Vergogna all’OSPEDALE DI CASERTA. Il Dg umilia infermieri, Oss e tecnici offrendo una miseria per la fascia. Protesta in vista

14 Aprile 2021 - 18:27

Naturalmente il sindacato Nursing Up si mobiliterà rigorosamente al di fuori dell’orario di lavoro. Sono 13 anni che questo trattamento, previsto dalla legge, non viene riconosciuto, e la scusa dello straordinario è un espediente di Gubitosa che non vuole assumere nuovo personale e intende far lavorare gli infermieri peggio delle antiche bestie da soma

 

 

CASERTA – Quello di oggi era l’ultimo giorno utile per evitare che lo stato di agitazione, proclamato dal sindacato Nursing Up, quello largamente maggioritario per iscritti e consenso all’interno dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano quale rappresentanza dei dipendenti del comparto sanitario (infermieri, oss, tecnici di varie branche, ostetriche), si trasformasse in qualcosa di più.

Anche se parlare di sciopero sarebbe totalmente sbagliato.

Il Nursing Up sa bene che esiste una responsabilità nei confronti dei cittadini e di quelli tra loro che vivono il non agevole ruolo di pazienti, che in questo momento di straordinaria emergenza prevale su ogni altra ragione, anche su quelle più evidenti e che, indecorosamente, vengono negate da una dirigenza che, sul piano di quel senso della responsabilità legato alla pandemia, non si dimostra altrettanto responsabile come questo sindacato.

Quest’ultimo manifesterà il suo dissenso solo al di fuori dell’orario di lavoro.

Guardate, noi non sposiamo le tesi del Nursing Up perché ci è simpatico. Questo giornale ha una reputazione che ne rappresenta l’unica grande ricchezza, per cui non potremmo permetterci di appoggiare cause sbagliate o non perfettamente leggibili, anche se queste riguardassero i nostri congiunti o addirittura noi stessi, cioè il sottoscritto, i redattori o i collaboratori.

Quando prendiamo una posizione lo facciamo in scienza e coscienza perché crediamo nel primato della geometria e dell’aritmetica degli argomenti e dei contenuti di una questione posta.

Se i dipendenti del comparto dell’ospedale di Caserta sono vessati, da ben 13 anni, perché durante tutto questo lungo periodo non gli è stato incredibilmente riconosciuto quanto dovuto, ciò che è previsto espressamente dalle norme del contratto nazionale del lavoro in vigore, non c’è scusa che tenga.

Lei, direttore generale, può mettersi a fare la trattativa su possibili ipotesi di pagamento dilazionato nel momento in cui si rende conto che lo status di quei lavoratori, che rappresentano il nerbo della azienda, sviluppa ogni propria funzione in una condizione di legalità.

Ad esempio, se questa azienda ospedaliera, tre anni fa, avesse riconosciuto – segua il ragionamento, Gubitosa, perché se lei ogni volta fa orecchie da mercante, attestando l’arroganza di un potere che essendo tale si ritiene al di sopra di ogni confutazione e di ogni democratica contestazione – dicevamo, se avesse riconosciuto agli infermieri, agli oss, ai tecnici, alle ostetriche, cioè all’intero comparto, la cosiddetta fascia retributiva, ovvero quel minimo scatto nella busta paga frutto degli anni di servizio e dell’esperienza maturata, questo articolo non lo avremmo scritto.

E avremmo obiettato, rispetto alla posizione del Nursing Up, che magari l’atteggiamento del direttore poteva essere se non avallato, quantomeno compreso come attestazione della “mentalità della formichina”, utile in una regione provata da anni e anni di commissariamento per bancarotta della sanità.

Ma siccome sono trascorsi 13 anni e tanti dipendenti del comparto sono andati in pensione senza aver visto un solo euro di quel che gli era dovuto, il potere del dirigente deve essere incanalato nel giusto sentiero, quello che riguarda la corretta interpretazione dei principi di uguaglianza, contrapposto a quello della disuguaglianza.

Nel bilancio dell’azienda ci sono circa 640mila euro già pronti e vincolati, ripetiamo v-i-n-c-o-l-a-t-i, per il riconoscimento della fascia e dunque per sanare questa vergognosa situazione.

Nei mesi scorsi, l’azienda ha pubblicato una sorta di bando al quale tutti i dipendenti del comparto che aspiravano a ottenere la fascia, hanno partecipato presentando i curricula e tutta la storia del proprio impegno professionale all’interno dell’ospedale.

Al tempo, noi che seguivamo questa procedura, non abbiamo ritenuto di intervenire nonostante, a nostro avviso, fosse quantomeno discutibile il fatto che lei, Gubitosa, non riconoscesse quale fattore costitutivo dell’attribuzione di una cifra determinata relativa alla fascia, quello dell’anzianità di servizio.

Posizione a dir poco singolare, che ha finito per creare delle differenze a favore dei dipendenti più giovani, che magari sono anche più qualificati in quanto laureati, rispetto a quelli del passato, ma non esprimono una condizione tale da cancellare, nella valutazione, uno dei capisaldi di ogni contrattazione collettiva, riguardante ogni comparto lavorativo italiano, e di ogni contrattazione decentrata, aziendale: per l’appunto, l’anzianità di servizio.

E se è vero che sullo stipendio base questa è riconosciuta (e ci mancherebbe pure) nessun giudice del lavoro, di fronte a un eventuale ricorso, potrebbe mai disconoscere che il trattamento di fascia possa essere ancorato a diversi requisiti, per carità tutti importanti e validi, dei quali non fa parte l’anzianità di servizio.

Però, Gubitosa, noi siamo stati zitti perché, pur riuscendo ad essere ancora degli idealisti, conosciamo anche il valore del realismo. Della serie: sono 13 anni che non beccano un euro per la fascia, non mettiamo altra carne a cuocere, altrimenti ogni scusa è buona. Per cui, ecco perché non abbiamo, a suo tempo, affrontato l’argomento.

Ora succede che, negli ultimi incontri avvenuti in questi giorni, il direttore generale ha ribadito la sua offerta, non modificandola nemmeno di un millimetro, dunque non rimuovendo alcuna condizione per la quale Nursing Up aveva avviato, a suo tempo, la procedura di raffreddamento, e, dopo aver incassato il placet della Prefettura, proclamato nel rispetto delle norme lo stato di agitazione: 50% subito e 50% a fine anno.

Sarebbe stato sbagliato anche in caso di una scansione temporale regolare, equa e ortodossa nel riconoscimento della fascia.

Però, ripetiamo, avremmo capito e, conseguentemente, con l’ultima fascia riconosciuta mettiamo tre anni fa, non avremmo sposato totalmente la posizione di Nursing Up.

Diventa offensivo, infatti e invece, nei confronti di lavoratori che prendono 1200 euro al mese di stipendio, ipotizzare questa soluzione dopo che, per 13 anni, l’azienda di cui lei è guida pro tempore, assumendo in sé anche tutta la responsabilità degli atti prodotti dai suoi predecessori, ha maltrattato i lavoratori del comparto.

E non ci venga a dire, perché sull’argomento abbiamo già scritto, che quella che lei chiama prudenza sarebbe giustificata da possibili sforamenti dei trattamenti straordinari, perché se questo accade è perché lei lo vuole, se questo accade è perché lei non produce quegli atti di coraggio che in questo periodo particolare, quello del Covid, avrebbe dovuto porre in essere così come hanno fatto decine e decine di Asl ed aziende ospedaliere campane e italiane, Asl di Caserta compresa, assumendo personale in modo da attivare un meccanismo che anticipasse un piano aziendale che ancora oggi (e questa è colpa sua) non si adegua ai livelli occupazionali della pianta organica del comparto, così come questa è definita all’interno del Piano Ospedaliero Regionale.

Per cui, la racconti ai fessi questa storia del contenimento in funzione degli straordinari. I 640mila euro sono vincolati, per cui lei non ci potrà fare altro che questo, non potranno essere utilizzati se non per la liquidazione della fascia. E allora ci spieghi, Gubitosa, per quale motivo lei fa questa proposta umiliante in un momento in cui, storicamente, bisognerebbe essere addirittura prodighi nei confronti di questi lavoratori, i quali invece si accontenterebbero solamente di essere trattati con dignità.

Non ci stupisce che altre sigle sindacali storicamente “appecoronate” con il potere e che mai hanno onorato il compito che la Costituzione Italiana attribuisce al sindacato, controparte per definizione e per antonomasia, abbiano chinato la testa al cospetto della “proposta indecente” di Gubitosa: Nicola Cristiani, Salvatore Stabile (a cui ancora oggi la Fials nazionale consente di essere il rappresentante, nonostante tutto quello che è successo e che è venuto fuori dalla clamorosa ordinanza chiesta e ottenuta dalla Procura della Repubblica di Aversa) e Francesco Di Lucia della Uil.

Non è che dobbiamo spiegare ai nostri lettori tutti i figli, i nipoti e i parenti di questi sedicenti sindacalisti assunti nell’azienda sanitaria o nell’azienda ospedaliera, ultimo dei quali il figliolo di Di Lucia. Non è che dobbiamo rispiegare ai nostri lettori più datati come sia potuto succedere che nella casse di un solo avvocato della Cisl, l’aversano Paolo Galluccio, sono finite cifre iperboliche nel quadro di un famoso contenzioso tra lavoratori e Asl di Caserta sulle compensazioni dei buoni mensa.

Non si tratta di questione personale, ma semplicemente di credibilità della propria funzione.