad una trave.

Insomma, considerare il comune quale entità spaziale per delimitare gli spostamenti nelle zone arancioni, non solo è la terza cagata di questo decreto, ma è anticostituzionale. I cittadini dei comuni piccoli saranno praticamente ai domiciliari, i cittadini delle grandi città non cambieranno le proprie abitudini. Perché un napoletano che può stare in città e circolarvi, avverte le restrizioni fino ad un certo punto, per chi abita nei piccoli centri è un atto di violenza e di privazione di un diritto.

Anticostituzionale, anche se questa cosa passerà in cavalleria perché, si sa, l’Italia è un Paese poco serio e preparato e nei Ministeri, dove dovrebbero esserci il meglio, c’è il peggio. I peggiori dei ricottari, i peggiori tra gli incompetenti.