GUARDA IL VIDEO con EDITORIALE. Cofano aperto, tunz tunz a palla, distrutte le orecchie dei residenti di via Vico e Piazza Correra. Le libertà non concorrenti se ci fosse almeno un vigile urbano in strada

6 Giugno 2022 - 11:51

 

Primo fine settimana di giugno e soliti problemi. Il povero Gennaro Leone, il ragazzo di San Marco Evangelista accoltellato e ucciso, non è neppure uno sbiadito ricordo e come CasertaCe aveva largamente previsto, si è tornati punto e daccapo ma sarebbe un errore utilizzare il cervello per una riflessione finalizzata ad affermare che i ragazzi del tunz tunz sono giovani degenerati e i poveri cittadini vittime solo di una insensatezza generazionale. In realtà, a Caserta, di insensato c’è solo il modo con cui questa città viene disamministrata, con la soddisfazione, però della popolazione indigena, che se ha confermato questo sindaco e i suoi amministratori, vuol dire che ne sposa cultura, mentalità e soprattutto le concezioni sui principi e sui valori della cittadinanza e del bene comune

 

 

CASERTA (Gianluigi Guarino) Cofano dell’auto  aperto e tunz  tunz a palla. Ormai l’espressione onomatopeica  si può tranquillamente sdoganare, com’è successo per alcune che hanno fatto la storia dei fumetti e che sono divenute parte della lingua parlata.

Decibel alle stelle e residenti di via Giovan Battista Vico e di Piazza Correra definitivamente consapevoli che il Covid, ci sta o non ci sta non va più di moda, e consapevoli pure che l’estate è arrivata  con ampio anticipo così come succede da quando tra i governatori del mondo c’è anche l’effetto serra. Arrivederci e grazie, il  dormire è diventato un privilegio.

Tra le altre cose quelli che abitano in queste strade di Caserta, aree nodali che collegano Corso Trieste a quell’autentico casino a cielo aperto e in servizio permanente ed effettivo che chiamano Via Roma, sono anche abituati alla movida, trattandosi di una delle strade clou dell’intrattenimento notturno dei giovani. Strada rotta ad ogni esperienza, che un po’ di tempo fa si sentì molto Harlem quando Gennaro Leone,  giovanissimo di San Marco Evangelista, vi fu accoltellato e ucciso proprio nelle ore dedicate al divertimento che spesso che poi, a dirla tutta,  dalle nostre parti, sono quasi tutte le 24 della  giornata.

Il video che pubblichiamo è stato girato da un balcone alle 23,45 ieri sera. Cioè, ancora dentro all’orario possibile, legale, per l’erogazione musicale da parte dei locali e anche da parte di chi si mette in proprio con i apparecchi di proprietà, che una volta si sarebbero definiti ad alta fedeltà.

Il problema è costituito, però, dai decibel. Una volta ci è capitato sottomano una norma o un regolamento derivato da una legge, in cui erano sanciti dei limiti ben precisi in fatto di misura dell’emissione acustica.

Lungi da noi, ora, precipitare nel trombonismo e nel luogo comune, tra l’altro non privo di  qualche ragione che associa la scienza antropologica, cioè la mitica questione dell’evoluzione della specie, alla scienza del tunz tunz. Per questa scuola di pensiero, decisamente retograda e reazionaria, i consumatori di tunz tunz sono sicuramente, ineluttabilmente, anche consumatori di altre cose e lungo  la strada della perdizione del, midivertocolcoltelloneipantaloni, quelli del tunz tunz sarebbero  molto più avanti rispetto a quelli dell’Ave Maria, ai cosiddetti bravi ragazzi.

In effetti, il problema, a nostro avviso, non è certo quello del tunz tunz in quanto tale. Infatti nella musica, sparata ad alto volume, c’è sicuramente tanta monnezza, ma vi abitano anche autentici giganti dell’arte del 900, visto che tutti i grandi del cosiddetto hard rock e di tutte le sue derivate, metal o non metal, finanche house o non house risiedono a pieno titolo e con pieno merito nella galleria degli artisti con la A maiuscola, della cultura del ventesimo secolo. Ciò, per tutta una serie di motivazioni molto dense, su cui naturalmente non ci soffermiamo ma sulle quali, magari, potremo anche aprire, quando avremo un po’ di tempo, un confronto e un’analisi.

L’hard rock e tutti i suoi derivati, quelli del 900, quelli rinnovati di questo secolo non li puoi certo ascoltare con la filodiffusione. Il tunz tunz è doveroso. Se ti piace comprendi un certo tipo di musica, la devi ascoltare con quella roba lì che tra le altre cose costa anche un botto. Da questo punto di vista, noi siamo tifosi del tunz tunz, perché per rimanere alle icone dei tempi che sono stati anche quelli del sottoscritto, non è che i Led Zeppelin o Van Halen, AC/DC, per citare i nomi più conosciuti, ma ce ne sarebbero tanti altri, tu li puoi ascoltare in sottofondo. E questo vale anche per i fenomeni della generazione attuale  a partire da quelli più commerciali, cioè  dagli ormai straripanti Maneskin, fino alle  cose più ricercate e di nicchia.

Contenti gli appassionati del tun tunz di fronte  a questo nostro riconoscimento culturale, e più specificatamente, filosofico? Al tunz tunz, invece, si fa un grande torto nel momento in cui tu, giovanotto semianalfabeta e ignorante, (che assumi queste caratteristiche non certo perché sei giovane, visto che  l’ignoranza e il semianalfabetismo non fanno prigionieri e attraversano le sorti di tutte le generazioni), dicevamo, tu giovanotto apri il cofano della tua auto e lo fai stando  in mezzo ai palazzi, cioè in una zona densamente popolata. Nel momento in cui lo fai così come lo fanno questi ragazzi immortalati nel video, tu finisci per imporre con violenza  il tuo modo di vedere la vita, che seppur semianalfabeta e ignorante, hai il diritto di veder difesi, così come noi li difendiamo, così come va difesa qualsiasi libertà. Un’ iniezione coercitiva di illiberalismo, quindi , di negazione della libertà altrui che tu giovane troglodita, imponi a persone che magari non stanno li a pensare che il tunz tunz abbia una radice culturale, che intorno al tunz tunz si organizzano raduni, frequentatissimi da 50enni attempatelli e attempatelle e  che non fanno invidia ai motoraduni delle Harley.

Insomma, alla signora che vuole andare a dormire, non è che le spieghi la storia dei poeti maledetti, da cui discende molta parte delle varie espressioni del rock, e quella si mette sul balcone e fa partire un applauso, avendo capito che quel tunz tunz sarebbe in realtà l’espressione di un cenacolo di autentica cultura. La società é qualcosa di complesso e l’ordinamento, gestito dalla politica, dovrebbe svolgere attraverso le leggi, le norme, le regole, la funzione di mettere insieme le ragioni del tunz tunz e quelle della signora che vuol dormire, la quale sarà anche una matusa, una rompicoglioni al cospetto delle vispe adrenaline giovanili, ma non per questo le si può negare la titolarità ad essere una parte, magari rompicoglioni, magari passatista, magari noiosa, ma comunque espressione di un umano sentire, della comunità dei cittadini. In teoria, a questo servirebbero, cioè a trovare un punto di incrocio tra le varie rivendicazioni di libertà quei regolamenti che stabiliscono limiti d’orario per le emissioni acustiche, ma anche limiti di intensità delle frequenze delle stesse. Questi ragazzotti ritengono, invece, che le loro ragioni, la loro voglia di divertirsi, che per noi può essere un’espressione di idiozia, per altri  per altri può essere, ugualmente a buona ragione, un’espressione di libertà, rappresenti il punto centrale, esclusivo, uno stato di fatto di piena e ingiustificata conquista di ogni spazio della libertà altrui, nel momento in cui si va ad usufruire di un bene pubblico quale può essere le strada di una città. E invece, cari ragazzi, non funziona così.

Avete visto, amici lettori di CasertaCe? Vi siete accorti che stiamo parlando dei ragazzotti del cofano aperto, dei ragazzi del tunz tunz, delle insonni signore incazzate e non abbiamo speso una sola parola, una sola citazione per quella che, al contrario,  dovrebbe essere la componente più importante di questa storia. A Caserta, in Via Vico o in un qualsiasi altra strada in cui si consuma il divertimento serale e notturno del fine settimana non succede niente di eccezionale, niente di diverso da quello che succede in una qualsiasi città del mondo. Sapete, invece,  qual é la differenza tra Caserta e Firenze, tra Caserta e Milano, finanche tra Caserta e Napoli? Che queste città sono dotate di un Corpo di Polizia Municipale che sta lì, ogni volta, per cercare di mettere insieme, facendole incontrare, le ragioni dei ragazzi della movida, anche di quelli più vivaci, con quelle  ragioni, ugualmente attinenti alla libertà di ogni individuo, di ogni  residente, dei cittadini i quali, fondatamente o anche non fondatamente, usando la stessa dispettosa cocciutaggine con cui Lucariello Cupiello  ripete al padre, solo per fargli dispetto, che a lui ” il presepe non gli piace” ritengono di essere infastiditi dalla musica troppo alta.

Tutto qui. Caserta non è un caso patologico, speciale, almeno da questo punto di vista. Patologico e speciale è il modo con cui la si disamministra, come dimostrano i tanti far west che la connotano, tornati ad essere pieno regime, per quel che riguarda il comparto movida, divertimento e intrattenimento, dopo i pianti di coccodrillo, le ipocrisie e i buoni propositi, tutti puntualmente traditi, enunciati, con CasertaCe che ne rideva e li  spernacchiava senza limitazione, all’indomani della morte del povero Gennaro Leone.