Altri spunti interessanti dall’interrogatorio dell’esponente del clan dei casalesi. Abbiamo scelto un breve stralcio che pubblichiamo
9 Aprile 2018 - 00:00
VILLA DI BRIANO – Altri due spunti interessanti, oltre a quelli già segnalati ieri (CLICCA QUI) emergono dalle recenti dichiaraizoni rese in dibattimento, da Vittorio Lanza, capozona dei casalesi, ma fondamentalmente subordinato al gruppo di Antonio Iovine o ninn sulla piazza di Villa di Briano. La prima: c’erano imprenditori che pur essendo amici di camorristi, pagavano; altri imprenditori che non erano amici di camorristi, ma erano amici dell’ingegnere Nicola Magliulo, capo ufficio tecnico del comune di Villa di Briano, governato a quel tempo dal fratello Dionigi Magliulo, che non pagavano.
La situazione emerge chiarissima quando Vittorio Lanza sbatte contro il muro di Antonio Cerullo, braccio destro di Antonio Iovine, nel
momento in cui gli chiede di esentare dal pagamento Angelo Gallo, persona a lui legatissima. Cerullo è irremovibile: Gallo deve pagare. E Gallo paga 3 mila euro. Non 4 mila quanto gliene avevano chiesti. Differenza di mille euro che Cerullo chiede ad uno sbigottito Vittorio Lanza che si arrabbia e litiga con Gallo.
Altra scena: dal fruttivendolo Santonicola, spesso e volentieri, Vittorio Lanza e Nicola Magliulo si trovano per mangiare un arancio
dopo aver preso un caffè. Lanza dichiara al giudice che Santonicola non ha pagato. Si dimostra imbarazzato e farfuglia parole quando il Pm lo incalza ivitandolo a confermare la motivazione dell’amicizia con Nicola Magliulo. Alla fine Lanza dice: va bè, queste cose si
sapevano.
Non sappiamo se le ricostruzioni di Lanza siano o meno veritiere. Se lo fossero, i presunti servigi e la presunta intensa collaborazione che il gruppo di Iovine o’ninn ha avuto con il comune di Villa di Briano e con il suo ufficio tecnico, rendeva Nicola Magliulo e anche i suoi amici, degli intoccabili, persone che andavano lasciate stare e non disturbate con le estorsioni.
Secondo spunto, questa volta più di colore: Vittorio Lanza dice che lui fino a 50 anni pur vivendo a contatto di gomito con camorristi
e malavitosi, non si era fatto mai coinvolgere. Un vero e proprio miracolo. In questi anni d’oro parla di alcune cenette sfiziose in cui lui e altri si ritrovavano nella tavernetta di San Cipriano del senatore Reccia Filippo Reccia.
Per carità, niente di trascendentale. Il problema è che la moglie di Lanza non sapeva cucinare il coniglio alla cacciatora, ma soprattutto la braciola di cotica. Cosa che invece nella tavernetta del senatore, con ampia profusione di fagioli, veniva cucinata
molto bene.
QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’INTERROGATORIO DI VITTORIO LANZA
P.M.: E Santonicola, che lei sappia, quindi non ha mai pagato nulla?
Imputato: No, no.
P.M.: Lei diceva di un rapporto con Magliulo di questo Santonicola?
Imputato: Santonicola, dottore, io sui verbali ho detto una cosa…
P.M.: Quello che legge sui verbali è quello che lei ha detto, diciamo.
Imputato: So, si fa confusione con i Santonicola.
P.M.: Eh…
Imputato: Di Santonicola ci sta… io neanche lo sapevo che sul Comune ci stava uno che si
chiamava Santonicola, l’ho detto pure…
P.M.: No no, ma io parlo del Santonicola Vincenzo, il commerciante di frutta e verdura.
Imputato: Con quello là, sì, eravamo una cosa.
P.M.: Faceva una cosa con lei.
Imputato: Sì.
P.M.: E le ha chiesto Magliulo, diciamo, di anche interessarsi per questa vicenda estorsiva? Cioè,
per questa richiesta di estorsione?
Imputato: No, va bè… Dottore, io con Magliulo ci fermavamo nella frutta e verdura di questo qua, la sera prendevamo un caffè, prendevamo un arancio e siamo diventati amici. Pure lui ha mangiato a casa mia, Santonicola; per cui venne direttamente, non venne insieme Lino. Io glielo andati a dire perché sapevo che gli faceva piacere anche Lino che quello non cacciava niente, gli dissi: ”Lino, io ho parlato con Tizio e Sempronio e quello ha detto…”…
P.M.: Senta, a Cerullo lei ha detto che era una persona legata a Magliulo? Che questo Santonicola era vicino a Magliulo?
Imputato: A Lino?
P.M.: A Cerullo.
Imputato: Teste: Cerullo a Lino? No, Cerullo a Lino non lo so se lo conosceva o no.
P.M.: No, forse non mi sono espresso bene.
Imputato: No, non ho capito.
P.M.: Quando è andato da Cerullo…
Imputato: Sì…
P.M.: Lei è andato da Cerullo e ha detto: ”vadiamo che si può fare, per questo Santonicola”, ha parlato del rapporto a Cerullo se poteva interessare? Diciamo, a Cerullo poteva interessare che Santonicola era un amico di Magliulo?
Imputato: Sì, però non mi ricordo se gliel’ho detto o no, però penso di sì.
P.M.: Perché lei nel verbale…
Imputato: No, dottore, io voglio spiegare una cosa.
P.M.: Sì.
Imputato: Sulle telefonate si fa un sacco di concussione che io… Cioè, noi in questa situazione ci siamo trovati in bene e non in male.
P.M.: Sì sì, ma io l’ho capita la sua posizione. No, io dicevo se Cerullo Antonio poteva avere un interesse a fare a Magliulo, questa era la domanda.
Imputato: Dottore, o glielo faceva o non glielo faceva l’interesse a Migliulo sul Comune, quelli là, lo sapevano come dovevano fare.
P.M.: ”Quelli là”, chi?
Imputato: O glielo faceva o non glielo faceva.
P.M.: ”Quelli là”, chi? Quando lei parla di “quelli là” chi sono?
Imputato: Tutti, Cerullo e company. Cioè, non servivo io a dire: ”guarda, facciamo il piacere a…”… cioè, non…
P.M.: Quindi, dice lei che avrebbero trovato sempre il modo per risolvere la questione. Senta, diciamo, lei si è trovato in una serie di circostanze, in una serie di situazione etc.. Queste le ha spiegate in questo modo, ora ci spiega il suo rapporto con De Luca Corrado? Chi era De Luca Corrado, quando…?
Imputato: È mio cugino.
P.M.: È suo cugino. Che fa nella vita De Luca Corrado?
Imputato: Io sapevo che stava in mezzo alla via, cioè, noi così diciamo. Perché noi, poi, quando eravamo piccolini abitavamo quasi insieme, lui stava di fronte a me. Come ci abitava pure Antionio Iovine, ci abitavano tutti questi personaggi qua. Noi abitavamo nello
stesso rione e non è facile stare in un rione è stare da parte a certe cose, dottore. Io per 50 con questi signori qua non ci ho mai avuto a che fare.
P.M.: Eh, e come mai poi ha iniziato a…?
Imputato: De Luca Corrado è mio cugino, il suo papà e mia mamma sono fratello e sorella.
P.M.: È suo cugino, però lei dice: ”con queste persone non ci ho mai avuto a che fare per 50 anni” ed è un fatto meritorio. Però, come mai -ad un certo punto- all’improvviso si è trovato ad avere a che fare con queste persone?
Imputato: Perché, con De Luca che affare ci ho avuto? Io con De Luca non ho mai avuto niente.
P.M.: Non l’ha incontrato mentre era latitante?
Imputato: Sì, sì…
P.M.: Eh…
Imputato: Dottore, io per evitare di andare al bar o andare in mezzo alla strada o nei rioni… perché ci fu un’epoca da noi che in un rione ci stava questo, in un rione ci stava quell’altro… Cioè, ogni volta che tu uscivi o parlavi con alcuni personaggi oppure…
P.M.: Allora, ci racconti… è il fatto che lei lo conosce che le viene contestato, quindi ci dica come mai l’ha incontrato, dove…
Imputato: Io ero molto amico al Senatore Reccia, lui mi ha fatto scuola da bambino e noi andavamo in una casa privata… siccome che noi a casa nostra mia moglie era sempre… la ”braciola di cotica” non la voleva fare, il coniglio alla cacciatora non… allora ci
riunivamo… ogni sera non mangiavamo più a casa, per cui mangiavamo da questo Benito, che si chiama stesso Benito; adesso è anziano, sta in pensione, e il Senatore… faceva una volta pasta e fagioli… comunque, faceva cibi che noi a casa non mangiavamo. Per 10 anni noi abbiamo mangiato sempre là, sotto uno scantinato eh, era una tavernetta.
P.M.: In che posto?
Imputato: A San Cipriano.
P.M.: A San Cipriano.
Imputato: Che, poi, là hanno arrestato a De Luca.