REGGIA DI CASERTA. Addio carrozze trainate a cavallo, arrivano quelle elettriche. La direttrice Maffei, per paura delle polemiche, sopprime una tradizione. Carlo Marino sempre in silenzio

8 Novembre 2020 - 11:01

SECONDA PARTE. Le carrozze a cavallo che hanno lavorato nel parco reale sono state sette. E supponiamo che dessero un reddito ad altrettante persone con relative famiglie. Chi penserà alla disoccupazione di esse, compreso l’indotto?

CASERTA (pasman) – Ci siamo lasciati, nella prima parte di queste riflessioni sull’abolizione delle carrozzelle a cavallo dal parco della Reggia

, soffermandoci sull’atteggiamento assunto nella vicenda del direttore Tiziana Maffei.

E dicevamo come avesse una posizione formalmente più defilata, tuttavia simile nella sostanza alle uscite del sindaco Carlo Marino. Attendeva ufficialmente gli accertamenti, anche se nello sfondo preparava la revoca delle concessioni ai conduttori delle carrozzelle del parco. Ma pareva venire da un altro pianeta. Quella carrozza, con la bestia (si può appellare ancora così, senza che nessuno si risenta o bisogna usare la perifrasi di essere

diversamente umano?) che si assume fosse angariata ed incrudelita, smunta e male in arnese, non entrava ed usciva dalla Reggia o vi arrivava volando? Nessuno la notava? Nessuno orripilava, come in seguito al fatto, per essa? Non erano pianificati controlli preventivi sui concessionari in genere? Mah: misteri degli uffici pubblici!

E siamo all’oggi, allorché il direttore Maffei, alla fine della fiera, ha deciso di sopprimere il servizio di trasporto con carrozzelle ippotrainate in favore del servizio meccanizzato. Ciò ha potuto grazie all’appiglio burocratico costituito dal fatto che la concessione triennale del servizio di trasporto con i cavalli scadeva lo stesso agosto di quest’anno ed in quanto non ha inteso prorogarla.

Ora, a nostro modo di vedere, la sua decisione è probabilmente solo formalmente legittima, ma certamente del tutto incongrua.

In primo luogo, non tiene conto del risvolto occupazionale che ne scaturisce. Le carrozze a cavallo le quali, sino all’infortunio dell’agosto, hanno lavorato nel parco reale sono state sette. E supponiamo che dessero un reddito ad altrettante persone con relative famiglie. Chi penserà alla disoccupazione di esse, compreso l’indotto? Altro assistenzialismo che paga Pantalone, altro reddito di cittadinanza, altre sovvenzioni pubbliche?

Ma, soprattutto, offende i principi della libertà di impresa e della libera attività, per quella che appare un scelta ideologica personale, la quale non può avere spazio in campo pubblico. Per il primo aspetto, i vetturali hanno certamente effettuato degli investimenti anche di lungo termine, facendo un ragionevole affidamento sulla prosecuzione nel tempo del proprio servizio, invece soppresso inopinatamente.

Per l’altro aspetto, fino a prova contraria l’attività di trasporto in carrozzella a cavallo, è nel Paese, pienamente lecita e legittima, compresa Caserta.

E’ ammissibile, dunque, che un dirigente pubblico, qual è la Maffei, possa sopprimere un’attività consentita, per giunta fondata sul costume e la cultura diffusi, a favore di un’altra, in modo così discutibile e unilaterale?

Con decisione che per di più, per la sua cadenza temporale, può apparire un supina e timorosa resa al chiasso ed al clamore degli accesi animalisti, che non vogliono vedere che proprio l’attività di ippotrasporto è sottoposta ad una stringente vigilanza veterinaria e di polizia urbana.

Dunque, dovremo attenderci che la Maffei, nella medesima logica, non consentirà mai più che il concorso ippico internazionale Coppa d’oro città di Caserta possa svolgersi all’interno del parco reale e si opporrà perché si possa tenere nella prospicente piazza Carlo III (proprio non ci viene di chiamarla Carlo di Borbone). E qui ci domandiamo, anziché propendere per anonime macchinine da campo da golf, del tutto estranee al contesto monumentale, non sarebbe stato meglio valorizzare opportunamente le carrozze esistenti, facendone un’attrazione vera e propria, magari introducendo cocchi storici di tradizione borbonica, riprendendone forme e tecniche artigianali di costruzione? E senza dire che tra le carrozze a cavallo e le macchinine elettriche, avendo finalità affatto diverse, non ci vediamo alcuna incompatibilità perché possano coesistere. La sbandierata svolta green, come abbiamo dimostrato nella prima parte di queste osservazioni, è una parola vuota che non c’entra nulla di nulla.

Qui una rassegna di carrozze di epoca borbonica, tratta da dipinti e disegni d’epoca. A Napoli esiste un museo delle carrozze partenopee e vari esemplari storici di esse si possono ammirare presso diversi enti culturali

Di scorcio, due carrozze borboniche presenti nell’androne del Museo di San Martino di Napoli

Una bella immagine dal concorso ippico casertano

Dobbiamo pensare che anche a Caserta si paghi lo scotto del radicalismo di quella Cancel Culture che tanti danni sta facendo, con l’insensato abbattimento di statue e monumenti e l’esercizio della censura più ottusa ed inesplicabile?

A breve, nel museo, tutto ciò che raffigura o richiama la passione dei reali per la caccia sarà rimosso, perché l’attività venatoria è invisa a quegli stessi animalisti? Specialmente di Carlo III si racconta di come fosse un fiero cacciatore e si narrano di lui non pochi aneddoti cinegetici.

Ah, infine, vogliamo ricordare a chi, in quelle ore ed ancora oggi, definisce l’uso delle carrozzelle “una barbarie”, che esse sono state l’appena millenario  mezzo di trasporto degli uomini e che al giorno d’oggi, oltre a costituire la specialità sportiva mondiale degli attacchi, sono  un’attrazione di tutte le maggiori città turistiche nel mondo. Basti ricordare Cracovia, Vienna, e le mille altre località storiche o anche la vicina Sorrento, alle quali Caserta non ha, neanche lontanamente, proprio nulla da insegnare, nella propria inconcludenza.

Nelle foto, in alto,  i famosi fiacre di Vienna. In basso, carrozzelle a Cracovia, note per i pregiati finimenti artistici.

In basso, due belle immagini della disciplina sportiva equestre degli Attacchi

Nelle foto che seguono, alcune manifestazioni equestri nella Reggia di Carditello, che si è vocata alla cura del Cavallo Persano nel solco della tradizione borbonica. Quanto questo confligga acutamente con le scelte della Reggia di Caserta tutti lo possono capire.