GIALLO DI CAMORRA tra i CASALESI e il patron del ristorante La Contessa. Se Michele Diana ha ritrattato, salta la motivazione per la quale il gip ha respinto la richiesta di arresto per Salvatore Sestile, Nicola Panaro e Luigi Schiavone

26 Maggio 2020 - 12:28

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Qualche giorno fa l’avvocato Gennaro Caracciolo, legale di Michele Diana, esponente del clan dei casalesi, fazione Schiavone, ci ha scritto un paio di volte confrontando civilmente il suo pensiero con il nostro, per dire sostanzialmente che tutto ciò, tutto quello che il suo assistito ha dichiarato alla dda in sede di indagine sulle vicende relative alla connection economico criminale tra il clan dei casalesi e i clan di Giugliano e Villaricca, inerentemente alla realizzazione, in quest’ultimo comune, di un centro commerciale Lidl, è stato ritrattato.

Secondo Caracciolo, questa decisione sarebbe stata messa nero su bianco e formalmente, ufficialmente introitata dai magistrati inquirenti della dda che, dunque, sempre a detta dell’avvocato con studio a Corso Giannone, avrebbero compiuto un imperdonabile errore utilizzando le vecchie dichiarazioni di Michele Diana per informare la richiesta di applicazione di misure cautelari peraltro respinta in toto dal gip del tribunale di Napoli Ludovica Mancini, a carico degli indagati di questa complessa indagine. Avevamo promesso ai nostri lettori, dall’alto del nostro garantismo, all’avvocato Caracciolo e anche a Michele Diana, di approfondire ulteriormente la questione.

E onestamente non c’è voluto granchè, bensì solo la lettura della parte restante dell’ordinanza che si occupa del capo D. In questa porzione valutativa, il gip motiva il diniego alle richieste formulate dalla dda considerando centrale il contenuto delle dichiarazioni, a detta dell’avvocato Caracciolo, ritrattate e dunque cancellate dalla scena, fatte proprio da Michele Diana.

Il ragionamento del gip è il seguente. Lo sintetizziamo perchè a chi vuol approfondire offriamo, come facciamo sempre la lettura dello stralcio integrale dell’ordinanza: “(…) Ed invero in ordine a tale episodio estorsivo le conversazioni registrate e sopra riportate non sono idoneamente riscontrate dalle dichiarazioni di Diana Michele, emergendo incongruenze tra di esse circa gli effettivi autori ed il ruolo avuto dagli indagati nella vicenda.”

L’episodio estorsivo è quello, piuttosto complicato, proprio relativo alla costruzione del centro commerciale Lidl da parte dell’imprenditore Domenico Concilio in quel di Villaricca, cioè in un territorio controllato dai Mallardo e da gruppi satellite. Le intercettazioni, come abbiamo scritto nei precedenti articoli, evidenziano la figura e il ruolo di Nicola Panaro Camardone che avrebbe fatto da tramite per portare le istanze di Concilio al cospetto di Salvatore Sestile, patron del grande ristorante per cerimonie La Contessa, in modo che Sestile potesse ottenere il via libera dai clan locali.

Il giudice utilizza le dichiarazioni di Michele Diana per arrivare alla constatazione giuridica della non esistenza di sufficienti elementi di riscontro. Ciò perchè Michele Diana, osserva il gip Ludovica Mancini, parla ad esempio, asseverandola, della somma ricevuta da Nicola Panaro per realizzare questa complicata attività di mediazione. Esattamente il contrario di quello che, nelle intercettazioni, sostiene Carmine Schiavone di Eliseo, anche lui indagato in questa ordinanza.

Nel dettaglio, Michele Diana, pur confondendo il marchio Lidl con quello Ikea, dichiara ai magistrati il versamento di una somma ben più cospicua dall’imprenditore Concilio: 80mila euro di cui 60mila destinati alle tasche dei clan di Giugliano e Villaricca e 20mila presi da Panaro per la sua mediazione. Ciò che afferma Michele Diana va a azzerare il valore, privandolo di un riscontro fondamentale, di ciò che Carmine Schiavone aveva affermato in un’altra intercettazione. Quest’ultimo aveva messo in campo, sempre nell’ambito di questa operazione economico-estorsiva anche Luigi Schiavone, se ricordate bene, quello che secondo Carmine Schiavone avrebbe fatto la cresta sui soldi consegnati a Sestile.

Su questi episodi, a Michele Diana sono state fatte precise domande da parte dei magistrati della dda e lui ha dichiarato di non ricordare nè la circostanza del coinvolgimento di Luigi Schiavone nella mediazione, nè conseguentemente il fatto che questi si fosse trattenuto una cifra di danaro.

Il resto lo leggete nello stralcio. Da parte nostra, un’osservazione riteniamo di doverla fare: se, e non abbiamo motivo di dubitarlo, Michele Diana ha ritrattato tutte queste dichiarazioni, come sostiene il suo avvocato, diventa difficile tenere in piedi la struttura del ragionamento formulato dal gip, per affermare che non esistono gravi indizi di colpevolezza, tali da decidere l’arresto in carcere, ai domiciliari o una qualsiasi altra forma cautelare della libertà personale, a carico del patron de La Contessa Salvatore Sestile, di Nicola Panaro Camardone e di Luigi Schiavone.

La vicenda si fa sempre più interessante.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA