OSPEDALE CASERTA. Il dg Gubitosa applica con gli infermieri il sistema dei carri armati di Mussolini. E nei reparti covid è sempre più alta tensione

22 Marzo 2021 - 19:02

L’aumento dei ricoverati nel cosiddetto Ospedaletto della Terapia Intensiva covid è stato affrontato spostando undici unità, molte delle quali non formate, con conseguente indebolimento di altre importantissime unità operative

CASERTA (g.g.) – Di fronte alle nostre dure contestazioni, il direttore generale dell’Ospedale civile di Caserta Gaetano Gubitosa potrebbe obiettare: è vero che mi sto muovendo in maniera discutibile, ma viviamo un’emergenza epocale e quindi gli infermieri in servizio se ne facciano una ragione perché dovranno sopperire fino a quando i numeri del contagio non saranno sensibilmente diminuiti.

Leggendo le cose in questa maniera, le tante ragioni che noi abbiamo esposto nei tre precedenti articoli dedicati alla triste condizione in cui versano gli infermieri, gli operatori socio sanitari e i tecnici ospedalieri finirebbero per essere diluite, emendate, in parte congelate dalle necessità, dalle urgenze che derivano minuto per minuto dalla necessità di soccombere un numero altissimo di persone, di neo pazienti ammalitisi di covid. E neanche l’argomentazione principale dei circa 300 posti vuoti, vacanti che rendono il Piano aziendale dell’ospedale di Caserta, almeno per quanto riguarda il Comparto, una vera e propria barzelletta, finirebbe per diventare nella mente del lettore un punto importante, ma da trattare sempre successivamente all’emergenza sanitaria. Ma un’impostazione di tal genere potrebbe anche accettabile nel momento in cui, senza alcun ragionevole dubbio, la

direzione strategica dell’Ospedale civile di Caserta fosse in grado di affermare, ma soprattutto di dimostrare, che non si sia persa nessuna vita a causa della disorganizzazione, della vera e propria mattanza materiale e morale degli infermieri e delle altre categorie del Comparto e che le centinaia di persone le quali nell’ospedale di Caserta sono morte per covid abbiano fatto questa fine per motivi ineluttabili, cioè dopo che l’ospedale aveva apprestato scienza, coscienza risorse e organizzazione tali da poter dire che nulla d’intentato era stato lasciato per salvare loro la vita.

Lo può sostenere questo il direttore generale Gaetano Gubitosa? Lo può sostenere l’accondiscendente neo direttrice sanitaria Angela Annicchiarico? Noi, come sempre, siamo a disposizione e di fronte ad una dimostrazione seria, ad una prova del primato e delle ragioni della Ragione non avremmo difficoltà a riconoscere che oggi si fa così perché diversamente non si può fare e che è ancora il tempo, anzi, è ancora solo il tempo di pensare a togliere dalla fossa ogni singola vita, rimandando rivendicazioni e polemiche ad un tempo successivo. Ma né Gubitosa, né la Annicchiarico posseggono a nostro avviso ragioni per dimostrare che gli organici risicati, lo stress e l’altissima tensione a cui sono stati sottoposti infermieri e Oss che, a questo punto, non sono fisicamente in grado di sostenere turni straordinari, non abbia inciso sulla cifra dell’offerta sanitaria. Non ne avremo mai la controprova e benché meno un dubbio scalfirà le certezze, rigorosamente acritiche, dei direttori. Per lo stesso motivo noi abbiamo il diritto di ritenere che diverse vite si sarebbero potute salvare se Gubitosa non si fosse intestardito nell’osservazione della consegna di un silenzio inquietante che ad oggi, lunedì 22 marzo, non permette di capire per quale diavolo di motivo tutte le altre aziende ospedaliere e sanitarie della Campania, a partire dall’Asl Caserta, hanno assunto centinaia e centinaia di infermieri e di Oss, mentre lui non l’ha fatto ed è stato costretto in questi ultimi giorni ad alzare ulteriormente l’asticella di un pericoloso sfruttamento del lavoro di un personale ormai sull’orlo di una crisi di nervi.

L’ultima della serie prende le mosse dal reparto di Pneumologia che, come dice la parola, è roba riguardante i polmoni e le altre patologie dell’apparato respiratorio. In prima linea, dunque, nella lotta al covid, proprio in questo reparto sono stati incardinati 18 posti letto per la cosiddetta terapia sub-intensiva con rilevazione telemetrica. Non si tratta della Rianimazione, dove i pazienti vengono intubati e dove si registra un altissimo tasso di mortalità, ma di un luogo dove la partita della vita si può ancora giocare con significative possibilità di successo. Per ogni turno della Pneumologia si è partiti da 5 infermieri, per poi scendere a 4. Dunque, quattro per diciotto pazienti, comunque attaccati ad un respiratore. Purtroppo ci tocca fare una battuta in un contesto drammatico per il quale non c’è proprio niente da ridere, come capitava con i mitici carri armati di Mussolini, di fronte all’acuta emergenza di questi giorni e di fronte al full di quei miserabili 12 posti di Terapia Intensiva del cosiddetto ospedaletto, i cui lavori sono stati pagati fior di quattrini dai cittadini di questa regione affinché ne potesse ospitare 24, cioè il doppio, Gubitosa ha preso tre infermieri dalla Pneumologia, cioè dalla Terapia sub intensiva e li ha spostati nel citato ospedaletto.

Alla fine, tra vari giochini di prestigio, sono rimasti in quattro per turno. Ora, abbiamo visto, ascoltato e letto fino alla noia che la dimensione del rapporto tra infermieri e malati di covid già gravi e in terapia sub intensiva deve essere di uno a tre. E siccome l’aritmetica non è un’opinione, gli infermieri in servizio sul turno non potrebbero essere meno di sei. Essendo quattro, si mette a repentaglio la salute degli assistiti, depauperando lo standard dell’offerta sanitaria, e inoltre si affolla di veri e propri incubi la testa di questi poveri infermieri, i quali in ogni secondo devono pensare a non sbagliare una mossa, un’azione, visto che da ciò dipende la vita o la morte di chi assistono. E’ un andazzo che dura da tempo e che negli ultimi giorni si è ulteriormente aggravato.

Ritornando ai carri armati di Mussolini, cioè al mero spostamento su vari fronti di un’artiglieria che però è sempre la stessa, il “tutto esaurito” della Terapia intensiva (altra cosa, ripetiamo, rispetto alla sub-intensiva) nel cosiddetto ospedaletto di tutte le nefandezze, ha reso necessaria l’iniezione di ulteriori unità infermieristiche. Non potendo più togliere nulla alla Pneumologia, dopo aver già spostato, come detto prima, ben tre infermieri sui 20 complessivi, il dg Gubitosa ha cominciato a pizzicare in altri dipartimenti dove, così come abbiamo scritto nei giorni scorsi, siamo già a toccare un livello di guardia pericolosissimo, a causa della pesante carenza nella struttura di una pianta organica, autentico tradimento di De Luca e dei suoi “inviati”, consumato ai danni dei campani e dei casertani, nell’ospedale del capoluogo.

Ben otto infermieri sono stati tolti dalle unità operative già in carenza e sono stati messi nell’ospedaletto. Attenzione, non si tratta di personale che per tutta la sua vita professionale o per larga parte di essa è stato impiegato all’interno di reparti di Rianimazione-Terapia Intensiva, al contrario si tratta di infermieri che hanno maturato competenze in altre branche. Insomma, un’operazione raffazzonata causata sempre da quel silenzio del quale Gubitosa è pesantemente responsabile, non informando l’opinione pubblica sui motivi, totalmente sconosciuti a questo punto, per cui non procede ad un’adeguata fase di nuove assunzioni.

Ammesso e non concesso che i tre della Pneumologia, essendosi occupati di terapia sub intensiva, possano avere immediatamente dimestichezza anche con l’intensiva, gli altri 8 hanno fatto sempre altro, per cui dovranno essere affiancati da altre unità sulle quali graverà per diversi giorni l’onere del lavoro proprio e quello delle unità aggiuntive trasferite. Il termine “affiancamento” non è parola casuale ma è cosi definito dalla legge. E’ una modalità di civiltà quando ci sono i numeri giusti, sufficienti per garantire un sereno svolgimento di un lavoro di assistenza ad altissima difficoltà ed enorme delicatezza. Nel caso di specie, invece, richiamiamo il lettore di CasertaCe di nuovo all’evocazione del famoso film Non si uccidono così anche i cavalli, scelto già da noi come adatta similitudine per raccontare il lavoro degli infermieri che dovranno affiancare i nuovi, visto saranno gli stessi che arrivano da mesi e mesi di stanchezza e di incredibili tensioni.

Ecco perché diciamo che pur non avendo alcuna possibilità di ricevere una controprova alla nostra affermazione, riteniamo che soprattutto in questa terza ondata l’impreparazione dell’Ospedale civile di Caserta a fronteggiare numeri che erano stati pur previsti dai virologi e dagli epidemiologi sin da settembre, ha causato conseguenze anche drammatiche, finanche fatali per pazienti i quali potevano essere assistiti meglio e di più nell’ambito dell’intera filiera che parte dall’osservazione in reparto e che arriva fino all’intubazione del fin di vita della Terapia Intensiva.