LE FOTO SCANDALO. Peggio di ospedale ucraino di guerra: pazienti infartuati ammassati sulle barelle nell’Utic. Ennesima vergogna al Civile di CASERTA

27 Febbraio 2022 - 19:17

Sono scatti risalenti alla giornata di ieri, sabato, ma oggi la situazione è finanche peggiorata. E agli infermieri attribuiti che si rivolgono al primario…

 

CASERTA (g.g.) – Non gliene frega a nessuno dei malati e dei pazienti. E sapete perché? Perché il pesce puzza dalla testa.

Da una testa formata, a sua volta, da dieci, cento, mille teste.

Il discorso vale oggi per il direttore generale dell’ospedale civile di Caserta Gaetano Gubitosa e alla stessa maniera per cui valeva con i suoi predecessori, eccettuata la mosca bianca Mario Ferrante, la classica eccezione che conferma la regola. Vale per Gubitosa come vale per Il suo omologo all’Asl Caserta, Ferdinando

Russo. Persone, che, con tutto il rispetto, definire manager è autentico sacrilegio. Ma, comunque, ingranaggi di un sistema stabilizzato che dovrebbe fare della preparazione, della competenza, della conoscenza del senso della propria missione.

I malati, dicevamo, fattori irrilevanti, anzi fastidiosi per re, reucci, viceré e ras assortiti della politica meridionale, campana e casertana, che, essendo a loro volta somari, non potrebbero mai sopportare una interlocuzione consistente con chi metterebbe la qualità dei servizi sopra alle necessità clientelari, vero nodo cruciale delle esistenze di chi li nomina.

Ma se ci sono questi direttori nella sanità meridionale, campana e casertana, se nel Sud, in Campania e un provincia di Caserta ci sono questi politici è perché rappresentano la faccia speculare di un popolo finanche più somaro di loro.

Mettiamo che queste fotografie ritraenti l’assurda condizione in cui versa oggi pomeriggio, domenica, l’Unita di terapia intensiva coronarica del Civile di Caserta, fossero uscire, non su Casertace, ma in un giornale di Reggio Emilia, di Bologna, di Varese, di Padova, di Bolzano o di Val Aosta. Qualche testa sarebbe saltata o, quanto meno, le Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Val d’Aosta avrebbero spedito in loco i propri ispettori, con la possibilità che anche il ministero fosse coinvolto da qualche esposto presentato da tribunali del diritto dei malati o da altri associazioni di tutela che in quelle regioni sono realmente attive e spesso determinanti, mentre qui da noi sono letteralmente affogate nella ricotta del particolare.

A Caserta, invece e come sempre, non accadrà nulla.

L’Utic può ospitare otto pazienti. E non stiamo parlando di una reparto qualsiasi.

Ad esempio, lì ci sono gli infartuati, c’è gente in pericolo di vita, assistiti da macchinari elettronici sofisticati. Le distanze, la tranquillità sono elementi cruciali, irrinunciabili.

E invece, a stasera ci sono 15 pazienti ricoverati, cioè il doppio del massimo numero previsto.

In sette sono assistiti in barelle scomode, dure che fanno densità in zona corridoio e si ammassano a pochi centimetri di distanza dai letti e dalle barelle di altri pazienti.

Il primario? E che ne parliamo a fare. Di fronte alle giuste rimostranze del personale del Comparto, cioè degli infermieri, che hanno paura e che vivono con autentica tensione le ore dei loro turni, la solita alzata di spalle di chi non sente dentro di sé l’orgoglio della propria missione che dovrebbe condurlo a battere i pugni sulle scrivanie dei direttori.

Agli infermieri è stato detto che quando il numero dei pazienti ricoverati è inferiore a otto, uno di loro dovrà lasciare il reparto e dovrà andare a rafforzarne un altro.

Oggi, con 15 pazienti, nessun infermiere è arrivato all’Utic per sostenere il lavoro aggiuntivo. E questo la dice lunga sul grado di considerazione che i direttori e i primari hanno nei confronti del personale di Comparto, vera carne da macello al pari dei pazienti.

Ma il popolo, come si diceva, è somaro e dunque questo si merita, perché i politici li elegge proprio il popolo e dai politici salta fuori questa sanità peggiore finanche degli ospedali di guerra, attrezzati in questi giorni nella terra martire di Ucraina.