Violenze sui detenuti. Le frasi shock nelle chat intercettate: “Non si è salvato nessuno”

28 Giugno 2021 - 15:43

Per la Procura le foto scattate agli strumenti che i detenuti avrebbero potuto usare contro gli agenti sono “una messa in scena”

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Tra i reati contestati agli indagati per le presunte violenze commesse il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere  ci sono anche la calunnia, il falso ideologico e il depistaggio. Condotte che sarebbero state poste in essere da numerosi indagati per coprire i delitti consumati.

Foto false, scattate in celle vuote, per simulare il ritrovamento nell’istituto penitenziario di strumenti con cui i detenuti avrebbero potuto usare contro gli agenti di polizia penitenziaria, erano una “messa in scena – scrive la procura sammaritana – finalizzata ad accreditare la tesi secondo cui le lesioni subite dai detenuti fossero causate dalla necessità di vincere la loro resistenza“.

Le fotografie manomesse sarebbero state prodotte successivamente anche dal provveditore regionale per la Campania del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, produzione operata “allo scopo – scrive il Gip – di giustificare postumamente la perquisizione del 6 aprile 2020 e le violenze avvenute nella medesima data“. Si trattava di “artificiose alterazioni di una pluralità di documenti, utilizzati e da impiegare come elemento di prova, azione diretta ad occultare e conseguire l’impunità dei delitti oggetto delle indagini“.

Li abbattiamo come vitelli“; “domate il bestiame” prima dell’inizio della perquisizione e, dopo, quando la perquisizione era stata completata, “quattro ore di inferno per loro“, “non si e’ salvato nessuno“, “il sistema Poggioreale“, forse in riferimento a una metodologia di contenimento: e’ quanto hanno letto gli inquirenti della Procura e i carabinieri nelle chat presenti sui cellulari degli agenti della Polizia Penitenziaria.