GISEC. Milioni di euro di appalti sempre agli stessi e sempre dai medesimi dirigenti. Spese pazze e ora i comuni potrebbero ricevere un’altra stangata

26 Novembre 2020 - 19:05

Dopo circa un anno, siamo tornati a frequentare quel poco che viene pubblicato nell’albo pretorio della società pubblica dell’amministrazione provinciale e che gestisce l’impianto dei rifiuti. Da Parte del presidente Cioffi, del vice Di Matteo e del presidente della Provincia Magliocca uno sforzo di riforma che ancora manca

CASERTA (g.g.) – Quali sono le patologie della Gisec, cioè della società il cui capitale è interamente nelle mani dell’amministrazione provinciale e che gestisce tutti gli impianti di smaltimento dei rifiuti della provincia? L’anno scorso abbiamo scritto una serie di articoli in cui ci ponevamo anche degli interrogativi su certe aziende che agivano in regime praticamente di monopolio, incassando milioni di euro a conclusione di procedura di gare a dir poco, ma proprio a dir poco, discutibili. Alcune

di queste aziende, la Fontana Service di Villa Literno se l’è presa a male, ha presentato querela, ma noi non avevamo mica detto che Fontana è un delinquente? Non l’abbiamo detto e neanche lo pensiamo. C’eravamo limitati a sottolineare che questa impresa, insieme ad altre, aveva operato, a questo punto va detto come autentica mosca bianca (fino a prova contraria), in un contesto criminale in cui certe attività, a partire da quelle riguardanti il trasporto dei rifiuti nel tempo erano state monopolio, secondo quello che è scritto delle carte giudiziarie e non secondo la tesi che CasertaCe è andata a pescare chissà dove, del clan dei Casalesi, soprattutto nelle mani del boss imprenditorialmente più preparato, cioè Michele Zagaria.

Okay, Fontana, la Service è stata esente da ogni forma di condizionamento, fino a prova contraria. Ne prendiamo atto e chiudiamo il discorso qui.

L’altra questione che noi sollevavamo ed era quella principale riguardava uno squilibrio nelle attività della Gisec, letteralmente monopolizzate da scelte costosissime, soprattutto da quelle che spostavano tonnellate di quattrini verso certe società che si occupano di noleggi di mezzi, assolutamente (buon per loro) toccate dalla grazia. Ciò avveniva in un contesto in cui le procedure di gara, a fronte di affidamenti da 500, 600 e oltre il milione di euro, si svolgevano con modalità a dir poco, ma proprio a dir poco, leggere, discutibili. Ma soprattutto ravvisavamo una non più accettabile condizione per la quale le stesse figure professionali stazionavano da anni e anni con le medesime mansioni, nei medesimi uffici, senza alcuna forma di rotazione.

Guardate, diciamo sul serio. Noi non possiamo non affermare a priori che l’ingegnere Zippo o il geometra Bortone, quello che opera all’esterno, sugli impianti, e il fratello di quest’ultimo, pure lui dipendente Gisec, siano persone assolutamente per bene. E lo sono fino a prova contraria. Ma ciò non vuol dire che se un ingegnere e due geometri hanno gestito un volume  di appalti, affidamenti e forniture, se queste persone hanno avuto il potere di decidere per anni cosa servisse alla Gisec per andare avanti, assumendosi la responsabilità di fatture con cifre vertiginose debbano farlo per tutta la vita, anzi. Avendo la Gisec chiesto a loro di assumersi questo onere, che alle persone per bene come loro genera sicuramente stress e preoccupazione, occorre aiutare Zippo e i Bortone a vivere più tranquillamente. D‘altronde, se per anni e anni Raffaele Cantone, oggi procuratore a Perugia, ha detto e ripetuto centinaia di volte che il criterio di rotazione degli incarichi dirigenziali all’interno degli enti direttamente riconducibili alla pubblica amministrazione o derivati da questa, vuol dire che tutto ciò ha senso. O volgiamo sostenere che l’ex presidente Anac è uno che pesca nel torbo e ha voluto vedere necessariamente il marcio dove il marcio non c’era. Affermava quello che affermava in quanto era entrato in contatto, prima da magistrato della Dda, poi da capo dell’anticorruzione, con tante situazioni che avevano determina un’eccesiva affiliazione a un dato ruolo dirigente al punto da creare una sorta di corto circuito della potestà, favorito anche da una Legge Bassanini che è roba per Paesi normali, per la Svizzera, la Finlandia, non certo per l’Italia.

Per cui, veniamo ad oggi. Qualche mese fa abbiamo salutato con una non certo celata soddisfazione la nomina del nuovo consiglio di amministrazione Gisec. Presidente Alessandro Cioffi, valente dottore commercialista casertano, con il vice Dario Di Matteo, ex sindaco di Teverola, colui che ha avuto il coraggio di sfidare elettoralmente un blocco che ha messo insieme Gennaro Caserta, Stefano Graziano e infine anche Biagio Lusini. Avrebbe riferito Peppino, rivolgendosi a Totò “e ho detto tutto“.

Oggi noi siamo tornati a guardare l’albo pretorio della Gisec che, beninteso, conosciamo da molto prima di quando Cioffi e Di Matteo abbiano anche solo pensato di proporre le proprie persone alla guida di questa società pubblica. E purtroppo abbiamo capito che le cose non sono assolutamente cambiate. Si continua a spendere una montagna di soldi per gli affidamenti, per i noleggi dei mezzi e le ditte sono sempre le stesse. Vabbè, non possiamo escludere che un Fontana abbia raggiunto un livello di efficienza tale da essere l’unico operatore in Italia in grado di svolgere determinati servizi. Ma saremmo molto più pronti a riconoscerlo se i motori di questi affidamenti non fossero sempre gli stessi: cioè Zippo, Bortone e compagnia. Non perché, per carità, riteniamo che ci sia del marcio in tutto ciò, ma solo perché ruotando i dirigenti, potrà succedere che un altro professionista valuti i requisiti di Fontana o di altre aziende in maniera diversa a come vengono considerati da Zippo e dagli altri (sicuramente hanno le loro ragioni per farlo), ma che gestendo danaro pubblico dovrebbero accettare tranquillamente, favorendo il processo che porti altre professionalità a conferma che Fontana o altri siano l’unica opzione possibile, quand’anche costosa, per far funzionare gli impianti della provincia di Caserta.

Questa configurazione dei costi ora rischia seriamente di costringere il CdA a varare un piano di lacrime e sangue, facendo lievitare i canoni che ogni comune che la provincia paga, corrisponde alla Gisec per l’utilizzo dello Stir, di Maruzzella e di altri siti ancora nell’attività di sversamento. Ora, voi pensate che i comuni casertani già ampiamente morosi, accetteranno un aggravio del genere quando i 2/3 di loro sono all’orlo del dissesto finanziario? No. E comunque, se fino ad oggi hanno pagato 5, da domani pagheranno 2.

Ecco perché occorre una politica di bilancio più oculata. Bisogna ridurre certe spese, bisogna farla finita con l’uso, a nostro avviso ingiustificatamente eccessivi, dei noleggi dei mezzi e soprattutto bisogna effettuare quella rotazione che permetta a Zippo, Bortone e soci di trovare (in quanto persone per bene) nuovi stimoli in altre attività e allo stesso tempo di inserire forze fresche nell’ufficio tecnico, nell’ufficio appalti, in modo da vedere se si può ridurre qualche costo, in modo da non creare ulteriori aggravi ai comuni casertani, ai cittadini contribuenti degli stessi, già dissanguati dalla crisi economica, rispetto alla quale il covid si è configurato come un vero e proprio colpo di grazia.

In conclusione, il presidente Cioffi e il vice Di Matteo, se li conosciamo bene (e riteniamo sia così) posseggono una competenza e un’etica per affrontare questa situazione, magari responsabilizzando l’azionista unico della Gisec, cioè il presidente della Provincia pro tempore Giorgio Magliocca. 

A questo punto urge monitorare, perché se Cioffi, Di Matteo e Magliocca hanno bisogno di una mano per iniettare trasparenza, serenità all’interno di questa Gisec, noi di CasertaCe siamo pronti a fornire a questo contributo.