30 ARRESTI. Maxi operazione contro la mafia nigeriana. Fermato il boss

26 Aprile 2021 - 15:32

CASERTA – Sono 12 gli arresti e le perquisizioni eseguite dalla Polizia di Stato in Abruzzo, nei confronti dell’organizzazione mafiosa nigeriana Black axe. All’Aquila è stato arrestato il capo del gruppo criminale Zonal head Italia, chiamato Seki o Titus, che aveva la responsabilità del gruppo criminale per lItalia. Oggi in tutto sono 30 le misure cautelari in carcere eseguite dai poliziotti del coordinamento del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, in 14 province italiane con 55 indagati.

Il boss dell’organizzazione criminale nigeriana viveva da tempo nel capoluogo abruzzese. E’ stato definito dagli inquirenti un integralista e all’alba è finito in manette nell’operazione. Gli investigatori sono riusciti ad individuare e comprendere l’importanza di questo personaggio, il capo che “Da

questa città riusciva a consumare ipotesi delittuose” con effetti che si estendevano in altri Stati, ha dichiarato Stefano Gallo, sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila. Dal capoluogo abruzzese partiva dunque l’attività criminale dell’organizzazione “cultista” così definita dagli investigatori.

Il capo dirigeva corrieri, trasporti, truffe informatiche non solo collegato a Napoli, Bari, Reggio Emilia, Caserta e Roma, ma anche connesso con l’estero. Il boss nigeriano si raccordava con i capi regionali dell’organizzazione raccomandando di mantenere sempre un profilo basso perché “lavorare nell’ombra rende di più” avrebbe detto. Il nigeriano di 35 anni che ha diretto le attività illegali del clan nell’ombra era sbarcato a Pozzallo, in Sicilia, nel 2014 ed è finito nel capoluogo della regione Abruzzo che ai tempi garantiva il primo centro di accoglienza per migranti. Dopo una breve parentesi a Reggio Emilia il boss nigeriano è rientrato all’Aquila per gestire tutti gli affari dell’organizzazione criminale. Un capo che a differenza di altre organizzazioni criminali nigeriane pretendeva che i riti di affiliazione al cult fossero eseguiti in Nigeria, da qui l’integralismo. Il gruppo infatti è composto solo da nigeriani che sono entrati in Italia solo dopo aver aderito all’organizzazione criminale.