Le clamorose confessioni dell’Avv.-camorrista che inguaia un cancelliere del Tribunale e anche il cappellano del carcere

12 Giugno 2018 - 19:19

PORTICO DI CASERTA – Sono dichiarazioni gravi quelle rese  ai magistrati della DDA e, raccolte in un verbale depositato nel processo contro il clan Bifone, da Giuseppe Stabile, per diverso tempo difensore dei maggiori boss della temuta famiglia camorristica di origine cutoliana dei Bifone.
Le potrete leggere rapidamente in un numero di pagine tutto sommato accettabile che pubblichiamo in un link in calce. Vi diciamo solamente che Stabile, condannato ad 11 anni e 3 mesi di carcere per associazione a delinquere di stampo camorristico, accusa un cancelliere del Tribunale di Napoli, racconta delle confidenze fattegli dal boss Bifone sulla presunta disponibilità della V sezione della Corte d’Appello a favorire addirittura la scarcerazione del citato boss e, infine, anche il cappellano del carcere di Rebibbia, il quale, in cambio di danaro e generi alimentari avrebbe portato fuori i messaggi, cosa che Stabile fece abitualmente.
Al riguardo racconta di quando portò fuori due pizzini minacciosi attraverso cui Antonio Bifone da metteva in riga Antonio Di Vilio e Gerardo Petronzi, due esponenti del suo gruppo.

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