ORCO IN FAMIGLIA. Condannato casertano per violenze su minore

26 Ottobre 2025 - 12:00

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SANTA MARIA CAPUA VETERE – La Corte di Cassazione, terza sezione penale, ha dichiarato inammissibile il ricorso, salvo che per un capo di imputazione, proposto da un uomo condannato per gravi reati a sfondo sessuale su minori. La Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’appello di Napoli limitatamente al reato di maltrattamenti, ritenuto prescritto, ma ha confermato nel resto la condanna per violenza sessuale continuata su una bambina di meno di dieci anni.

L’uomo era stato condannato in via definitiva a dieci anni di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti ai danni di due minori. La Cassazione ha rideterminato la pena in nove anni, riconoscendo che il reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.), commesso fino al luglio 2012, risultava prescritto dal 2020, applicando i principi sul favor rei e l’irretroattività della legge penale più sfavorevole.

Il ricorso dell’imputato si fondava su cinque motivi, tra cui la presunta inattendibilità della persona offesa, la mancata considerazione delle relazioni degli educatori e la richiesta di riconoscimento di attenuanti. La Corte ha però ritenuto manifestamente infondati tutti i rilievi, evidenziando come le dichiarazioni della minore, riscontrate da più professionisti (educatori, psicologi e neuropsichiatri), fossero coerenti, genuine e supportate da riscontri esterni, tra cui lividi e testimonianze del fratellino.

La Suprema Corte ha anche confermato il rigetto delle attenuanti generiche e della circostanza attenuante di minore gravità, in ragione della gravità delle condotte, della tenera età della vittima, e della reiterazione degli abusi, ritenendo adeguata la motivazione dei giudici di merito.