7 ARRESTI. La guerra per la droga a CASERTA. IL RETROSCENA di un agguato a colpi d’arma da fuoco

3 Giugno 2020 - 11:50

CASERTA – Michele Maravita, genero di Antonio Della Ventura o’ coniglio, arrestato stamattina, nell’ambito di un’ordinanza che ha sgominato il clan Belforte-Mazzacane, operativo a Caserta, si occupava, secondo gli inquirenti, della gestione del traffico di sostanze stupefacenti, che fruttava migliaia di euro settimanali, permettendogli di fare viaggi, puntate al casinò e gite in barca (LEGGI QUI). Sotto il suo controllo esisteva, secondo le ipotesi accusatorie, una rete di pusher.

Agostino Vergone era il suo braccio destro e si occupava principalmente della conduzione delle piazze di spaccio per conto di Maravita, fornendo (e talvolta imponendo) le sostanze stupefacenti ai pusher Ferruccio Coppola, Umberto Giglio e Paolo Cinotti. La droga (cocaina, hashish e marijuana) arrivava da diverse zone del napoletano con Giuseppe Orefice che si occupava dell’intermediazione, in particolar modo per l’hashish.

Nel maggio 2017 ci sono anche stati dei momenti di tensione nel capoluogo poiché Cinotti aveva intenzione di rendersi autonomo dal gruppo di Maravita. Quest’ultimo, la sera del 23 maggio, aveva organizzato un agguato e lo aveva aggredito insieme ad altri soggetti, tra i quali Agostino Vergone, che nell’occasione aveva anche esploso un colpo d’arma da fuoco fortunatamente senza conseguenze.

Dalle intercettazioni ambientali che ricostruiscono quel fatto, è emerso che Cinotti, mentre era intento a cenare con un piatto di spaghetti, era stato chiamato da un gruppo di ragazzi, che dopo averlo fatto scendere da casa, lo avevano picchiato. Tra questi, secondo le ipotesi accusatorie, c’erano Agostino Vergone che lo aveva invitato materialmente a scendere e Michele Maravita che doveva parlargli.

Cinotti raggiungeva il gruppo nel garage e veniva assalito. Mentre si dava alla fuga avrebbe sentito Maravita dare disposizioni affinchè il complice impugnasse la pistola e esplodesse un colpo verso il fuggitivo che però non veniva raggiunto. La vittima dell’agguato a quel punto venne portato in ospedale.

Agli investigatori raccontò di essere stato colpito con una mazza al volto. “Il pestaggio subito da Paolo Cinotti era una vendetta del clan perchè ritenuto erroneamente un infame” scrive il gip Emilia Di Palma.