COVID & VERGOGNE CASERTANE. Cooperative di infermieri, parafarmacie e sanitarie fanno tamponi illegali grazie alla complicità delle farmacie e di alcuni laboratori di analisi. Vi spieghiamo come funziona

3 Gennaio 2022 - 10:29

Stanno nascendo come funghi soprattutto nei comuni dell’agro aversano. Dunque, l’episodio, di cui vi abbiamo dato conto, del blitz dei Nas in una parafarmacia di Alife, è tutt’altro che isolato

 

CASERTA (Gianluigi Guarino) – La notizia dell’intervento operato dai Nas dei carabinieri nella Parafarmacia di Alife ci induce ad accelerare la pubblicazione di un articolo a cui probabilmente ne seguiranno, nei giorni prossimi, altri, ancor più dettagliati, in modo da far capire a più gente possibile cosa stia succedendo in questi giorni, in queste ore e in questi minuti, in provincia di Caserta e nell’agroaversano in particolare, sul fronte del controllo di contagio attraverso lo strumento dei tamponi.

Rapidamente, sintetizziamo i termini normativi di questa fondamentale attività: i soggetti abilitati a praticare un tampone di controllo, allo scopo di stabilire se un paziente sia o meno positivo al virus Covid 19, sono ben definiti e ben circoscritti. Oltre alle strutture pubbliche, cioè gemmate direttamente dalle Asl, è successo che, già a partire dalla seconda e terza ondata, sia diventato necessario l’ausilio di strutture private, purché queste siano convenzionate con il servizio sanitario nazionale, nel nostro caso, con la Regione Campania, attraverso l’Asl di Caserta.

L’essere convenzionato, anzi, regolarmente convenzionato, significa soddisfare tutti i requisiti, alcuni dei quali piuttosto severi e stringenti, previsti dalla

legge 73 del 2001.

Va aggiunto che l’essere convenzionati abilita le strutture private ad entrare nella piattaforma dell’Asl, unico luogo immateriale che può accogliere le comunicazioni sulla positività o sulla negatività riscontrata in un paziente, sottoposto ad un tampone molecolare (praticato nelle strutture pubbliche e in qualche clinica privata convenzionata di degenza) o ad un tampone rapido o antigenico che dir si voglia, che poi è quello realizzato dai privati convenzionati. E’, insomma, la citata piattaforma la banca dati unica ed ufficiale, che consente ad ogni Asl italiana di certificare e trasmettere i dati dei contagi, dei tamponi praticati, tutto quello, cioè, che ogni sera, da quasi due anni, ascoltate durante i telegiornali.

In occasione della quarta ondata, anche se qualcosa era stato attivato in proposito pure durante la terza, le farmacie sono state chiamate a dar manforte al sistema. Dal punto di vista amministrativo, la relazione tra una farmacia e il servizio sanitario nazionale è speculare al rapporto che c’è tra una qualsiasi altra struttura sanitaria privata convenzionata e lo stesso SSN. Nel senso che ogni farmacia possiede una patente formale, ufficiale di abilitazione che le consente di essere riconosciuta come un ente erogatore di servizi sanitari di valenza pubblica.

Dunque, per lo stesso motivo per il quale un laboratorio di analisi privato può accedere alla piattaforma dove vengono depositati i risultati dei tamponi, così lo può fare anche ogni farmacia.

Abbiamo voluto configurare lo stato delle cose e soprattutto abbiamo voluto chiarire quale sia l’unica modalità possibile per far funzionare il sistema dei tamponi e la loro registrazione epidemiologica. In pratica, abbiamo strutturato, come dicono quelli che parlano bene, il quadro normativo vigente. Un lavoro che serve ora a descrivere il “di tutto e di più” che sta succedendo a Caserta e in molta parte della provincia, a partire, come abbiamo già scritto prima, dall’agroaversano che, come sempre, si distingue come eccellenza tra le eccellenze truffaldine e di questa terra speranza.

Ci stavamo lavorando già da giorni. Poi, quando dal territorio ci è arrivata la notizia sui Nas nella parafarmacia di Alife (CLIKKA E LEGGI) abbiamo deciso di anticipare un pò i tempi. Stanno letteralmente spuntando, infatti, un nugolo di cooperative, non sappiamo se regolarmente costituite o meno, alcune delle quali localizzate in sedi fisiche non ufficiali, ma comunque individuabili e raggiungibili. Si tratta di cooperative di infermieri.

Anche in questo caso, non si può stabilire se si tratti di persone che lavorano già in strutture sanitarie pubbliche o in strutture private. Certo è, invece, che stanno entrando in migliaia e migliaia di case per fare tamponi alle persone. Non lo fanno come dipendenti dell’Asl, nè come dipendenti di strutture private convenzionate, farmacie comprese.

Di conseguenza, lo fanno in maniera illegale. Ma chi glieli dà i tamponi a questi infermieri? E, di rimbalzo, una parafarmacia, una sanitaria, dove prendono a loro volta i tamponi e, come abbiamo visto nel caso di Alife, vengono praticati, non si sa a quale titolo? Li prendono dalle farmacie e da laboratori di analisi conniventi.

Entrano nelle case, si fanno pagare e molte volte verificano la positività ma poi fanno registrare, restituendo il tampone alla struttura complice, con la quale spartiscono il bottino, un attestato di negatività. Sta succedendo. Per cui, se i Nas “si fanno già un giro” per Caserta città ma soprattutto per Aversa e per alcuni comuni dell’agroaversano, ne trovano a bizzeffe.

Questo accade ora nel momento in cui le varianti attivate dal virus hanno sviluppato una cifra di contagiosità senza precedenti. Per cui, sono decine e decine di migliaia i casertani, soprattutto le persone più sole, più indifese, che non sanno letteralmente a che santo votarsi, diventando facili prede di queste pratiche illegali, insicure e che provocano l’ulteriore danno di una cattiva contabilizzazione epidemiologica dei casi di positività in provincia di Caserta che, probabilmente, sono di più di quelli ufficializzati dall’Asl. 

A chi sa di aver realizzato un prelievo con tampone con una procedura del tutto illegale, il registrare, infatti, una negatività al virus crea molti meno problemi di una registrazione di positività che impone protocolli rischiosi e che possono portare anche a smascherare la pratica illegale attraverso cui il tampone è stato realizzato. Ciò capita grazie alla connivenza di farmacie e laboratori che in questa maniera decuplicano i loro incassi, come se non gli bastassero già tutti i soldi che stanno guadagnando nelle ultime settimane.

Ma non finisce qui, visto e considerato che nelle nostre farmacie, non in tutte, per carità, ma in molte, si stanno vendendo a 10 euro alla volta i test salivari. Ma siccome l’Italia, a differenza della Germania e della Gran Bretagna, non ha ancora stabilito una modalità attraverso cui il cittadino singolo si assuma la responsabilità di auto certificare la propria negatività o la propria positività riscontrata nel proprio domicilio, attraverso un test rapido o un test salivare, comunicandolo all’Asl, si può ben capire che questi tamponi salivari servono solo ad alimentare ulteriormente l’enorme fucina di quattrini, visto e considerato che una eventuale negatività o positività, non potranno mai essere oggetto di un processo sanitario e amministrativo seri, fluidi, che portino ad una catalogazione e ad una registrazione ufficiale del dato.

Insomma, il solito schifo alla casertana e all’aversana.