VERSO LE ELEZIONI Il maggiore dei carabinieri Diego Ruocco, candidato a Caserta per Italexit: “Vi spiego cosa ho compreso nei tanti anni di lotta contro il clan dei Casalesi”

5 Settembre 2022 - 18:38

Ha guidato una delle sezioni del Nucleo investigativo del comando provinciale, napoletano ma trapiantatissimo nella nostra città, spiega le sue ricette sul fronte sicurezza parlando dell’utilizzo di un certo tipo di personale in servizio nelle forze armate e nelle forze dell’ordine. Si dichiara favorevole al Daspo urbano e ai suoi competitor chiede un confronto faccia a faccia: “Le candidature calate dall’alto sono la negazione della principale ragion d’essere dei collegi uninominali maggioritari”

CASERTA (g.g.) Con l’ottimo Diego Ruocco, maggiore dell’Arma dei carabinieri, in questo periodo in aspettativa dopo aver accettato di candidarsi, con mero intento testimoniale, per il movimento Italexit, fondato dal giornalista, già Lega Nord e poi Cinque Stelle, senatore uscente Gianluigi Paragone, al collegio maggioritario uninominale di Caserta che raccoglie, oltre al Comune capoluogo, altri 23 centri, tra cui alcuni importantissimi quali Maddaloni, San Felice a Cancello, Santa Maria Capua Vetere e Capua, avremmo voluto continuare a conversare, allungando i tempi dell’incontro che lui ha avuto con il sottoscritto nella redazione di Casertace.net, su quello che sta capitando e che stiamo scrivendo un giorno sì e l’altro pure, intorno agli ormai famigeratissimi concorsi, noi li chiamiamo porno-concorsi, banditi dall’amministrazione provinciale, e quando scriviamo “banditi”, vogliamo esprimere il significato del participio passato del verbo bandire e non dell’omonimo sostantivo.

Diego Ruocco ha lavorato per anni a Caserta ed è stato uno dei protagonisti delle maggiori indagini realizzate dai carabinieri del Nucleo investigativo, del quale ha comandato una sezione, nei confronti di tutti i clan della camorra autoctona, a partire dai Casalesi e dal temibile gruppo dei Mazzacane-Belforte di Marcianise. Il maggiore Ruocco afferma che oggi il problema della tenuta di un regime di controllo criminale di molte aree del settore pubblico è costituito non certo dalla potenza militare dei clan, ampiamente ridimensionata, ma dalla presenza capillare e largamente impunita, dei cosiddetti colletti bianchi, dei cosiddetti insospettabili, di quelli che hanno rappresentato e rappresentano ancora la criminalità organizzata nei processi di acquisizione di redditi e di guadagni a sei o sette zeri, negli uffici che contano, negli uffici professionali che contano ancora di più, sovrintendendo anche alla fase successiva, quella del riciclaggio.

Ma Ruocco va anche al di là. La sua è un’analisi socio-politica e non si sottrae quando entra in un perimetro valutativo che mette sotto accusa un popolo intero, una mentalità completamente ammaestrata, pienamente fondata sul rapporto clientelare tra individui e politica.

Dunque stamattina, scrivendo il primo articolo sui porno-concorsi di Magliocca (clikka e leggi), quelle sue parole ci sono subito tornate alla mente.

Maggiore, lei si è candidato a Caserta, ma è napoletano d’origine. Che cosa la tiene legato a questa città?

“Qui ho comprato casa, perché Caserta è una città a misura di famiglia anche se, purtroppo, la sua gestione è malsana. E questo non può non essere addebitato a chi svolge le funzioni di governo. Anzi, le dirò di più: anche la città di Caserta dovrebbe soffermare la propria attenzione e riflettere sulla cosiddetta zona grigia, sul ruolo tossico di certi colletti bianchi”.

Perché Italexit?

“Se non ci fosse stato questo movimento, non mi sarei candidato, perché il mio è un impegno che va oltre i partiti e che, riguardando esclusivamente il collegio uninominale maggioritario, ha soprattutto un senso di esprimere, di manifestare una testimonianza, al di là di quelle che possono essere le contingenze di un risultato elettorale”.

Lei, maggiore, viene da esperienze importantissime e delicatissime. Prima in Calabria, dove ha lavorato contro la ‘ndrangheta. Poi, qui a Caserta, si è occupato del clan dei Casalesi e degli altri gruppi criminali.

“Indubbiamente ho riscontrato delle analogie tra le due esperienze. Ripeto, al di là dell’aspetto relativo alla repressione dei fenomeni criminali, che mi ha visto impegnato per tanti anni, ho maturato una convinzione solidissima sul fatto che la lotta definitiva, la battaglia finale, non potrà non riguardare la zona grigia, i colletti bianchi. Sono loro i propulsori di tutto, ma mi rendo conto che le indagini diventano sempre più difficili, mano a mano che ci si allontana dai luoghi dove opera la manovalanza sotto l’egida di piccoli e grandi boss e dove la camorra è ancora in grado di dire qualcosa in termini di minaccia, delle offese fisiche, ancor prima che morali inflitte dall’utilizzo illegale del loro equipaggiamento miliare. La camorra a Caserta è oggi una camorra economica e bisogna combatterla con strumenti adeguati, con una legislazione che va ripensata e adattata alle mutazioni del tempo”.

Ok, lei è anche uomo di ordine pubblico. Non diciamo niente di nuovo e niente che lei non sappia, quando sottolineiamo che questa è una città insicura, profondamente insicura, preda di bande microcriminali e di varia terpaglia che usa lo strumento della violenza dentro a quello che dovrebbe essere il salotto delle famiglie, dove passeggiano persone tranquille, bambini. Stiamo parlando soprattutto di una movida che ha seminato morti e feriti.

“E’ necessario che nelle nostre città vi siano più forze armate e più telecamere. Credo nello strumento del Daspo urbano contro le baby gang e nella necessità di applicare il reato di estorsione ai parcheggiatori abusivi. Ma il discorso della sicurezza e delle presenza delle forze armate è più ampio”.

In che senso?

“Intanto va sfatata l’idea che nelle forze armate non ci sia personale specializzato anche in attività di polizia e presidio del territorio. Quando dico che il discorso è più ampio, mi riferisco all’utilizzo di unità delle forze dell’ordine e anche dell’Esercito le quali, essendo arrivate alla soglia della pensione ed avendo esaurito i compiti operativi più pesanti, possono svolgere comunque un servizio attivo anche all’interno degli uffici della pubblica amministrazione, dove i livelli di corruzione sono altissimi e dove, per esempio, l’attivazione di uffici deputati al controllo, partendo da quelli relativi all’assenteismo, possono rappresentare una prima risposta. La presenza, la visibilità che lo Stato avrebbe con l’utilizzo di questo personale, schierato nelle strade e nei punti nodali dei centri urbani, ma anche nei pubblici uffici, creerebbe il consenso dei cittadini, una sorta di empatia che, mi permetto per una volta di usare un’espressione anglosassone, si tradurrebbe nella cosiddetta constumer satisfaction”.

Come sta vivendo questa campagna elettorale? Si è fatto un’idea dei suoi competitor?

“Lavoro alle proposte legislative di cui, ritengo, il Paese necessiti. Mi sono occupato, nel corso degli anni, di immigrazione. Ho personalmente recuperato i corpi dei bambini in mare e, mi creda, quelle immagini sono impresse nella mia mente. Credo che, per combattere l’immigrazione clandestina, vada realizzata, nei paesi del Maghreb da cui gli immigrati partono, una missione a guida Nato. Il blocco navale di cui parla la Meloni è solo uno spot pubblicitario, giuridicamente irrealizzabile ed impensabile. Ma, all’Italia, serve anche una sburocratizzazione e, di conseguenza, la digitalizzazione dell’amministrazione pubblica. Tra l’altro, attraverso lei ed il suo giornale, voglio invitare ad un confronto pubblico in piazza, tutti i candidati all’uninominale, con giornalisti e tecnici. Si chieda a tutti loro ed a me, ovviamente, se sanno come funziona la programmazione di Stato, se conoscono i reali problemi della magistratura o come funzionano le forze armate. Sarei curioso di conoscere le loro risposte. Ma, anche, cosa intenderebbero fare, più nello specifico, per il nostro territorio. Il collegio maggioritario è per definizione il collegio del territorio e trovo assurdo, che qui, nel sud Italia, i cosiddetti partiti siano stati disposti ad accettare candidature calate dall’alto di persone che sono nate e vivono in altre regioni. Penso, ad esempio, a Fratelli d’Italia che ha candidato una persona della Toscana. Cosa pensate che ne sappia di Caserta, dei suoi problemi, delle necessità di questo territorio?”.