ORDINE DEGLI AVVOCATI. Incredibile ma vero: nonostante il nome autorevole di alta garanzia di Rosina Casertano il gruppo di maggioranza ha impedito che un rappresentante di S. Maria C.V entrasse nel Consiglio Nazionale Forense

6 Gennaio 2023 - 09:15

La ricostruzione dei fatti accaduti dell’avvocato Mario Palmirani del gruppo “Avvocatura libera”

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) Cercare di attribuire un senso logico alle iniziative assunte dall’ordine degli avvocati di Santa Maria Capua Vetere, è semplicemente inutile. Per qualche anno ci abbiamo anche provato, ma puntualmente siamo sempre giunti alla stessa conclusione: l’ordine e i suoi organismi vengono gestiti come un centro di potere e nulla più. Ci rendiamo perfettamente conto della serietà e della consistenza di questa nostra affermazione, che non può essere buttata lì, a cuor leggero, mentre può essere a pieno titolo l’amara deduzione, la sconsolata conclusione a cui si giunge dopo aver scritto decine, decine e ancora decine di articoli sulle faide, sulle guerre guerreggiate e/o sotterranee, che hanno segnato, negli ultimi anni, le fasi elettive durante le quali le ragioni della credibilità, della reputazione, in parole povere di quella che si definisce “la faccia”, non sono state solo sottese, ma hanno rappresentato le illustri sconosciute nel corso di scontri così cruenti da poter essere compresi solo e solamente nel momento in cui chi li ha attivati e combattuti lo ha fatto dimostrando che quei veri e propri match di pugilato, parossisticamente vissuti, mettevano in palio tante cose molto, troppo concrete, materiali, la possibilità di gestire potere reale, spesso e volentieri anche potere economico come ha largamente dimostrato la vicenda specifica della Scuola di Formazione.

Ritenuto, dunque, di aver rimesso in circolo, nella premessa di questo articolo, ancora una volta con la coerenza di argomentazioni dimostrate, quella che da tempo è una nostra convinzione possiamo ora tranquillamente, serenamente ascrivere, associare, collegare un ‘altra brutta pagina, scritta alcuni giorni fa dall’ordine degli avvocati di Santa Maria Capua Vetere, alla particolare attitudine or ora descritta, e a tutte quelle pulsioni che piegano il proprio impegno all’interno degli organismi elettive, a ragioni che nulla hanno a che vedere con il bene, con gli interessi collettivamente concepiti dell’avvocatura sammaritana.

Come altro può infatti essere descritta la scelta della maggioranza, che oggi regge le sorti dell’ordine, di rinunciare letteralmente a che un avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere accedesse nell’autorevole board del Consiglio Nazionale Forense?

Ma perché è successo questo? Difficile, per l’appunto, comprenderlo utilizzando le categorie cognitive della logica e della tensione umana e professionale che comunque mette sempre al centro la causa del bene comune. L’elezione si è tenuta sabato scorso, 30 dicembre, nella sede dell’ordine degli avvocati.

Santa Maria Capua Vetere completava in pratica una serie di speculari appuntamenti elettorali celebrati nei giorni precedenti al 30 dicembre, presso le altre sedi appartenenti al distretto giudiziario della Corte di Appello di Napoli. Due, precisamente un uomo e una donna, i componenti da eleggere quali rappresentanti nell’appena citato distretto.

Il fatto che quello di Santa Maria abbia votato per ultimo e il fatto che il voto per questi due rappresentanti sviluppava ile sue risultanze con metodo ponderato, dunque dando più peso aritmetico agli ordini con un numero maggiore di iscritti, offriva su un piatto d’argento alle toghe sammaritane, il cui consesso è inferiore per numero di iscritti solo a quello di Napoli, di eleggere facilmente un proprio rappresentante all’interno del massimo organo nazionale dell’avvocatura.

Santa Maria Capua Vetere, seconda per iscritti solo a Napoli, dato che il Consiglio dell’ordine, collegato al Tribunale di Aversa-Napoli Nord, i cui iscritti sono più numerosi di quelli di Santa Maria Capua Vetere, non ha partecipato alle votazioni in quanto commissariato.

Insomma, un’occasione irripetibile, anche perché, essendo, come detto, quella di Santa Maria l’ultima votazione in ordine cronologico, veniva data la possibilità di conoscere, almeno in via ufficiosa, gli esiti di tutte le altre. Bisognava, dunque, solamente mettersi d’accordo. La maggioranza essendo tale avrebbe potuto mettere in campo un nome suo cercando di trovare un’intesa con la minoranza. Siccome il componente al maschile era già risultato eletto a Napoli, se Santa Maria avesse proceduto in maniera intelligente avrebbe potuto eleggere il componente al femminile. L’iniziativa l’ha presa la minoranza che ha proposto un nome realmente super partes che non ha mai partecipato nè, tantomeno, parteggiato per una o più delle tante fazioni, in occasione dei tempestosissimi rinnovi del Consiglio dell’Ordine locale: Rosina Casertano è infatti, un notissimo avvocato cassazionista di Caserta, Cavaliere della Repubblica, per anni delegata del Consiglio dell’ordine di Santa Maria nell’unione regionale dei fori e membro di commissione agli esami per avvocato.

In poche parole, un profilo di assoluta garanzia che avrebbe potuto tranquillamente essere il rappresentante di tutto l’ordine sammaritano prim’ancora che del distretto giudiziario della Corte di Appello di Napoli. Una personalità sicuramente in grado di dare visibilità e di garantire disponibilità all’avvocatura locale, per portare a Roma le tante stanze legate a problemi ormai atavici e largamente irrisolti dell’avvocatura sammaritana.

Niente da fare. E così, mentre il rappresentante al maschile è venuto fuori dal concorso corale delle sezioni ordinistiche territoriali degli ordini di Napoli, di Nola e di Benevento, quello al femminile è stato eletto, in pratica, con i voti degli ordini di Avellino e di Torre Annunziata. Questi ha riportato un numero di consensi che avrebbe potuto essere facilmente battibile anche in considerazione dell’incidenza molto più alta nelle cifre complessive dello spoglio che la ponderazione dei numeri garantiva a Santa Maria Capua Vetere. Il gruppo di maggioranza, denominato “Dignità forense” ha, invece, rispedito al mittente la proposta sul nome autorevole di Rosina Casertano, formulata dalla minoranza. Insomma, le gelosie, il malanimo ha fatto si che l’ordine degli avvocati di Santa Maria Capua Vetere facesse male a se stesso e si privasse al grido “per far dispetto a mia moglie, mi taglio gli zebedei” che un numero di voti molto più basso la rappresentante al femminile del distretto di Napoli all’interno del consiglio nazionale forese, uscisse fuori dalla proposta combinata di Avellino e di Torre Annunziata.

Amareggiata la reazione di Mario Palmirani, del gruppo di minoranza di “Avvocatura libera”: “Sono molto rammaricato – ha affermato il legale di Sessa Aurunca – perchè l’ordine di Santa Maria Capua Vetere ha perso una grande opportunità che difficilmente si presenterà di nuovo in futuro, Dispiace che i colleghi della maggioranza abbiano preferito votare un collega uomo di un altro ordine, rinunciando a convogliare tutti i nostri voti sulla figura femminile, questa sì in grado di sopravanzare ala concorrente di Avellino e Torre Annunziata. Dispiace – aggiunge Palmisani – che la maggioranza non abbia ritenuto che nel nostro glorioso foro non ci fosse un solo avvocato donna in grado di rivestire la carica di componente del Cnf. Un vero peccato, anche perché, non più di un mese fa, dopo le elezioni della collega Manna, quale delegata della cassa forense, proprio il gruppo di maggioranza di “Dignità forense” aveva sottolineato l’importanza di avere una nostra rappresentante in seno alla Cassa. Ora che avevamo addirittura la possibilità storica, ripeto storica, e forse irripetibile, di eleggere un rappresentante dell’antico e prestigioso foro sammaritano nel massimo organismo di rappresentanza nazionale, lo stesso gruppo ha deciso di votare un collega maschio per altro appartenente ad un’altra sezione territoriale del nostro ordine.”

Insomma, acque di nuovo agitate. E di qui ad un mese, gli avvocati di Santa Maria Capua Vetere dovranno tornare alle urne per il rinnovo del Consiglio dell’ordine locale.

“Sono proprio curioso -conclude l’avvocato Palmirani – di capire in che modo il gruppo di Dignità forense chiederà il voto a tante colleghe del foro dopo non aver ritenuto nessuna di loro in grado di ricoprire la carica di componente del Cnf, dimostrando, non c’è che dire, proprio una gran bela considerazione di tutte le nostre colleghe.”