CASERTA. Professore della Bocconi trova la Reggia chiusa e si lamenta. La direzione: “Di martedì è normale”. Ma noi…

23 Agosto 2021 - 14:24

Caserta (pm) – Dopo l’albero caduto alla Reggia lungo il viale di accesso di via Giannone lo scorso 27 luglio, a Ferragosto ne è caduto un altro, come vi mostriamo nelle foto che pubblichiamo. Ed è caduto quasi nello stesso punto. Ciò che fa dubitare che a seguito di quella prima caduta, pericolosa tanto quanto questa, si sia proceduto a qualche sopralluogo per sincerarsi della sicurezza dell’area.

Dubbio alimentato non già dalla convinzione che ci sia una volontà deliberata di non intervenire o di rimandare le cose alle calende greche, ma da quella che gli uffici museali siano ancora retti da tempi e procedure vecchi, arretrati, poco congeniali alle necessità attuali. Meno male che anche questa volta sia andata bene, senza conseguenze per i visitatori ed i dipendenti, che lì transitano e stazionano.

L’Economista Tommaso Monacelli

Tuttavia oggi parliamo della Reggia non specificamente per questo ennesimo incidente, ma per tornare su di una polemica un po’ datata, perché rimonta all’inizio del mese, la cui importanza impone che venga riportata all’attenzione della pubblica opinione casertana, in relazione agli aspetti che subito diremo.

Com’è noto, il 2 di agosto, il professore Tommaso Monacelli, docente di economia all’università Bocconi di Milano, twitta il compendioso ma pungente rilievo che leggete sulla Reggia trovata chiusa, il quale rilievo, esulando dal fatto strettamente personale, involge soprattutto un  evidente profilo di economia turistica, quella che qui da noi è molto astrattamente discussa ma pochissimo praticata:

Coma al solito, anziché chiedersi perché gli altri ci vedano così – specie quando l’altro ha competenza e credibilità – e tentare un’autocritica volta a migliorare, si è scatenata la reazione più ottusa.

Del tipo di quella ultraprovinciale – lo ricorderanno i lettori più affezionati di CasertaCe.net – che si ebbe quando la prestigiosa guida internazionale Rough Guides si permise di dire che nella nostra provincia c’è, come c’è, la camorra e che Caserta, a parte la Reggia, è, come lo è, una città anonima.

In particolare, ha inquietato quella proveniente dagli esponenti della Reggia, i quali – facendo gli offesi e mostrando di non capire la grossa questione posta dal docente, che non a caso attiene essenzialmente  al campo che gli è proprio dell’economia – non hanno esitato a trascendere nella polemica spicciola. Prima hanno creduto di impartire una lezioncina al professore – che non pare esattamente il più indicato a riceverne: ma come, non capisce che siamo chiusi settimanalmente anche per le manutenzioni (che comunque non impediscono tuttora la caduta degli alberi) per poi, a strafare, assumere i toni imbonitori. Sia permessa qui la nostra parafrasi: ma come, hai trovato la Reggia chiusa e non sai che qui potevi andare in tanti altri posti, le stupende location di quelli che credono che tutto sia spettacolo. Non ti potevi documentare, non sai usare internet? Da crepare dal ridere insomma, la classica toppa peggiore del buco!

Questo il testo della risposta degli uffici museali a Monacelli

E lì ad evocare il borgo di Casertavecchia, San Leucio, la Vaccheria. Senza naturalmente dire minimamente come sono ridotte. Casertavecchia, una parodia di se stessa, priva di tutela effettiva della sua identità, con angoli che fanno il verso stralunante alla Svizzera od al Trentino e dove viene persino sbandierato come titolo di merito, con tanto di cartelli ripetuti, che vi sono state girate delle scene de l’Amica Geniale. San Leucio, tutta cadente. La Vaccheria, abbandonata a se stessa, dove ancora oggi c’è puzza di bruciato di un’imminente speculazione edilizia, appena iniziata con la realizzazione di un parcheggio di autobus turistici a dispetto di ogni valore paesaggistico.

Ma il bello arriva quando, con evidente legame con questa polemica, viene presentata l’iniziativa #OltrelaReggia.

Questo il post che vi si riferisce: “ Per i prossimi martedì, giorno di chiusura del Complesso, vi porteremo alla scoperta del ricco territorio che circonda la Reggia di Caserta! Oggi si parte dal borgo di Casertavecchia! Il centro di Caserta nel Medioevo sorge[va] alle pendici dei monti Tifatini”.

E qui casca l’asino, perché che Casertavecchia sorga alle pendici, cioè al fianco, alle falde dei monti Tifatini e non su di una delle vette collinari è la prima volta che lo sentiamo. Ma se lo dice una istituzione culturale, allora alziamo le mani.

Ed è pur vero che in qualche recensione che riguarda la località e persino nella celebre enciclopedia Treccani talvolta si adopera il termine pendici, ma crediamo per approssimazione.

D’altro canto il nome stesso storico di Casertavecchia, già CasaHirta, depone nel senso in cui noi crediamo. Come anche le sottoposte borgate di Sommana o di Piedimonte di Casolla, per dire, i cui toponimi appaiono eloquenti.

Noi preferiamo attenerci alla lezione del Grande Dizionario della Lingua Italiana – Battaglia, per la quale il termine pendice indica “l’estremo pendio verso il piano; la base di un rilievo”.

Ed alla descrizione di Casertavecchia che ne fa Giuseppe Daniele nella sua opera del 1873 su quel duomo, allorquando si riferisce della collocazione del borgo, che pone sempre in sommità, alla cima. Pronti, naturalmente a ricrederci, se, ad esempio, gli amici del CAI di Caserta (Club Alpino Italiano) potranno dirci qualche parola di chiarimento, loro che ben conoscono l’orografia casertana e che tanto fanno per valorizzarla anche con il loro escursionismo.

L’estratto dal volume di Giuseppe Daniele sul Duomo di Casertavecchia (1873)     

Scatti dell’albero caduto a Ferragosto in prossimità dell’accesso di via Giannone 

Immagine del parco reale pubblicizzato online, che contrasta decisamente con quella dei suoi prati diffusamente  rinsecchiti che abbiamo pubblicato recentemente. Possiamo parlare di irrigazione miracolosa che vi è stata nel frattempo?