IL GRILLO PARLANTE. Il sindaco del rione…”Bella Ciao”

20 Ottobre 2021 - 13:13

L’essere riusciti a mettere insieme il messaggio politico di una sinistra che combatte la Lega con quello totalmente antitetico che si riassume nei fuochi artificiali sparati nel rione Tescione, a Falciano e in altre aree popolarissime della città, ha costituito, al di là delle valutazioni di tipo morale su un pragmatismo cinicamente determinato, una modalità ad alto reddito elettorale a favore di Carlo Marino.
I peccati gravi di Pio Del Gaudio che oggi diventano errori che finiranno per danneggiare le sue prospettive politiche; i peccati veniali di Gianpiero Zinzi riscattati da una campagna elettorale generosissima, incredibilmente condotta insieme a molti giovani che rappresentano un patrimonio da non disperdere, contro una struttura di forze incredibili, contro il gigante De Luca, contro i consiglieri regionali, contro il Pd ai massimi livelli nazionali, contro sistemi di potere di ogni genere, contro il voto “indotto” dei rioni popolari, contro la strumentalizzazione riuscita della nazionalizzazione di un confronto che molti casertani hanno interpretato, non tanto responsabilmente, concentrandosi sulle questioni Salvini, Meloni, Cgil eccetera

 

CASERTA – “O mia bela madunina………”, la vittoria di Marino contrassegnata dalle note di “Bella Ciao” e dai fuochi d’artificio di rione Tescione e di Falciano danno un’idea, seppur approssimata, delle ragioni per le quali l’esito ha svoltato a suo favore. Non c’è dubbio che la sinistra, abilmente e completando la strategia surreale dell’equazione Zinzi uguale Lega, abbia trasferito sul piano locale anche la polemica sull’aggressione neofascista alla sede Cgil di Roma. Per cui, anche a Caserta è stato utilizzato l’attacco, espresso a livello nazionale, nei confronti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, accusati di essere stati ambigui su questo episodio.

E qualcosa ha inciso, conseguentemente, anche la manifestazione nazionale dei sindacati svoltasi molto discutibilmente a Roma, nel giorno che ha preceduto il voto al ballottaggio, che ha coinciso, molto discutibilmente, con quello che per legge è votato al silenzio elettorale. In quella occasione, tutti i leader politici del centrosinistra e della sinistra, con buona pace della legge sul silenzio elettorale, sono stati presenti e hanno tranquillamente a svolgere il copione costituito su una sequenza di attacchi a Lega e Fratelli d’Italia, divenuti automaticamente strumentali agli obiettivi elettorali delle ore successive.

Ovviamente, la sinistra ha abilmente rimosso la memoria, peraltro recente di una Meloni, di un Ignazio La Russa, di un Matteo Salvini entrati a far parte, con la carica di ministri, di diversi governi della repubblica. Meloni e La Russa in quelli targati centrodestra, Salvini in quello gialloverde, che poi non si capisce per quale motivo per quelli di 5 Stelle la Lega andava benissimo come alleata due anni fa e ora improvvisamente è divenuta xenofoba e razzista.

E nulla è stato concesso al dibattito negli ultimi giorni al dato di fatto che Fratelli d’Italia non è altro che un’elaborazione, una fondazione di quell’Alleanza Nazionale che abiurò il fascismo con la svolta di Fiuggi, attuata da quel Gianfranco Fini che, sempre la sinistra, ha utilizzato, ha legittimato, ha addirittura santificato quando è risultato utile per far fuori Berlusconi nel 2011.

Comunque non c’è dubbio che la strumentalizzazione della vicenda sia stata in qualche modo incidente nel risvegliare quell’anima di sinistra abbastanza svogliata al primo turno delle elezioni comunali di Caserta, come dimostra il risultato molto modesto ottenuto dal Pd che ha conseguito un misero 8,74 per cento.

In giro per Caserta tante erano le persone che un pò responsabilmente hanno rimosso i temi veri di una campagna elettorale delle elezioni comunali, cioè i tanti e gravissimi problemi di cui soffre la città di Caserta e si sono immersi, facendosene condizionare, dalle tematiche nazionali che al presente e al futuro di questa città, non metteranno e non toglieranno nulla.

La “cantata corale” nell’aula consiliare del comune di Caserta dell’inno dei partigiani ha rappresentato il punto finale di un percorso di propaganda che sorprendentemente ha attecchito molto di più di quelle che potevano essere le previsioni della vigilia. Mentre in aula consiliare si cantava Bella Ciao, nel rione Tescione si sparavano i fuochi d’artificio.

Ritengo che questa reazione biunivoca e culturalmente incompatibile, almeno in apparenza, abbia rappresentato sul piano concreto dei voti, l’operazione vincente, determinante per l’esito del ballottaggio. Dai rioni, con gli strumenti tipici della sensibilità culturale di quelle aree, si manifestava la gioia di chi si sentiva protagonista di una vittoria elettorale. Erano quelli del voto, chiamiamolo così, organizzato, sollecitato, eufemisticamente parlando, che ovviamente festeggia a modo suo, cioè con spari e fuochi. Sicuramente la sinistra di fronte a questo ruolo fondamentale svolto dal consenso dei rioni che oggi fa di Carlo Marino, più che il sindaco di tutta Caserta, il sindaco dei rioni, girerà lo sguardo altrove e glisserà. Lo farà quella più incline alla partecipazione, spesso, costi quel che costi, al governo delle istituzioni.

Ma certi nodi che il centrodestra ha provato, inutilmente, di mettere al centro di una campagna elettorale sviluppata esclusivamente sui problemi della città, sono comunque destinati a venire al pettine. Succederà quando dovranno essere comunque affrontate tematiche ambientali vedi cave, biodigestore, Puc ed altro ed allora vedremo come se la caverà il sindaco Marino chiamato a districarsi tra opposti interessi. La nomina della prossima giunta sarà la prima prova importante per tenere unita una maggioranza elettorale che gli ha consentito di vincere ma chissà se lo farà governare, tutto sommato tranquillamente, com’è successo nella precedente consiliatura. Vedremo, a quel punto, se prevarranno gli interessi dei pochi rispetto a quelli di tutti i casertani.

Il centrodestra ha perso un’occasione importante per tornare al governo di Caserta. Le sue divisioni sono state ugualmente importanti, se non addirittura determinanti per la vittoria di Marino.
L’indubbio ritardo con il quale si è giunti alla candidatura di Zinzi ha fatto il resto. Se Zinzi, infatti, fosse sceso in campo con determinazione e se i partiti del centrodestra avessero puntato su di lui immediatamente dopo l’esito delle elezioni regionali del settembre 2020, lo sfidante di Carlo Marino avrebbe recuperato tanti altri candidati di peso che, rispetto al ritardo e alla scelta di uno sfidante credibile dal lato del centrodestra, hanno preferito schierarsi con il sindaco uscente. Non ci vuole molto per dimostrare questa particolare e penalizzante caratteristica della candidatura d Zinzi. Basta vedere, infatti, l’elenco degli eletti con le maggiori preferenze di liste collegate a Marino che di certo non appartengono storicamente al campo del centrosinistra. Il recupero anche solo parziale di qualcuno di questi avrebbe prodotto un esito vincente per Zinzi.

Ma è abbastanza risaputo che il centrodestra e’ affetto da patologie ataviche che traggono origine dal rancore e da un ego smisurato che portano le fratture quasi mai a ricomporsi. A sinistra quanti hanno avversato Marino con l’idea prima di non candidarlo poi di fare liste in contrapposizione, alla fine hanno di nuovo sotterrato l’ascia di guerra e si sono ricompattati. Probabilmente in questa ricomposizione della sinistra ha inciso l’indubbia attrazione che ancora oggi suscita il sistema di potere del governatore De Luca, applicato e sponsorizzato da alcuni soggetti politici ben definiti anche del territorio di Caserta.

Certamente per il centrodestra ha inciso già in sede di primo turno, la decisione di Del Gaudio e di Bove di scendere comunque in campo, in alternativa anche al centrodestra, area dalla quale avevano cercato in tutti i modi, dalla scorsa primavera in poi, di ottenere la candidatura a sindaco, come dimostra anche la designazione ufficiale come opzione da proporre al tavolo romano, di Pio Del Gaudio quale candidato della Lega.

Questi, dunque, ha interloquito con Salvini su tale possibilità. Non essendo riuscito a ottenere l’investitura di tutto il centrodestra, è sceso in campo, tutto sommato comprensibilmente e prevedibilmente, al primo turno con una posizione autonoma. A Del Gaudio va comunque riconosciuto di aver sviluppato una buona campagna elettorale, orientandola su temi concreti, a partire da quello ambientale. Ma poi al ballottaggio ha consumato tutto il credito maturato con iniziative e scelte incomprensibili soprattutto per chi, come lui, ha fatto il sindaco di centrodestra, non per una scelta dal basso ma perché imposto dai vertici della allora centrodestra.

L’incontro tra Del Gaudio e De Luca o suoi referenti non è stata una bella immagine. Men che mai la scelta di non sostenere Zinzi al ballottaggio. Ha perso una straordinaria occasione per rientrare da protagonista sulla scena politica Casertana e avrebbe mostrato a tutti la sua identità politica, superando una ferita grave di cui incolpa ancora oggi la sua famiglia politica per la interruzione del suo governo cittadino, avvenuta nel giugno 2015.

Insomma, come si diceva, rancore ed ego protagonisti come sempre nel centrodestra e all’orizzonte nessun leader capace di fare sintesi. Zinzi ha la responsabilità di aver tentennato troppo, forse in attesa che qualcuno più in alto gli chiedesse direttamente l’impegno da candidato a sindaco, in modo da consentirgli di ottenere rassicurazioni sul proprio futuro, qualora non fosse riuscito a conquistare la fascia tricolore del comune di Caserta. Ha atteso troppo e quando ha deciso di scendere in campo i buoi erano già scappati dal recinto.

Gli va dato atto, però di aver fatto una campagna elettorale straordinaria, praticamente da solo contro tutti, contro un esercito immane di consiglieri regionali, ministri, segretari nazionali di partito, il sistema di potere deluchiano e quello comunale e, come se non bastasse, anche, nelle ultime settimane e negli ultimi giorni, pure il clima nazionale avverso e avvelenato dalle polemiche. Nonostante ciò, ha di poco mancato il bersaglio. Ha perso elettoralmente ma ha vinto politicamente, ora a lui il compito di suonare una sveglia politica e organizzativa al centrodestra, non solo casertano. In queste elezioni, ha conseguito il miglior risultato possibile per come si era sviluppata la situazione sul piano dei fondamentali elettorali e delle subordinate.

Ora, deve trovare il modo di dare cittadinanza politica, di valorizzare senza tentennamenti quell’importante, corposo contributo garantitogli dai giovani che lo hanno sostenuto. Lo potrà fare, lo dovrà fare, non necessariamente in una casa-partito. Deve riuscire a trasformare l’impegno elettorale profuso da tanti giovani in stabile partecipazione politica, ciò non solo per dar vita e dar corpo ad una nuova classe dirigente che affianchi quella attuale ma soprattutto per operare un controllo capace e competente sull’operato del governo cittadino.

Il Grillo Parlante