LA NOTA AVERSA. Taglio delle indennità a sindaco, assessori e consiglieri: De Cristofaro non esce sconfitto perché ha torto ma perché non ha accettato le regole della democrazia del confronto
7 Giugno 2018 - 13:29
AVERSA – (Gianluigi Guarino) Il principio vale sempre più di cavillo, la democrazia, la sua difesa, la sua garanzia molto, ma molto di più di un atto abilmente elusivo come quello messo in opera dall’amministrazione comunale di Aversa per evitare di discutere la mozione, presentata da Carmine Palmiero.
Non discutere significa ammettere di aver torto. Perché le ragioni rispetto ad una questione come quella del taglio delle indennità, proposta da Palmiero, possono essere diverse e contrastanti. Ad esempio chi ritiene di avere dalla sua parte ragioni prevalenti per non accettare la decurtazione delle proprie indennità, ha il diritto prima che il dovere di esporle alla città perchè possono essere ragioni valide collegate per esempio ad attività lavorative che si vanno a trascurare per svolgere la propria funzione amministrativa.
Come gli assertori dell’altra tesi possono affermare come ha affermato per esempio Gianpaolo Dello Vicario, consigliere di opposizione, che esistono delle situazioni poco comprensibili come quella che poi il sindaco De Cristofaro è stato quasi costretto ad esporre: “Per ricoprire la mia carica, ho dovuto abbandonare il mio lavoro e il mio studio di architetto. Per cui, quello che oggi guadagno lo prendo dall’indennità.”
Sulla carta sembra un ragionamento comprensibile, anzi addirittura ineccepibile. Però Dello Vicario che non è nato ieri, ha prontamente obiettato: “Scusi,
Insomma, tesi contro tesi, opinione contro opinione. La strada è una sola, quella indicata dalla democrazia. La mozione di Palmiero andava discussa e non elusa perchè poi è chiaro che una indisponibilità da parte dell’amministrazione che si mostra in difficoltà, confusa, barcollante nella sua cifra di capacità di esporre la propria politica, si alzano le tensioni e succede quello che è successo tra Palmiero e Renato Oliva, con quest’ultimo letteralmente scatenato e che invitava minacciosamente il consigliere di minoranza ad uscire fuori dall’aula e a regolare i conti in stile salon.