UNO SCONFORTO. Mettiamo l’uomo cloaca Carizzone a fare il dg dell’Asl. Russo fa chiamare i sindaci chiedendogli di firmare un’ordinanza per 27 zone rosse. Mai visto!

2 Marzo 2021 - 15:43

CASERTA (g.g.) – Cominciamo a dire subito una cosa: al momento nessuno dei 29 comuni indicati dall’Asl è ufficialmente zona rossa o arancione. Perché come sempre esiste un qualcosa che mette insieme la disinformazione e la fatta ignoranza di chi è a capo di enti che in questo tempo dovrebbero rappresentare una bussola, un punto di riferimento, la stella polare a cui guardare per trovare i giusti equilibri nei comportamenti finalizzati a contenere il più possibile quella che si annuncia come la terza ondata del Covid e che al contrario sono una riproduzione di “Oggi le comiche”, una riproposizione dell’antico programma di intrattenimento .

E allora, facciamo così: aspettiamo che il simpaticamente laido Luigi Carizzone, l’uomo cloaca di arboriana memoria, quello che secondo i magistrati avrebbe chiesto sesso orale ad una sua paziente con problemi psichiatrici, esca dai domiciliari. Poi, siccome si tratta di un capo di dipartimento, cioè da un pezzo da 90 della sanità territoriale casertana, mettiamo lui a fare il direttore generale. Almeno ci facciamo quattro risate e ci rinfreschiamo la memoria con qualche parolaccia da tempo finita nel nostro dimenticatoio, visto che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio specialista, ad un vero e proprio filologo che sarebbe ogni sera l’ospite d’onore dell’antica trattoria trasteverina in cui le cosiddette male parole rappresentano condimento e companatico. Perché chi ci sta oggi a capo dell’Asl, non fa neppure ridere e quindi anche nella riproposizione di Oggi

le comiche non riesce a riscuotere il successo che meriterebbe.

Domanda: questo elenco di 27 comuni individuati come zona rossa e di altri due individuati come zona arancione vi sono stati inseriti e sono stati classificati in questo modo, in base a quali parametri? Giusti o sbagliati che siano gli evocati parametri, nessun tipo di consultazione, nessuna dialettica, nemmeno un avviso, è stato mandato ai sindaci dei 29 Comuni in questione. Questi, qualche minuto fa, hanno udito squillare il loro telefonino, ascoltando dall’altra parte la voce del dirigente del distretto sanitario nel cui perimetro la propria città o il proprio paese insistono.

Sapete cos’hanno chiesto ai sindaci questi stralunati esecutori di una direttiva a dir poco inquietante? Di scrivere e firmare un’ordinanza che, accogliendo, in pratica al buio, senza aver appreso alcun dettaglio sul modo attraverso il quale si è arrivati a decidere che una città o un paese sono zona rossa o arancione “rafforzato” (perché arancione siamo tutti) decreta la ufficializzazione di un cambio di colore solo comunale con la conseguenza della chiusura dei negozi e di tutto quello che si conosce relativamente alla disciplina del massimo grado di prevenzione, indicato per l’appunto dal colore rosso.

Ricordate prima di Natale Marcianise e Orta di Atella? Furono dichiarate zona rossa. Ma questa decisione fu formalizzata da un’ordinanza firmata dal presidente della Regione Vincenzo De Luca, non certo dai sindaci. Perché è Vincenzo De Luca, con la sua improbabile e altamente inefficiente unità di crisi ad avere un’interazione diretta con le Asl e con le azienda ospedaliere che, com’è noto, e da essa direttamente dipendono. Tutte le zone rosse attivate in questi ultimi giorni in ogni luogo d’Italia, sono frutto di ordinanze delle Regioni e mai dei Comuni.

Un destino cupo, una sventura irreversibile attraversano un territorio le cui potestà di Governo sono ricoperte da impostori, malviventi oppure, come nel caso che stiamo trattando oggi, da dirigenti che al di là delle loro età personali che non ci permettiamo di mettere in discussione, non sono, a nostro avviso, ma ad avviso soprattutto delle centinaia di esempi concreti da noi portati ogni giorno, di esercitare la propria alta funzione.

Qui sotto riproponiamo l’elenco ma soprattutto quelle quattro righe tragicomiche che forniscono ulteriore prova dell’incompetenza catastrofica, alluvionale che connota i nostri principali centri del potere pubblico.