L’ospedale di CASERTA rischia di spendere centinaia di euro davanti al giudice di pace per recuperarne solo 25

24 Marzo 2022 - 18:52

Addirittura sono stati nominati ben due legali per difendere il Sant’Anna e san Sebastiano per ricorso contro la cartella di pagamento emessa nei confronti di un cittadino. Il punto è che non riusciamo bene a capire la motivazione dietro alla decisione presa dal direttore Affari Legali Chiara Di Biase e approvata dal direttore generale Gubitosa

CASERTA – Parrebbe una decisione particolare quella presa dall’ospedale di Caserta che ha deciso di richiedere il pagamento di una cartella esattoriale relativa all’anno 2018, non corrisposta al Sant’Anna e San Sebastiano, dal valore di 25 euro. Questa la notifica di pagamento che si è vista arrivare a casa il signor S.M., che non avrebbe pagato la cifra ben 4 anni fa. L’uomo ha fatto ricorso ritenendo, quindi, ingiusta la pretesa del pagamento.

Quello che sorprende maggiormente invece è che l’ospedale guidato dal direttore generale Gaetano Gubitosa abbia deciso di resistere in giudizio e difendere la struttura da questo ricorso, ricordiamo, per il pagamento della somma di €25.

La direttrice dell’unità Affari Legali, l’avvocato Chiara Di Biase, ha proposto di resistere al ricorso e ha nominato se stessa e anche un altro legale interno dell’ospedale casertano, Antimo D’Alessandro, per la difesa e la rappresentanza nel giudizio promosso da questo presunto mancato pagatore davanti al giudice di pace di Caserta.

Se condivisibile è l’idea di far pagare tutti e far pagare il giusto, sembra particolare, quantomeno, che per la somma di 25 euro si decida di finire davanti a un giudice di pace, con i costi processuali previsti per un procedimento del genere. Ma non solo, la struttura sanitaria del capoluogo ha addirittura deciso di mettere su questa pratica ben due avvocati, circostanza che, ad esempio, non avviene in casi ben più complessi, ad esempio quelli legati al risarcimento danni per decessi avvenuti all’interno del Sant’Anna e San Sebastiano, casi in cui a nominare gli avvocati ci pensa la compagnia assicurativa dell’ospedale e che tendenzialmente nomina sempre un solo legale. Forse anche perché, in quel caso, i soldi ce li mette in privato.

È possibile immaginare che questa decisione sia stata presa dalla responsabile dell’ufficio Affari Legali perché basata su una questione di principio, un punto etico da tenere fermo. Questo avviene, però, in un’azienda ospedaliera che ha perso molte volte la bussola, ha avuto dei cali di attenzione abbastanza rilevanti su questo piano, in considerazione delle continue criticità che emergono dal Sant’Anna e San Sebastiano e che spesso restano inevase. Detto in altre parole, va bene proseguire nella questione di principio rispetto a chi non avrebbe pagato una cartella anche di euro 25, ma non bisogna dimenticare il contesto, gli errori compiuti sul piano gestionale, perché, uno degli ultimi esempi raccontati da CasertaCe, se lasci che i pazienti tecnicamente ricoverati in Terapia Intensiva in mezzo ai corridoi

, dell’etica del lavoro hai perso un po’ la bussola e una cartella da 25 euro è davvero l’ultimo dei problemi. Una disamina sulla gestione che in casi del genere porta ad una critica anche sul lato comportamentale, sulle decisioni, sul modo in cui vengono classificate le priorità della governance Gubitosa.

Poi, se la questione si basa su un punto di diritto, quindi sulla necessità di non creare un precedente, c’è da dire che i costi dietro al recupero di questi dannati 25 euro sembrano veramente troppo alti rispetto alle seppur buone intenzioni.

L’ultima cosa che abbiamo cercato di capire in queste ore è se nel regolamento per la funzione dell’ufficio Affari Legali del Sant’Anna e San Sebastiano, approvato con la delibera 162 del 25 febbraio 2019, sia segnalata la possibilità di un compenso specifico ulteriore per circostanze del genere a favore dei legali nominati. L’articolo 3, infatti,  prevede che i compensi professionali siano corrisposti agli avvocati dipendenti dell’ospedale in ragione dell’esito favorevole dei giudizi patrocinati o di pronuncia definitoria della controversia. Un compenso che per il 20% viene poi riversato all’ospedale, e di tale parte poi il 10% al personale del comparto non iscritto all’albo legale degli avvocati.

La domanda, quindi, sorge spontanea: ciò appena letto significa che nel momento in cui il giudice dovesse decidere l’attribuzione delle spese, l’auto-nominata nel procedimento, la direttrice Affari Legali Chiara di Biase, e l’avvocato Antimo D’Alessandro andrebbero a guadagnare rispetto a questa procedura per il recupero di 25 euro? Il caso è abbastanza particolare, come avete visto, però, onestamente, ci sembra che questo sarebbe un comportamento sbagliato, cioè procedere a spron battuto su una causa del genere e poi riceverne anche un compenso in considerazione del fatto che la stessa persona che riceverebbe l’eventuale somma, parliamo dell’avvocato Di Biase, è lo stesso direttore dell’ufficio che spinge affinché questi 25 euro possano essere recuperati.

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