I presunti “mariuoli” del Comune di AVERSA. Le mazzette date e promesse a “Vanish” Giuseppe Minale da Francesco Farinaro, Nicola Lama, Domenico Lama e Raffele Iovene

24 Aprile 2024 - 14:03

Pensate un po’ che nell’arco di tre mesi sono stati consegnati più di 5mila euro. Ora calcolate il tempo, due o tre anni, dal momento in cui, sorprendentemente e lo scrivemmo pure in quel periodo, Giuseppe Minale si era dimesso dal suo incarico al Comune. Questi hanno fatto un bottino di centinaia e centinaia di migliaia di euro in mazzette spartite. Emerge, nell’architetto Truosolo, una figura tipica dei nostri territori: il professionista che sa come “risolvere” i problemi al Comune a prezzi modici. Il nostro riferimento politico alla scelta scellerata compiuta da Fratelli d’Italia  

AVERSA (Gianluigi Guarino) Della genuinità morale del signor Raffaele Serpico, dirigente dell’ Utc di  Aversa. avevamo già avuto modo di dubitare anche nel corso della vicenda dello scandalo della gara dei rifiuti costruita ad uso e consumo di Carlo Savoia & Co, da cui è uscito indenne dal punto di vista giudiziario ma non certo ai nostri occhi, agli occhi di chi ha letto tutte le pagine di quel provvedimento di perquisizione del pm  della Dda di Napoli, Fabrizio Vanorio, da cui emergono comportamenti a dir poco riprovevoli quandanche non sanzionabili giudiziariamente,  ma che avrebbero ben motivato un procedimento disciplinare di tipo amministrativo, ai suoi danni.  Ora scopriamo da un altro provvedimento giudiziario, stavolta da un’ordinanza che lo costringe, per il momento, agli arresti domiciliari, che il signor Serpico abbia trasformato un ufficio

tecnico del Comune di Aversa in una sorta di self service in cui il suo fedelissimo geometra dimissionario, anzi dimissionario per finta, mister Giuseppe Minale, entrava ed usciva e con lui faceva entrare ed uscire fascicoli riservati portandoli agli imprenditori privati in modo da aggiustarli, modificarli. Siccome questi tre episodi si sono verificati nell’arco di soli 3 mesi è a dir poco verosimile che questo, all’interno del Comune di Aversa sia successo per anni e anni come in un vero e proprio “sistema” criminale ormai consolidatissimo.

 Ecco perché abbiamo detto e scritto a quello sciagurato di Gimmi Cangiano che mettersi insieme a chi comunque ha governato il Comune fino a qualche mese fa, sfuggendo al doveroso di controllo sui comportamenti delle burocrazie interne rappresenta un errore gravissimo, una omologazione ad uno stile di governo che rappresenta il vero e proprio cancro per lo sviluppo delle nostre città e dei nostri territori. Forse non a caso, in questo inciso dedicato a Fratelli D’Italia, ossia al partito della premiere Giorgia Meloni,  non abbiamo nominato Alfonso Oliva che negli anni della sua opposizione è intervenuto su tante cose, tenendosi però alla larga  dall’argomento del “saccheggio cementificatorio” della città, su  cui, invece, l’unica persona che questo giornale si è trovato vicina è stata la consigliera  comunale Eugenia D’Angelo, non a caso eletta nella maggioranza alle elezioni del 2019 e uscita dalla stessa, letteralmente schifata circa un anno dopo.

Parentesi aperta e chiusa facciamo una rapida carrellata degli altri capi d’imputazione provvisori partendo dal capo B intimamente collegato al capo A ossia al meccanismo corruttivo su cui abbiamo scritto un ampio articolo ieri sera (CLIKKA E LEGGI)

Per realizzare gli eventi corruttivi c’è stato bisogno di sgraffignare, portar via, a nostro avviso con la complicità incontestabile del dirigente Raffaele Serpico, documenti riservati che mai e poi mai si sarebbero dovuti muovere dal Comune. Abbiamo visto e vedremo ancora perchè è successo questo. Rimanendo al capo B ciò implica l’ipotesi di reato ai sensi dell’articolo 490 del codice penale ossia soppressione, distruzione e anche occultamento di documenti allo scopo di recare ad altri o a sè un vantaggio.

Il 490 chiama gli articoli 476 e 61 n.2. Il tutto ovviamente realizzato in concorso tra gli indagati ai sensi dell’articolo 110.

Andiamo per ordine: l’occultamento di documenti, in questo caso finalizzato sia all’obiettivo di trarne vantaggio per se dato che il signor Giuseppe Minale prendeva i quattrini dai Cecere, sia per determinare vantaggi per altri, per l’appunto i Cecere e per chi con loro lavorava dunque gli architetti Raffaele Truosolo e Anna Cavaliere  rende indagati in concorso gli appena citati Minale, Truosolo e Cavaliere insieme agli imprenditori Alfonso e Yari Cecere con la ciliegina sulla torta costituita dal dirigente Raffaele Serpico e con l’aggiunta finale di Maddalena De Gaetano proprietaria del Prestige Sporting Club, immobile da abbattere per costituire un’abnorme, assurda e illegale volumetria esponenzialmente più grande dell’immobile di viale Olimpico.

Tutto questo blocco compie sempre in concorso il reato previsto dal codice penale al numero 476 ossia una falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Ciò perché i documenti rubacchiati nell’ufficio tecnico erano funzionali a c apire in che modo aggiustare le carte ma soprattutto in che modo ristrutturare i fascicoli con tanto di timbro e firma, di timbri che uscivano dal Comune. E a questo punto l’occultamento dei documenti diveniva anche distruzione degli stessi o di parte degli stessi ha dato a quelli originari ne venivano costituiti altri grazie al signor Minale che portava per l’appunto i timbri fuori dal palazzo municipale all’interno dello studio privato dei Cecere, così come scritto ieri.

L’articolo 61 comma 2 subentra in quanto si tratta di un’aggravante specifica relativa proprio alla commissione di un reato finalizzato a compierne un altro.

Spesso, quando scriviamo i nostri articoli in cui denunciamo cose strane che ravvisiamo nelle determine o negli atti amministrativi di un Comune o dell’amministrazione provinciale di Caserta o degli enti di sottogoverno,  se il nostro lavoro possa avere un senso nel momento in cui, se è vero che in modo certosino, attento con cui noi lo sviluppiamo sembra inchiodare al muro il polito o il burocrate infedeli, poco possiamo fare se questi qua aggiustano le carte cambiando atti amministrativi scritti e certificati in passato con nuovi atti amministrativi falsi farloccati  nottetempo o nella maniera in cui li hanno farloccati Minale, i Cecere, Truosolo, Cavaliere con la regia di Raffaele Serpico.

Spesso per non dare vantaggi a personaggi di cui non ci fidiamo e che riteniamo potenzialmente in grado di compiere un abominio del genere, ossia portarsi le carte e i timbri a casa, ci fermiamo e non pubblichiamo una notizia. Ma alla fine si tratta di un palliativo perché porcherie di questo tipo non le potrà fermare nessun giornale e neanche noi di CasertaCe che un po’ specialisti siamo diventati, ma solo l’autorità giudiziaria che possiede strumenti d’indagine ossia possibilità di pedinamento e dispositivi molto raffinati di intercettazione. I capi C, D, E ed F sono in pratica speculari ai capi A e B.  Cambia solo il giardino di esposizione dei soggetti imbroglioni.

LA CASA DI FRANCESCO FARINARO, LA MAZZETTA A MINALE E I RUOLI DI ALFONSO PISANELLI E DONATELLO DIANA

Per il capo C gli indagati infatti sono l’immancabile Giuseppe Minale, veramente un caso di scuola di uno che si dimette dal posto di dipendente del Comune e dal giorno dopo sta il doppio delle ore in quegli uffici grazie alla complicità, alla connivenza del dirigente Raffaele Serpico, e ci sta per rubar carte riservate e inviolabili e per portarle fuori in modo da aggiustarle in cambio di danaro corruttivo. In questo capo d’imputazione lo affiancano Francesco Farinaro, proprietario di un immobile sito in via Cadorna, Alfonso Pisanelli e Donatello Diana rispettivamente tecnici di parte del Farinaro. Per tutti il reato contestato è quello della corruzione previsto ai sensi degli articoli 319 e 321 del codice penale, compiuti in concorso, sempre ai sensi dell’articolo 110.

Francesco Farinaro aveva incaricato il tecnico Alfonso Pisanelli per la ristrutturazione di un immobile in via Cadorna usufruendo anche del finanziamento bonus 110.

Giornata faticosa per Giuseppe Minale, quella del 12 aprile 2022. Da un lato va a prendere una mazzetta dai Cecere per le loro questione di via Linguiti e di Viale Olimpico, come abbiamo descritto nell’articolo di ieri, dall’altro lato va a fregare documenti al Comune in nome e per conto di Farinaro e del suo tecnico di fiducia Pisanelli, che ricordiamo, da progettista direttore dei lavori assume comunque una responsabilità da pubblico ufficiale. L’altro tecnico indagato, ossia Donatello Diana si presta a svolgere la funzione di intermediario di porta mazzetta perché è lui che prende in consegna i 2mila euro e li porta a Minale, che a quel punto ha sostituito la sua funzione di ladro di documenti con quella di postino, gli consegna il fascicolo fregato al Comune in modo che questi lo possa a sua volta portare sulla scrivania di Pisanelli e, quindi, di Francesco Farinaro.

C’è un problema in questa vicenda: il progetto redatto dal Pisanelli è difforme tra la tavola progettuale e lo stato dei luoghi.

E allora che ci sta a fare Minale? Porta fuori le carte et voilà ecco che la tavola progettuale viene aggiustata rispetto allo stato dei luoghi e tutto torna. Pagate solo 2mila euro.

Il capo D non lo ripetiamo perché corrisponde esattamente al capo B con la contestazione dei reati di sottrazione, occultamento e distruzione di documenti allo scopo di realizzare un altro reato, quello di falso. Essendo il capo D intimamente collegato al capo C gli indagati sono gli stessi ossi Minale, Farina ro, Pisanelli e Donatello Diana. Aggravante dell’articolo 61 comma 2 per tutti

“LE NECESSITA”  DI NICOLA E DOMENICO LAMA, LA COPPIA MINALE-TRUOSOLO I BATMAN E ROBIN DELLA MAZZETTA

 E veniamo al capo E. Stesso metodo. Stavolta i protagonisti, oltre naturalmente al “mastro di feste”, Giuseppe Minale, sono Raffale Truosolo, architetto già indagato per i capi A e B (Via Linguiti e viale Olimpico dei Cecere) e i fratelli Nicola e Domenico Lama proprietari di un immobile in via Gridelli.

Truosolo e Minale si conoscono troppo bene e il primo, come si suol dire, conosce la strada. L’immobile in questione deve essere sanato a causa di diverse difformità esistenti rispetto al permesso a costruire. Stavolta evidentemente l’operazione è più complicata o semplicemente i Lama vengono pesati diversamente dagli altri interlocutori di Minale. Fatto sta che scuciono 2500 euro, cioè qualcosa in più rispetto alla media delle tangenti precedenti.  Fascicolo fuori dal Comune e Minale, che da questo momento chiameremo col nome del detersivo Vanish, apre le carte e la macchia, ossia la difformità, svanisce come recita lo spot.

LA TANGENTE SULLA FIDUCIA DI IOVENE COGNATO DI UNO DEI CECERE

Ultimo capo d’imputazione quello contrassegnato con la consonate G. E qui Giuseppe Minale si prende come si suol dire una grande soddisfazione, in realtà se la prende lui insieme ai componenti della famiglia Cecere compreso l’architetto di fiducia dello stesso Minale e degli stessi Cecere, mister Truosolo. Tutta messa nero su bianco dai magistrati della Procura della Repubblica presso il tribunale di Aversa, Cesare Sirignano e Patrizia Dongiacomo insieme al gip Donata Di Sarno che l’ordinanza ha firmato. Una soddisfazione che vale più di una medaglia: al “prode” Giuseppe Minale e ai suoi “comparielli” non viene, infatti, contestato il reato di corruzione compiuta ai sensi dell’articolo 319 del codice penale, accoppiato all’articolo 321 “pene per il corruttore” bensì il 318. Ciò succede perché entra in campo per il fatto specifico il signor Raffele Iovene, cognato di uno dei Cecere, di quale dei due l’ordinanza non lo specifica.

Lo Iovene è proprietario di un immobile in via Michelangelo. Il suo problema, parafrasando una famosa battuta dei film e dei cartoon di Superman diventa un “lavoro per …. Giuseppe Minale” o meglio per Giuseppe Minale e per il pressochè ugualmente immancabile architetto Raffaele Truosolo, professionista prezzemolino. Per cui, il passaggio da Superman a Batman e Robin fino alla Banda Bassotti è molto più agevole concettualmente di quanto non lo sia nella storica accezione di questi personaggi appartenenti alla fantasia.

Truosolo, professionista prezzemolino, al servizio soprattutto della famiglia Cecere ma che evidentemente si presenta alla gente di Aversa, ai proprietari immobiliari, ai costruttori edili come colui che è in grado di risolvere certi problemi al Comune. Una dichiarazione di inizio di attività o DIA che dir si voglia sarebbe stata presentata dallo Iovene ma a suo avviso sarebbe scomparsa dal fascicolo dell’ufficio tecnico. Scomparsa nel nulla. Ma deve ricomparire e allora ecco un altro lavoretto per Minale. La famiglia Cecere e il geometra ormai si riconoscono vicendevolmente come pagatori di tangenti il prima e come ricettori di mazzette il secondo, poi sempre in grado, Minale, di adempiere all’impegno sottoscritto con gli imprenditori o con i proprietari di immobili. E allora, tranquilli cha stiamo a spaccare il capello? Siamo uomini di mondo. Quella DIA ricomparirà d’incanto e per il compenso non c’è problema. Inutile che i soldi vengano consegnati prima. Ci conosciamo tutti sembra dire l’architetto Truosolo. Qui c’è Peppe Minale e tu Raffaele (Iovene) fai con calma e quando potrai gli darai i soldi. Insomma, una vera e propria sublimazione della solidità di questo gruppo criminale: niente più, dunque, articolo 319 del codice penale, della serie “qui la pezza e qui il sapone” ma articolo 318, che punisce anche la “promessa”.

Nel prossimo articolo cominceremo ad occuparci del merito dell’indagine realizzata dai carabinieri del reparto investigativo del gruppo di Aversa sotto l’egida dei già citati pubblici ministeri Cesare Sirignano e Patrizia Dongiacomo. Partiremo da un esposto, in verità piuttosto anomalo, presentato dal sindaco del tempo, Alfonso Golia, su un’attività iper legittima di richiesta di accesso agli atti della consigliera comunale Eugenia D’angelo.