MA DAAAII! Sindaco e tre assessori su cinque con interessi privati sul Puc lo votano lo stesso. E vengono indagati dalla procura

23 Giugno 2023 - 16:48

Abbiamo scritto questo articolo avanzando prima una formale ipotesi sull’ignoranza e sulla dabbenaggine, salvo poi spigarvi nella parte finale perché questi qua sfidano la legge

GRICIGNANO DI AVERSA – Dilettanti allo sbaraglio. Parliamoci chiaro: tutte le procedure preparatorie di un Puc, lunghe e farraginose, come abbiamo illustrato in passato nei minimi dettagli, sono presidiate da amministratori comunali o, nel momento in cui il documento arriva in assemblea cittadina, da consiglieri comunali che hanno interessi diretti o familiari nelle dinamiche di trasformazione o ridefinizione di quelle che ancora oggi si chiamano Zone Omogenee, quali retaggio dei Piani regolatori generali che tutti danno morti da tempo immemorabile ma che, vista la lentezza esasperante – spesso voluta – dei comuni, sono ancora totalmente in vigore in più dell’80% dei centri della provincia di Caserta.

Quando, poi, agli interessi, alla normale tecnica dell’aumm aumm, si affianca l’incompetenza, la dabbenaggine e, diciamocela tutta, l’ignoranza nel senso letterale del termine, capita che un

sindaco e tre assessori finiscano nel registro degli indagati per abuso d’ufficio, reato che, al di là della proposta del ministro Nordio di abolirlo, è incrociato e applicato rarissimamente dalle procure che ne conoscono i limiti e l’evanescenza interpretativa.

Aversa, nel senso della Procura di Napoli Nord, ha spedito i carabinieri, o i vigili urbani o la polizia al comune di Gricignano di Aversa, oppure li ha incaricati di convocare il sindaco Vincenzo Santagata, l’attuale suo vice Giuseppe Diretto. E ancora, Filomena Iuliano e Andrea Barbato, oggi “solo” consiglieri comunali, ma al tempo del voto della delibera del Puc del 2021, entrambi assessori.

Sono stati contattati per acquisire la cosiddetta elezione di domicilio, ovvero la struttura identificativa di un indagato a cui l’autorità giudiziaria ha bisogno di notificare e comunicare gli atti del procedimento e dunque, proprio per questo motivo, ha bisogno di sapere dall’indagato stesso dove spedire i documenti, il nome, il cognome, la sede dello studio professionale ed eventualmente il numero di telefono di un avvocato di fiducia che, in caso di mancata nomina, sarà sostituito da uno di ufficio.

Da quello che emerge finora, il motivo dell’indagine si legherebbe alla partecipazione e al voto erogato dal sindaco e da questi tre assessori al nuovo Piano urbanistico comunale all’interno del quale stazionavano – e stazionano ancora – titoli di proprietà, interessi diretti dei quattro amministratori locali.

Va sottolineato, però, che il problema delle incompatibilità in sede di approvazione dei Puc, questo vale per le delibere di giunta, ma anche per le fasi decisive e finali che coinvolgono il consiglio comunale, può condizionare la tenuta dei numeri delle maggioranze.

Ecco perché chi svolge la funzione di sindaco, assessore, consigliere comunale dovrebbe fare in modo di estraniarsi completamente dai processi di ridefinizione territoriale, tenendo questi distinti e distanti da immobili di proprietà diretta o anche indiretta, di parenti o affini fino al quarto grado.

Perché parliamoci chiaro: se sindaco e tre assessori, che in un comune come Gricignano sono quasi il plenum della giunta, hanno interessi diretti, il Puc resterà paralizzato poiché l’assenza di questi quattro non darà mai la possibilità di raggiungere il numero legale.

Gli altri due componenti della giunta, al tempo in cui votò questa voto il Cup, ovvero l’ex vicesindaco Michela Caiazzo, ora consigliera indipendente, dopo la rottura con la maggioranza Santagata, e Carlo Munno, attuale consigliere comunale, non hanno ricevuto l’elezione di domicilio ed è quindi evidente che non avessero interessi personali o familiari nelle dinamiche del Piano urbanistico.

Più dettagliatamente, il Puc approvato, oggetto di un ricorso di un comitato civico locale presso il Tar Campania, prevederebbe due particelle di proprietà della madre, altre del padre, altre in proprietà comune tra i genitori, moglie e sorella del sindaco Santagata. Per il vicesindaco Diretto, invece, il terreno “della discordia” sarebbe uno di proprietà della sua società Sa.Fi. srl . “L’assessore Filomena luliano è comproprietaria, con il marito, di una particella. L’assessore Andrea Barbato è cugino di primo grado di tre proprietari di lotti”, segnalano nel ricorso dal comitato.

Per carità, il sindaco Santagata può dire ciò che vuole, ciò che gli passa per la tetsa, ma a nostro avviso questa è la classica supercazzola, in quanto la delibera di giunta di approvazione, come del resto tanti altri passaggi del Puc – ne sono 10 e li abbiamo spiegati uno per uno negli articoli su Marcianise – rappresenta un passaggio determinante e sostanziale del procedimento. Visto e considerato che se si chiama “adozione” ci sarà pure un perché e visto e considerato che quando un Puc entra in vigore scattano delle clausole ambientali che portano ad un congelamento degli interventi e delle zone cosiddette bianche, dove non può edificare un benché minimo tubo.

Beninteso, non siamo degli esperti della politica di Gricignano, quindi non ci siamo messi ancora a cercare nel sito del Tar Campania l’eventuale sentenza che sarebbe comunque importante leggere visto che le adozioni di un puc da parte della giunta comunale (organo che, per legge, è autorità procedente) sono più di una e, quindi, non si riesce a capire realmente quale sia il passaggio preciso a cui era giunto il comune di Gricignano dentro alla procedura del Puc.