Si tratta della ricostruzione fatta da Vittorio Lanza nell’interrogatorio sostenuto 20 giorni fa durante il processo

9 Aprile 2018 - 00:00

VILLA DI BRIANO – Quello che Vittorio Lanza, capozona di Villa di Briano del clan dei Casalesi, ha dichiarato in aula lo scorso 15 marzo, durante il processo che vede imputato, fra gli altri, Nicola Magliulo, ex capo dell’ufficio tecnico comunale e fratello dell’ex sindaco Dionigi Magliulo, non può essere preso, per definizione, per oro colato.

Lui è stato esaminato come imputato di questo processo e non è affatto detto che abbia raccontato la verità.

Fatta la doverosa premessa, però, non si può negare che si tratti di dichiarazioni importanti, che partono dal famoso incendio del mobilificio e arrivano proprio a Magliulo.

Come potrete leggere dallo stralcio dell’interrogatorio che pubblichiamo in calce, Vittorio Lanza, di cui si fa fatica a ritenere che Magliulo non conoscesse il ruolo criminale, incontra l’ingegnere e gli dice “Lino (così Lanza chiamava confidenzialmente Nicola Magliulo) perchè non chiami Benito (la vittima dell’incendio) in modo da farci guadagnare qualcosa pure a noi?”

“Noi” sarebbe il clan dei Casalesi. Il contatto con Benito arriva. Questi si affida a Vittorio Lanza. Sulla scena irrompono due periti e Benito ottiene 500mila euro di indennizzo. Una parte dei soldi la utilizza per ristrutturare l’immobile, l’altra parte (circa 130mila euro) finisce nelle tasche di Lanza, il quale, e questa è l’accusa più grave, afferma di averne consegnati 50mila a Nicola Magliulo.

 

 

 

ESAME DELL’IMPUTATO LANZA VITTORIO

Dunque, io stavo in vacanza con la mia famiglia e sono tornato tre o quattro giorni dopo che è avvenuta questa cosa a Villa di Briano.

P.M.: ”Questa cosa” che cosa? Perché il Tribunale non lo sa.

Imputato: L’incendio di un mobilificio era. P.M.: Il periodo se lo ricorda e l’anno?

Imputato: Era in estate, adesso l’anno non mi ricordo che anno era. Però, io sono tornato dalla vacanza e sono uscito, mi sono andato a prendere un caffè del bar, per cui ho saputo questa cosa. Al che siccome che io ho avuto un’esperienza antecedente a questa, che è successa a casa mia, sapevo come gestire, come funzionava questa cosa. Quindi, mi dissero che era… non lo all’epoca se era assessore, se… non lo so, questo ragazzo se stava sul Comune. Io con Magliulo eravamo una cosa, stavamo sempre insieme.

P.M.: ”Con Magliulo”, chi?

Imputato: Nicola. Al che dissi: ”Lì…”… perché io lo chiamavo Lino, dissi: ”Lì, perché non lo chiami a Benito?” perché si chiama Benito questo signore che ha subito… ”così, magari, guadagniamo qualcosa pure noi; la gestiamo noi, la gestisco io… la gestiamo noi…”… per vedere se era possibile che la potevamo gestire noi. Al che Lino lo chiamò e lui disse: ”per me è uguale, o devo andare dall’Avvocato o vengo da voi è la stessa cosa”. Così iniziammo questa cosa. Poi, ad un certo punto, vennero alcune persone, andarono da lui perché stavamo gestendo noi questa cosa. Allora andai io e dissi… lui venne da me tutto impaurito e mi disse: ”guarda, sono venuti…”… io non mi ricordo neanche questo compare a dire perché…”… Comunque, mi disse nome e cognome e io chiesi a Cerullo, dissi: ”Antonio, lo conosci a questo signore?”… aspetti, come si chiamava…? Adesso non mi ricordo… Barbato, era un ragazzo che si chiamava Barbato che andò da questo Benito a chiedere perché noi stavamo facendo questo. Al che…

P.M.: Senta, ma lei fa il perito assicurativo? Fa il consulente? Va l’Avvocato…?

Imputato: No. P.M.: Ha qualche motivo professionale per fare…? Imputato: No, io…

P.M.: Allora perché voleva seguire questa pratica? Non ho capito bene.

Imputato: Perché io antecedentemente a questo ho subito un incendio a casa mia.

P.M.: Eh, era una sua cosa personale?

Imputato: Personale, sì, quando avevo la polleria s’incendiò.

P.M.: Sì.

Imputato: Per cui io e l’Avvocato la spicciammo, io ci andavo sempre insieme. E, così, io sapevo come si gestiva questa cosa.

P.M.: Ma perché, il proprietario non se la sapeva gestire da solo?

Imputato: No, comunque lui doveva andare da un consulente… non lo so, comunque io glielo chiesi e lui dissi di sì.

P.M.: E come l’ha gestita lei? Mi fa capire come l’ha gestita?

Imputato: Niente, come si fa. Lui fece la denuncia, vennero i periti e fecero la perizia. Fecero la perizia e io contattavo i periti, arrivammo ad un quantitativo e si chiuse la pratica.

P.M.: Il quantitativo quant’era? Il ”quantitativo” immagino sia la somma che doveva essere liquidata.

Imputato: Sì, 500 mila euro.

P.M.: Cinquecentomila euro?

Imputato: Quasi, adesso non ricordo se un po’ in più o un po’ in meno.

P.M.: E com’è stata divisa questa somma?

Imputato: Allora, arrivarono la metà dei soldi… perché quella casa che s’incendiò era in affitto, per cui il proprietario della casa arrivarono i soldi… perché come condizione di polizza i soldi della casa arrivano al proprietario; mentre quelli là che erano del mobilificio arrivarono… P

.M.: Arrivarono…? Metà e metà?

Imputato: Al proprietario del mobilificio, ora non lo so…

P.M.: Quindi, metà al proprietario e metà…?

Imputato: No, non lo so quanto arrivò, comunque quanto spettava a quello e quanto spettava a quell’altro. Al che… perché, poi, il proprietario aveva un genero Avvocato, per cui io parlavo con l’Avvocato. L’Avvocato, prima che arrivavano i soldi, disse… noi garantimmo, io e Magliulo, che si aggiustava prima la casa sua e poi, dopo la casa, lui ci dava quello che spettava a noi. E così è successo.

P.M.: Non ho capito, che significa: ”cominciavamo prima da casa sua”?

Imputato: No, la casa che si danneggiò doveva essere riparata.

P.M.: Eh, certo.

Imputato: Allora noi prendemmo l’impegno che quando arrivavano i soldi vicino al proprietario della casa lui, quando aveva finito di aggiustare tutto, il resto lo doveva dare a noi come…

P.M.: Ma fu fatta anche una quantificazione a quanto ammontava il danno?

Imputato: No, sempre di fiducia, gli dicemmo: “(dice: acconcial’) e poi, quello che avanza, lo dai a noi”.

P.M.: Quindi, ”acconciala” che significa, che la dovevate aggiustare voi?

Imputato: Aggiustare la casa. P.M.: Sì, ma voi la dovevate aggiustare? Imputato: Lo, la doveva aggiustare il proprietario. P.M.: Ah, il proprietario. Imputato: Perché i soldi li aveva lui in mano.

P.M.: Ma ci stava un’indicazione? Cioè, quando uno va dal perito e dice: ”guarda, il danno ammonta a tot” perché, altrimenti, come si fa poi a stabilire qual è il risarcimento? Era, così, approssimativo?

Imputato: Il risarcimento fu dato come stabilirono i periti, perché i periti vengono a dire: ”questo si è rotto, questo non è buono…”…

P.M.: Ma poi ci entrava in questa somma, congrua rispetto ai danni che erano stati provocati? Era stata fatta un tipo di valutazione del genere? Oppure furono presi questi soldi e…

Imputato: No, l’hanno fatta loro la valutazione, io non…

P.M.: ”Loro” chi, i periti?

Imputato: I periti, io non… Poi sono avanzati quasi 130/140 mila euro tra cui 50 li diedi a Magliulo e il resto lo presi io.

P.M.: Rispetto a quali, a quali soldi, a quelli del proprietario o quelli del mobilificio.

Imputato: Quelli del proprietario, quelli del mobilificio non ci diede niente a noi.