CONCORSO ASL CASERTA. Fatti fuori quasi tutti i candidati dalla selezione come dirigente biologo. Ma per i giudici devono tornare in corsa
16 Agosto 2022 - 12:26

CASERTA – È stata una lunga storia, complessa, con l’intervento di ben due corte amministrative, il Tar della Campania e il consiglio di Stato.
Ma alla fine dodici esclusi dal concorso come dirigente biologo di Patologia Clinica bandito dall’Asl di Caserta nell’estate del 2019 sono riusciti ad averla vinta.
Proviamo a spiegare cosa è successo. Nel luglio 2019, l’Azienda sanitaria locale di Caserta ha indetto un concorso pubblico per la copertura a tempo indeterminato del personale dirigente, tra cui anche quello di biologo di patologia clinica.
Tra i requisiti presenti nel bando c’era l’obbligo di essere in possesso di almeno tre anni di contratto, anche non continuativi, tra il 2010 e il 2017, presso l’ASL di Caserta o per altri enti del Servizio sanitario nazionale.
A presentarsi a questo concorso sono
Una parte di questo gruppo, in dodici, hanno ritenuto la decisione dell’ASL sbagliata, facendo ricorso al TAR perché pronti a dimostrare che, tra assegni di ricerca, dottorati e attività simili, il loro lavoro presso l’ASL di Caserta era evidente, chiaro e documentato. La decisione dell’ente sanitaria casertano era ritenuta illogica dagli esclusi perché, in buona sostanza, se viene messo in piedi un concorso per stabilizzare soggetti precari, poi a questi stessi soggetti che hanno lavorato per te, per l’ASL, per tanti anni, non puoi farli fuori.
E i giudici del tribunale regionale amministrativo gli hanno dato ragione, chiedendo all’ASL di Caserta di rimetterli in graduatoria.
Ma l’azienda, il tempo guidata da Ferdinando Russo, aveva deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato contro questa sentenza. Nelle scorse settimane, poi, è arrivata la decisione dei giudici di Palazzo Spada.
La terza sezione del Consiglio di Stato ha confermato la prima sentenza del Tar, riaprendo quindi le porte del concorso da dirigente Biologo di patologia clinica ai dodici esclusi.
In uno dei passaggi finale della sentenza, il Consiglio di Stato specifica come il provvedimento dirigenziale “avrebbe dovuto esplicitare per ciascun candidato le ragioni per cui i singoli rapporti di lavoro non potevano entrare nella definizione di lavoro flessibile“. Non basta dire che non è ritenuto lavoro flessibile il contratto tra il candidato e l’ASL, ma va anche motivata la decisione, spiega la Corte.
E infatti i giudici segnalano come l’amministrazione, cioè l’ASL, deve “ricostruire più adeguatamente le situazioni concrete, verificandone i requisiti necessari” per procedere nel concorso.
Per questo motivo, l’ASL di Caserta non ho potuto far altro che prendere atto di questa sentenza e rimettere in corsa gli appellanti.